lunedì, aprile 30, 2007

TRENTADUESIMA GIORNATA: ALTRE PARTITE.

Nàstic-Villarreal 0-3: Forlan 18'; Forlan 77'; Matias Fernandez 92'.
Il Villarreal, esprimendo nel contropiede tutta la sua qualità dalla trequarti in su, affossa le speranze di un Nàstic impotente ma anche sfortunato con la traversa di Rubén Castro nel secondo tempo. Grande Forlan, prosegue il suo ottimo girone di ritorno, splendido assist di Cani sul primo gol. Grande ingresso nel finale di Matias Fernandez, che ispira la doppietta di Forlan e segna poi un gol tutto suo, quasi entrando in porta col pallone.

Racing-Deportivo 0-0
Il Racing fallisce il sorpasso sul Recre, resta fermo per ora in Intertoto. I padroni di casa fanno la partita, ma il Depor si difende bene, limitando il Duo Sacapuntos Zigic-Munitis e rendendosi anzi pericolosissimo in alcune azioni, avviate soprattutto da Arizmendi ed Estoyanoff.

Sevilla-Espanyol 3-1: Puerta 51' (S); Chevanton 53'; Coro 60'; Martì 74'.
Espanyol rimaneggiatissimo con la testa all' Uefa (fuori Tamudo, Luis Garcia e De la Pena, Coro unica punta e Jonatas che si infortuna subito), Sevilla (Juande invece fa riposare Kanouté, acciaccato la sua parte in questo finale di stagione) che non fa tanti complimenti e lo massacra senza pietà. Dal primo minuto assedia l' avversario, accumula occasioni, ma i gol arrivano solo nel secondo tempo, in uno dei quali Chevanton dimostra di essere proprio un bel bricconcello.

Getafe-Real Sociedad 1-0: Alexis 70'.
Con le sconfitte delle concorrenti, resta invariata la situazione della Real Sociedad, ma ora con una giornata in meno da giocare e con il Barça che arriva all' Anoeta. Criticatissimo Lotina per i suoi eccessi di prudenza: gioca più per lo 0-0, nel secondo tempo toglie Herrera, uno dei più vivaci, per inserire il centrocampista Aranburu e, una volta trovatosi in svantaggio, avanza il prestante stopper Ansotegi nell' area avversaria. Alquanto cervellotico, se non altro.
Alexis, in calo evidente nel girone di ritorno (dopo le tante meritate lodi e l' annuncio del suo acquisto da parte del Valencia), si rifà della partitaccia del Camp Nou in Copa del Rey e regala al Getafe tre punti per continuare a sperare in un posto europeo.

Osasuna-Zaragoza 2-2: Juanlu 4' (O); Aimar 11' (Z); Valdo 55' (O); Sergio Garcia 91'.
Il Zaragoza non è ancora una grande squadra, irregolare, incapace di imporre sempre e comunque il suo gioco, ci ha abituato a prestazioni assai deludenti fuori casa, l' ultima la sconfitta col Nàstic. Buon primo tempo, poi l' Osasuna lo mette sotto e il gol in pieno recupero di Sergio Garcia giunge come una beffa inaspettata per i padroni di casa, ancora incapaci di staccarsi in maniera inequivocabile dalla zona retrocessione.

Celta-Mallorca 0-3: Arango 10'; Varela 22'; Maxi Lopez 79'.
Disfatta, già svanito l' effetto Stoichkov. Ora il Celta sarebbe in Segunda, perchè a parita di punti il Levante vanta una miglior differenza reti. Umiliante il primo tempo, col Mallorca che gioca a piacimento nella metacampo avversaria. Col solo Oubina a presidiare il centrocampo (Stoichkov gioca con un 4-4-2 molto offensivo: con due punte, Nenè e Perera, con Nunez, Canobbio e Gustavo Lopez a supporto. Nel primo tempo poi entra anche Bamogo per Nunez), restano troppi giocatori oltre la linea del pallone, e la libertà di movimento per Ibagaza e compagni è massima. Golazos di Arango e Varela, Celta che non punge anche perchè pesa l' assenza di Baiano.
Debole la reazione del Celta nel secondo tempo, Maxi Lopez firma lo 0-3 in contropiede.

I 3 gol più belli:
1) Joaquin (il soave Silva)
2) Matias Fernandez (se li porta a spasso col guinzaglio)
3) Valdo (tecnica e rapidità d' esecuzione)


CLASSIFICA
1 Barcelona 62
2 Sevilla 61
3 Real Madrid 60
4 Valencia 56
5 Zaragoza 54
6 Atlético 51
7 Recreativo 49
8 Racing 48
9 Getafe 46
10 Villarreal 44
11 Deportivo 43
12 Espanyol 42
13 Mallorca 42
14 Osasuna 37
15 Betis 35
16 Athletic 32
17 Levante 30
18 Celta 30
19 R. Sociedad 27
20 Gimnàstic 24


CLASSIFICA CANNONIERI
1 Kanouté 19
2 Diego Milito 19
3 Van Nistelrooy 18
4 Ronaldinho 17
5 Villa 13

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TRENTADUESIMA GIORNATA: Athletic Bilbao-Real Madrid 1-4: Sergio Ramos (R); Van Nistelrooy (R); Van Nistelrooy (R); Guti (R).

Il punto, cari amici, è che quando gli capita l’ occasione, il Real Madrid nove volte su dieci la schiaffa in rete. Questo vizia in partenza ogni discussione sul gioco, ogni considerazione ragionevole sul suo reale spessore. Giunti al termine della stagione la squadra di Capello, pur mantenendo gran parte delle sue carenze, ha acquisito un suo senso compiuto, e dal punto di vista atletico e psicologico è da ritenersi anche avvantaggiata rispetto alle concorrenti Barça e Sevilla in vista di questa volata finale (al prossimo turno c’è Real Madrid-Sevilla).
L’ Athletic parte bene, conducendo le danze con ottimi scambi di posizione fra Iraola, Etxeberria, Javi Martinez e Aduriz, ma se tutte le volte che si introduce nell’ area madridista (e nel primo tempo sono tante) ciabatta indegnamente la conclusione (su tutti due orrori di Iraola e Javi Martinez), allora può avanzare ben poche recriminazioni.
Che dire poi dell’ impresentabile fase difensiva? Lungo, sfilacciato, l’ Athletic costringe Sarriegi ed Amorebieta ad accentuare la loro già naturale goffaggine (Amorebieta è un criminale che andrebbe bandito da tutti i campi per le entrate che fa).
Il Real Madrid, con Beckham che viene al centro a costruire ottimo calcio, entra come una lama nel burro, proponendo fiammate a tratti pregevoli con le combinazioni di prima dei suoi attaccanti (un po’ sullo stile del meraviglioso 1-0 di Van Nistelrooy sabato scorso contro il Valencia).
Proprio come col Valencia, la coppia Beckham-Sergio Ramos si ripete su calcio piazzato: parabola perfetta dell’ inglese, incornata del sivigliano. Il secondo gol è un ottima azione che punisce tutta la passività e la distrazione della difesa bilbaina: scambio Emerson-Cicinho, fuga sul fondo del rientrante terzino destro e cross al bacio per il colpo di testa di Van Nistelrooy, indisturbato nei pressi dell’ area piccola.
L’ oliata macchina da gol olandese si ripete ad inizio secondo tempo, fiondando un destro alle spalle di Aranzubia ponendo un macigno sopra alla partita. Il neo-entrato Higuain potrebbe fare il quarto in contropiede, ma il suo tocco astuto si infrange sul palo.
L’ Athletic gioca il tutto per tutto con le due torri Urzaiz (andava messo già nel primo tempo dopo lo 0-2, arretrando Javi Martinez a centrocampo) e Llorente, il gol di quest’ ultimo riaccende le speranze, che però Guti, in contropiede e con un pallonetto pieno di classe e freddezza, si incarica di spegnere definitivamente.

I MIGLIORI: Con Van Nistelrooy vai sempre sul sicuro, mentre la proverbiale esuberanza atletica di Sergio Ramos, forse il difensore più pericoloso della Liga sulle azioni da calcio piazzato, ha segnato molte tappe importanti di questa travagliata stagione madridista (il gol-vittoria col Valencia, quello che poteva essere ma non è stato al Camp Nou…). Beckham biondo platino e in gran forma, ha deciso la partita col Valencia e stasera ha fornito un primo tempo di ottima qualità, con l’ assist per Sergio Ramos e una costante e positiva partecipazione all’ elaborazione del gioco. Lieto e importantissimo il ritorno sulla scena di Cicinho dal suo gravissimo infortunio, non ha biosgno di preoccuparsi di un tipo modesto come Gabilondo e offre un bello spunto per lo 0-2 di Van Nistelrooy. Speriamo solo che Capello, che in Estate ne aveva chiesto la cessione (brr!!!) non lo faccia ammuffire in panchina…
I PEGGIORI: La difesa in blocco dell’ Athletic è un pianto, Gabilondo inesistente (in quella posizione non servono giocatori così lineari, lo riciclino stabilmente come terzino). Javi Martinez gioca in appoggio ad Aduriz, si muove e si fa trovare, ma è quasi sempre approssimativo nel finalizzare le giocate, così come Iraola.
Male Diarra, mediocri Torres e Robinho (fumoso e improduttivo palla al piede, non aiuta neanche per sogno in fase difensiva, avesse avuto un terzino d’ attacco l’ Athletic avrebbe sfondato sempre da quelle parte).

AZIONI SALIENTI (Marca)
Azioni salienti (Rojadirecta)

Athletic Bilbao (4-2-3-1): Aranzubia 6; Exposito 5,5, Sarriegi 5, Amorebieta 5, Javi Gonzalez 5; Iraola 6 (dal 70’ Llorente 6,5), Murillo 5,5; Etxeberria 6 (dal 51’ Urzaiz 5,5), Javi Martinez 5,5, Gabilondo 4,5 (dal 51’ Yeste 6); Aduriz 5,5.
In panchina: Lafuente, Ustaritz, Luis Prieto, Garmendia.
Real Madrid (4-2-3-1): Casillas 6; Cicinho 6,5, Cannavaro 6, Sergio Ramos 7, Torres 5,5; Diarra 5,5, Emerson 6,5; Beckham 7, Raul 5,5 (dall’ 87’ Reyes s.v.), Robinho 5 (dal 75’ Guti 6,5); Van Nistelrooy 7 (dal 61’ Higuain 6,5).
In panchina: Diego Lopez, Helguera, Pavon, Gago.

Gol: Sergio Ramos 13’ (R); Van Nistelrooy 34’ (R); Van Nistelrooy 49’ (R); Llorente 80’ (A); Guti 83’ (R).
Arbitro: Muñiz Fernández. Ammoniti: Murillo e Urzaiz per l’ Athletic Bilbao; Cannavaro e Beckham per il Real Madrid.

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domenica, aprile 29, 2007

TRENTADUESIMA GIORNATA: Barcelona-Levante 1-0: Eto'o.

Eto’o è un fuoriclasse impagabile non solo perché segna carrettate di gol, ma perché spesso li segna quando più servono, sbloccando il risultato e risolvendo situazioni intricate.
Intricate, intricatissime come poteva diventare questa, perché anche se quello che dico vi parrà un’ assurdità, negli ultimi anni raramente ho visto una squadra mettere così in difficoltà il Barça sul piano tattico, “costringerlo a giocar male” in maniera così raffinata, come ha fatto il Levante nel primo tempo.
Peccato che i valenciani non abbiano la qualità per mettere in fila due passaggi di seguito, impedendo di mettere in pratica la filosofia almeno astrattamente offensiva di Abel Resino, ma anche così il tecnico del Levante la patente di “sacchiano di ferro”, più volte ammessa nelle interviste, la giustifica eccome. Abel, ex portiere storico dell’ Atlético Madrid, ha incrociato la sua traiettoria con quella di Sacchi proprio nel breve e infelice trascorso di Arrigo sulla panchina rojiblanca. Ne è rimasto conquistato, ne è diventato amico e ne ha mutuato in pieno i concetti tattici: squadra corta, intensità e via andando…
Difesa alta e fuorigioco, pressing ultra-aggressivo in ogni zona dove si trovi il pallone, quindi se necessario anche vicino all’ area avversaria, uso costante dei falli tattici (non a caso il Levante è ai vertici nella poco onorevole classifica dei cartellini) per spezzare il ritmo del centrocampo altrui.
La principale, serissima, controindicazione di tale strategia è che se l’ avversario riesce a saltare il primo pressing, la difesa schierata altissima si trova esposta ad ogni tipo di intemperie, e si dà il caso che il Barça possieda sia il centrocampo di maggior qualità a livello mondiale, in grado quindi di far filtrare il pallone anche in spazi ridottissimi, sia Eto’o, una bestia incontenibile quando si aprono gli spazi in profondità.
Fino al gol però il rompicapo levantino impegna eccome gli spaesati blaugrana, che hanno la fortuna di trovare presto il gol decisivo, stroncando così sul nascere l’ ipotesi che possano subentrare ansie come quelle evidenziate due settimane fa col Mallorca. Il secondo tempo, con il Levante necessariamente più impegnato nella ricerca del gol, vede un Barça sicuramente migliore: Deco, Xavi e Iniesta salgono di tono e con lo scambio di posizioni fra Ronaldinho ed Eto’o (il brasiliano viene al centro a fare il rifinitore, Eto’o parte da sinistra per poi scatttare alle spalle della difesa avversaria) le occasioni cominciano a fioccare.
Per il Barça, ora più rapido e diretto nella sua azione, una volta capita l’ antifona è un gioco da ragazzi far saltare con un semplice passaggio filtrante la tattica del fuorigioco rischiosa e ingenua del Levante. Anche Messi comincia ad avere più spazio per le sue azioni palla al piede, ma il 2-0 non si concretizza, con errori sotto porta anche abbastanza grossolani, tipo quello di Messi che quasi da dentro la porta la spara sulla traversa.
Finisce anzi che il brivido, e pure grosso, lo corre il Barça, perché allo scadere Kapo si mangia un gol fatto non accompagnando in rete una sponda aerea di Reggi, che aveva anticipato un’ uscita a farfalle di Valdés.

I MIGLIORI: Eto’o decisivo, nel secondo tempo poi diventa pericolosissimo quando passa a sinistra ed il Levante gli lascia tutti quegli spazi. Fantastici spunti nel secondo tempo di Messi (che avvia anche l’ azione del gol), in uno ne dribbla sei anche se purtroppo è costretto a farlo in orizzontale.
Si danna letteralmente Riga (che da tempo col modulo ad una sola punta è passato a fare l’ esterno destro di centrocampo, a scapito purtroppo di Ettien), sia in ripiegamento, sia assistendo la prima punta. Reggi, quando nel finale Abel può giocarsi solo la carta della palla alta+mischia (non che prima...), rischia di favorire la beffa quando serve l’ assist per il clamoroso tap-in mancato da Kapo.
I PEGGIORI: In quanto unico giocatore di qualità del Levante, Kapo ha grosse responsabilità, ma resta ai margini della partita, confermandosi giocatore discontinuo, e in più sbaglia un gol imperdonabile: forse va troppo in anticipo, e non riesce quindi a impattare il pallone, ma era a porta vuota, diamine! Inesistente Salva, fischiatissimo dal camp Nou per via della sua recente polemica politica col beniamino Oleguer.
Tante altre volte ha salvato il risultato, stavolta Valdés rischia di combinare la frittata con quell’ uscita alta, pezzo non certo fra i migliori del suo repertorio.

AZIONI SALIENTI (Marca)
Azioni salienti (Rojadirecta)

Barcelona (4-3-3): Valdés 5; Zambrotta 6, Thuram 6, Puyol 6, Gio 6 (dal 61’ Oleguer 6); Xavi 6,5, Iniesta 6, Deco 6; Messi 7, Eto’o 7, Ronaldinho 6.
In panchina. Jorquera, Sylvinho, Giuly, Ezquerro, Saviola, Gudjohnsen.
Levante (4-2-3-1): Molina 6,5; Descarga 5,5, Alvaro 5,5, Alexis 6, Rubiales 6; Diego Camacho 6, Berson 6 (dal 72’ N’ Diaye s.v.); Riga 6,5, Tommasi 5,5 (dal 58’ Ettien s.v.), Kapo 5; Salva 5 (dal 76’ Reggi 6,5).
In panchina: Tejera, Dehu, Zé Maria, Courtois.

Gol: Eto’o 27’.
Arbitro: Clos Gomez. Ammoniti: Alvaro, Alexis, Rubiales e Berson per il Levante; Zambrotta e Deco per il Barça.

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TRENTADUESIMA GIORNATA: Valencia-Recreativo Huelva 2-0: Joaquin; Joaquin.

Il problema maggiore per il Valencia è sempre quello di sbloccare il risultato: una volta che ci riesce, il resto viene da sé.
Per circa un’ ora è stata una partita molto bloccata, merito dell’ organizzazione difensiva del Recre. Molta corta la squadra di Marcelino, abbassa le sue linee togliendo al Valencia lo spazio per attaccare in profondità con Villa e Angulo e costringendolo così ad elaborare l’ azione a centrocampo, proprio ciò che la squadra di Quique, pure molto più manovriera rispetto al solito, (raggiungerà il Valencia percentuali di possesso-palla piuttosto alte e insolite) non ama fare (non è neanche disponibile Morientes come eventuale torre per semplificare e rendere più diretta l’ azione d’ attacco).
Gli ospiti, per quel poco che entrano in contatto col pallone, attaccano solo ed esclusivamente con 4 giocatori, vale a dire i due esterni di centrocampo, con Cazorla sempre pronto a tagliare verso il centro, e i mobilissimi e superveloci Uche e Sinama, che nelle prime fasi della partita non mancano di far correre uno spavento al Mestalla con una micidiale azione di contropiede, nella quale però Sinama non approfitta fino in fondo dell’ improvvida uscita dell’ insicuro Butelle. Bastano e avanzano questi 4, i terzini non si sovrappongono mai e lasciano intatta la linea di difesa a 4 degli ospiti, che così non lasciano spazi preziosi al celebre contropiede del Valencia. Inoltre sulle fasce i raddoppi scattano puntuali, soprattutto quando Miguel e Joaquin propongono le loro sovrapposizioni.
A parte un inizio vivace e incoraggiante (un’ occasione per Silva al termine di un grande triangolo con Villa e un sinistro fuori di poco di Villa stesso), il Valencia fa fatica a trovare lo spiraglio, almeno fino a quando Villa e Silva non decidono di salire in cattedra e Joaquin non veste gli insoliti panni del finalizzatori. Due gol da manuale: nel primo Villa taglia fino a trovarsi libero sulla fascia destra, aspetta con saggezza l’ inserimento in area di Joaquin, partito da molto lontano e per questo più difficile da seguire per i giocatori del Recre, e lo serve con un tocco chirurgico; nel secondo è la classe pura di Silva a farla da padrona: scambia con Villa, penetra in area e serve con un pallonetto verso il secondo palo l’ inserimento a botta sicurissima (uno di quei palloni che i giocatori vorrebbero sempre trovarsi a calciare) di Joaquin. Due botte e via, questione chiusa, passerella fino al 90’, in puro stile Valencia.

I MIGLIORI: Silva e Villa sono la magia, la creatività di questo Valencia, il 75%-80% degli attacchi di questa squadra lo partoriscono le loro menti e lo mettono in atto i loro piedi dolcissimi, vedere anche i due gol. Joaquin prosegue nel suo eccellente finale di stagione, la fiducia crea altra fiducia e se il nostro amico sta pure bene fisicamente (aspetto importantissimo per il suo gioco, deve poter bruciare l’ avversario sulllo scatto, vedi anche l’azione del gol di Morientes al Bernabeu), tutti sono più contenti, il Mestalla per primo che gli tributa un’ ovazione alla sua uscita. Grande partita di Albiol, attentissimo anche contro le due pantere che si è trovato di fronte: non ha abboccato ai controlli a seguire di Uche ed ha anche fatto valere la sua velocità nei recuperi sia col nigeriano che con Sinama Pongolle. Sempre attentissimo nel misurare la distanza e il tempo degli interventi.
I PEGGIORI: Poco incisivo Cazorla, piuttosto atteso dopo la sua prova eccellente domenica scorsa col Racing. Debole e anche un po’ confusionaria la prova di Sinama Pongolle, che sciupa anche due buoni contropiedi nel primo tempo. Va detto che sia per lui che per Uche è stato difficile, perché il Recre non è stato propositivo come nelle sue migliori serate, e li ha un po’ abbandonati. Blando César Arzo.
Male Angulo, acquistare un terzo attaccante di livello sarà una delle priorità per il Valencia dell’ anno prossimo.

AZIONI SALIENTI Marca
Azioni Salienti Rojadirecta

Valencia (4-4-2): Butelle 5,5; Miguel 6, Albiol 7 (70'), Ayala 6,5, Moretti 6; Joaquín 7 (90'), Albelda 6,5, Marchena 6,5, Silva 7,5; Angulo 5 (80') Villa 7,5.
In panchina: Cañizares, Curro, Viana s.v. (70'), Pallardó, J. López s.v. (90'), Del Horno,Gavilán s.v. (80').
Recreativo (4-4-2): Vallejo 6; Merino 5,5, P. Amo 6, Arzo 5, D. Bautista 5,5; Juanma 5,5 (71') Vázquez 6, Barber s.v. (35'), Cazorla 5,5 (77'); Sinama 5, Uche 5,5.
In panchina: Laquait, Bouzón, Rosu s.v. (77'), J. Guerrero, Poli, Aitor 5,5 (35'), Cheli s.v.(71').

Goles: 1-0 (59'): Joaquín culmina un gran pase de David Villa; 2-0 (63'): Joaquín remata un centro de Silva.
Árbitro: Delgado Ferreiro, del Colegio Vasco. Amonestó a Albiol (14'), López Vallejo (30'), Juanma (54'), Dani Bautista (57'), Albelda (69'), Silva (69') y Hugo Viana (85').
Incidencias: Mestalla. Unos 39.000 espectadores. Terreno en perfectas condiciones.

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TRENTADUESIMA GIORNATA: Atlético Madrid-Betis 0-0

Innanzitutto, complimenti al mio stomaco che, giunti alla trentaduesima giornata, è riuscito bene o male a resistere ad un’ altra partita ancora dell’ Atlético. Caccia al quarto posto? Speranze di Champions? Ma fatemi il piacere…
Aguirre, tanto per cambiare, ha emergenze di formazione, dovute agli infortuni e alle squalifiche dell’ Anoeta, che lo costringono a schierare Antonio Lopez esterno di centrocampo e Jurado centrale di centrocampo accanto a Costinha. Almeno torna il lunghissimodegente Petrov (e in rampa di ri-lancio è quasi pronto anche Maxi Rodriguez), ma per compensare Torres si fa male alla caviglia ed è costretto nel corso del secondo tempo a lasciare il posto al canterano Rufino. Ed anche Leo Franco deve lasciare il campo anzitempo.
A parte la fiammata in avvio, che è il solito fuoco di paglia, i padroni di casa danno la consueta sensazione d’ impotenza, di quelle che si può andare avanti così anche giocando tre giorni di fila. Problema di sempre: il possesso-palla è monopolizzato, ma è quantità senza qualità, qualcosa di estremamente scontato.
Il Betis, che non è andato certo al Vicente Calderon per giocare a calcio (del resto da quando è arrivato, il Machote Fernandez non ha mai preteso tanto sforzo), dedicandosi a sparacchiare palloni indigeribili verso l’ isolato Robert, intasa la zona centrale della sua trequarti (con Assunçao ridotto a fare l’ interdittore puro e semplice, a tratti quasi a uomo su Jurado), rendendola impraticabile per un Atlético che ha il solito gravissimo problema di comunicazione fra il centrocampo e l’ attacco.
La transizione del pallone verso gli esterni poi è macchinosissima, con tanti giocatori che portano troppo palla, dando tutto il tempo al Betis di organizzare la sua fase difensiva e riducendo in ultima istanza lo sforzo offensivo dell’ Atlético a una serie di innocui spioventi dalla trequarti, facilissime prede dei centrali andalusi.
E ci sarebbe scappata pure la super-beffa, se solo gli azzeccati cambi di Fernandez (dentro Sobis e Odonkor, rientrati dai rispettivi infortuni), intesi a dare maggior vivacità all’ azione di rimessa, avessero trovato adeguato riscontro anche in fase conclusiva. Sobis sfodera un gran doppio passo, ma il suo tagliente sinistro incrociato va di poco a lato, mentre Odonkor si impappina nel controllo e perde un’ azione d’ oro. Anche Petrov, inseritosi a sorpresa su un lancio dalle retrovie, avrebbe la sua occasionissima, ma lo 0-0 è sicuramente il risultato più giusto.

I MIGLIORI: Sobis è un cambio efficace: dà un’ iniezione di tecnica e rapidità, e sfiora il gol. Fernando e Galletti, da un parte e dall’ altra, si danno da fare. Discreto anche l’ ingresso di Petrov. Vi basta?
I PEGGIORI: Jurado, in una posizione più arretrata, più regista che trequartista, inizia benino, poi cala progressivamente fino a scomparire del tutto nel secondo tempo. Partitaccia.
Aguero fatica tremendamente a trovare gli spazi e le zone del campo dove poter incidere (poco tempo fa, in un intervista in Argentina aveva detto di trovarsi un po’ a disagio nell’ Atlético, essendo costretto troppo spesso ad agire spalle alla porta). E’ un giocatore che deve maturare ancora parecchio sia dal punto di vista tattico che della personalità e della continuità.
Robert ha un’ occasione ghiottissima nel primo tempo, smarcato da Fernando, ma ci mette un’ ora a caricare il tiro, dando il tempo di recuperare a Pernia.

AZIONI SALIENTI (Marca)
Azioni salienti Rojadirecta

Atlético(4-4-2): L. Franco 6 (46'); Seitaridis 6, Pablo 6, Zé Castro 5,5, Pernía 6 (55'); Galletti 6,5, Costinha 5,5, Jurado 5,5, A. López 5,5, Agüero 5,5 F. Torres 6 (64').
In panchina: Pichu s.v. (46'), Perea, Marqués, Pollo Petrov 6,5 (55'), Batres, Rufino 6 (64').
Betis (5-4-1): Doblas 6; Miguel Ángel 6, Melli 6, Juanito 6, Nano 6, Isidoro 6; Capi 6, Assunçao 6, Rivera 5,5 (59'), Fernando 6,5 (80'); Robert 5,5 (65').
In panchina: Casto, Ilic, Caffa, Vogel 6 (65'), Vega, Odonkor 5,5 (80'), Sobis 6,5 (59').

Árbitro: Rodríguez Santiago, del Colegio Castellano Leonés. Amonestó a Jurado (24'), Nano (51') y Seitaridis (78').
Incidencias: Vicente Calderón. 40.000 espectadores. Ambiente festivo en las gradas del estadio rojiblanco por la celebración del Día de las Peñas. Más de 10.000 peñistas de toda España inundaron los aledaños del estadio durante todo el día, aunque luego en la grada faltaron muchos abonados por el puente festivo y la lluvia caída instantes antes del partido.

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venerdì, aprile 27, 2007

La Real Sociedad è condannata a sperare.

Il buonsenso, gli infimi valori tecnici e la tendenza di tutto un campionato avrebbero dovuto scongiurare chiaramente tale ipotesi, ma quella stessa Real Sociedad che, con i successi su Betis ed Atlético Madrid, solo alla trentunesima giornata è riuscita ad ottenere il “filotto” di due vittorie consecutive (sesta in totale in questa Liga, record negativo condiviso con Nàstic e Levante), si trova ora a 27 punti, -3 da Celta e Levante al terzultimo posto e a –5 dall’ Athletic Bilbao. Mancano sette giornate, e ancora andranno affrontati Barça e Valencia, ma già il fatto di essere arrivati a questo punto è da considerarsi un miracolo.

Seppure in notevole ritardo, si può anche dire che il serio Lotina sia riuscito a dare un’ identità perlomeno rispettabile alla Real. In mancanza di ogni altra cosa, la strategia si riduce, diciamolo chiaro a tondo, alla mera sopravvivenza: 4-2-3-1/4-4-2 con un doble pivote composto da Garitano, che definirei un nullo-campista, e Juanito, un difensore centrale di ruolo, tutti dietro a lottare su ogni pallone come se fosse l’ ultimo, chè al resto ci pensa Savio nostro.
Eh già, bel tipo il Bortolini Pimentel: a 33 anni tornare in tutta fretta dal suo Brasile per fare il salvatore della patria di una squadra senza capo né coda è proprio un lavoraccio ingrato, ma il brasiliano, talento sin troppo ostacolato dagli infortuni nel corso dellla sua carriera, sta compiendo in pieno il suo dovere, e pure divertendosi (certo che fa pensare: l’ anno scorso servì Mark Gonzalez per salvare capra e cavoli, quest’ anno si prova con Savio. Ma azzeccare una volta tanto la campagna acquisti già in Estate non sarebbe meglio?).
Con Xabi Prieto incapace di uscire dalla sua condizione di giocoliere puramente ornamentale, rimane lui l’ unica scintilla di futbol di questa misera Real, spesso letteralmente incapace di far transitare palloni puliti dalla metacampo all’ attacco. Non ha più lo scatto micidiale sul breve e il dribbling secco vicino alla linea di fondo, ma la calamita che ha al posto del piede sinistro offre sempre un’ ancora di salvezza ai mediocri centrocampisti txuri-urdin, che sanno bene come affidarla a Savio serva nella peggiore delle ipotesi a conservare il possesso del pallone (anche se a volte il brasiliano la tiene troppo e si perde in inutili giri su se stesso in ancor più inutili zone del campo), e nella migliore a sfondare sulla trequarti dopo essere sgusciato come un’ anguilla fra nugoli di avversari.
La qualità che non invecchia mai di Savio è servita se non altro a far sentire meno solo là davanti Darko Kovacevic, che può essere l’ altro elemento-chiave in un’ eventuale salvezza realista. Leggi lo score del serbo e trovi “gol: 2” (e i massimi cannonieri della Real sono Aranburu, Diaz de Cerio e Xabi Prieto con, udite udite, 3 gol: da dati come questo capisci un bel po’ di cose), strabuzzi gli occhi, gli punti contro il dito, ma la verità è che per lui è stato un autentico supplizio giocare in questa squadra, unica punta costretta a pregare ogni divinità possibile ed immaginabile pur di avere almeno un pallone decente a partita.
Probabile, anzi certo, che per Kovacevic gli anni migliori siano passati, ma non è certo questa l’ unica differenza rispetto alla Liga 2002-2003, è che in quell’ occasione aveva accanto a sé Nihat nonché Karpin, De Pedro, Aranzabal e un grande Lopez Rekarte a rifornirlo dalla fasce e Xabi Alonso a tirare le fila del gioco a centrocampo…
Del resto l’ abbiamo visto anche sabato scorso con l’ Atlético, basta un cross come si deve (guardacaso di Savio) e Darko non si fa certo pregare. Straordinaria non solo per il gol l’ ultima partita di Kovacevic, che ha praticamente giocato tutto il match da centrocampista aggiunto (lasciando di fatto il solo Diaz de Cerio come punta), con un aiuto costante ai compagni in fase di non possesso.

Zero gol subiti nelle ultime due partite ma, sottolineato il discreto lavoro di filtro del centrocampo (e qualche ottimo intervento di Claudio Bravo, giusto profitattore dell’ inadeguatezza di Riesgo), non si possono certo dare i meriti a una difesa parsa tutt’ altro che sicura, specialmente nella sua coppia centrale Ansotegi-Victor Lopez, specialista nel regalare incertezza in ogni suo intervento.
Lisci, malintesi, disimpegni approssimativi, rinvii sbilenchi: dei due è sicuramente il 24enne canterano Ion Ansotegi il più calamitoso, tanto che lo si potrebbe definire il “Titus Bramble basco” per i riflessi da bradipo e la goffaggine negli interventi che tanta tenerezza ci fanno provare nei confronti del centrale del Newcastle.
Victor Lopez, argentino arrivato a gennaio dall’ Arsenal Sarandi, ha le sue belle sbavature, ma tende alla lunga a dimostrare una maggior risolutezza e tempestività negli interventi rispetto al compagno. In ogni caso, mi pare strano che in tale scenario non trovi posto Mikel Gonzalez, altro canterano che almeno nelle occasioni in cui ho avuto modo di vederlo mi è parso il più sobrio dei centrali della Real, anche più del modesto Labaka.
A destra è ormai titolare in pianta stabile Gerardo, ed era facile prevederlo trattandosi del classico soldatino, dinamico, duttile e anche tecnicamente sufficiente, che conquista il cuore di ogni allenatore. Garrido percorre invece l’ altra fascia: onestamente se a suo tempo qualcuno può aver pensato a questi come a un talento particolarmente promettente si è sbagliato di grosso: è uno specialista della fascia sinistra, e di questi tempi è già molto, è regolare nella sua azione, appoggia la manovra, ma non va oltre il compitino. Il grande pregiudicato è finito col diventare Lopez Rekarte, pessima la sua stagione, a lungo impiegato sull’ odiata fascia sinistra, vera e propria ombra di quello che qualche stagione fa risultava essere il miglior terzino destro spagnolo.
A centrocampo, è salito in cattedra il citato duo “Encefalogramma Piatto” Garitano-Jauregi. Uno dei sintomi del recente impoverimento tecnico e spettacolare della Liga è proprio la tendenza sempre maggiore degli allenatori a schierare a centrocampo coppie composte da meri interdittori. Però non staremo certo qui a rimproverare Lotina, le cui idee difensiviste conosciamo benissimo ma che comunque si trova ad allenare una squadra che mira anzitutto alla sopravvivenza e che in ogni caso ha a sua disposizione una scelta assai ristretta, i problemi vengono quando ai piani alti si è costretti a vedere Emerson-Diarra o Albelda-Albiol…
Comunque, i due interdittori di Lotina se la sbrigano, meglio Juanito che ha una punta in più di visione di gioco e di piede rispetto all’ oscuro, criptico ed ermetico Garitano (onestamente mi trovo spesso a chiedermi quale sia la sua reale funzione). Restano ai margini il mediocre Mikel Alonso, il giovane Elustondo, paragonato a Xabi Alonso senza averne finora la benchè minima prova, e Diego Rivas, una delle delusioni più cocenti, l’ acquisto più oneroso (3 milioni di euro) dell’ estate del rovinoso Bakero, e anche questo è un dato indicativo su quella che è la realtà più recente della Real Sociedad.
Meno spiegabile però che in queste ultime partite resti in panchina uno dei pochi giocatori decenti, l’ ottimo Aranburu, dinamismo e qualità. Quello che era inizialmente un mediano negli ultimi anni è diventato sempre di più un centrocampista offensivo, sulle fasce o in appoggio a un’ unica punta, soluzione adottata più per sopperire a certe carenze qualitative che per una reale predisposizione del giocatore, che a mio avviso dovrebbe restare uno che porta palla a centrocampo, si inserisce di tanto in tanto e stop, di certo non un trequartista.
Comunque Aranburu ha trovato più spesso spazio nellla linea di trequartisti del 4-2-3-1 più che nel doble pivote, e il fatto che Lotina abbia deciso negli ultimi tempi di passare alla formula a due punte ha tolto inevitabilmente spazio a questo giocatore ormai “troppo vivace” per fare il centrocampista puro.
Dalle fasce viene tutta la creatività: il deus ex-machina Savio a sinistra, Xabi Prieto a destra. Quest’ ultimo, come ho anche anticipato ad inizio articolo, è un giocatore che non smetterò mai di fustigare per l’ indolenza e per il poco che esprime in rapporto a quanto lascia intuire di possedere. Chissà, forse è solo un’ illusione: non va via mai, dico mai, in velocità all’ avversario, l’ unica cosa che sa fare è tenere palla, giochicchiare attirando gli avversari su di sé per poi restituire palla al compagno smarcato: troppo poco per un giocatore di fascia, forse provarlo con più convinzione nel ruolo di trequartista centrale, dove dovrebbe avere un passo e dei tempi di gioco più adatti, potrebbe rivelarsi la sua salvezza, almeno spero.
Al momento Lotina dispone di pochissime alternative per la trequarti: lo sloveno Stevanovic, uno dei tanti flop pescati sul mercato internazionale dalla Real (che in questo ha il fiuto di un segugio cocainomane), è infortunato; idem per Jesuli, per il quale comunque non è per niente riuscita quell’ operazione-rilancio nella quale speravo ardentemente e per Gari Uranga, da tempo e fino a fine stagione ai box, grave perdita perché uno dei pochi giocatori dotati di uno spunto considerevole in velocità). Novo invece, ovunque lo schieri fornisce ben poco.
In attacco abbiamo detto di Kovacevic, all’ occorrenza riciclato in questo ruolo più arretrato (tiene su palla e si inserisce in seconda battuta in area di rigore), per il quel Lotina ha scelto infine come partner Diaz de Cerio, mandato più avanti rispetto al serbo, a battagliare in prima linea e a cercare di infastidire con movimenti in profondità le difese avversarie. Il canterano ha come pregi la combattività e la vivacità, a fronte invece di una certa precipitazione e confusione in alcune occasioni. Comunque, un attaccante con margini di miglioramento, una buona rapidità e un buon fiuto, oltre che ottimi ruolini nella sua trafila nelle giovanili.
Tralasciato l’ infortunato cronico Skoubo (ormai un mistero, e dire che aveva cominciato in maniera interessante l’ anno scorso), l’ altra opzione rimane l’ argentino German Herrera, acquisto invernale, spesso sciupone ma utile anche a partita in corso con la sua mobilità e velocità.

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Notte magica al Montjuic.

La Partita Perfetta, magistrale, da sogno... c'è l' imbarazzo della scelta su come definire il 3-0 con cui l' Espanyol liquida nientepopodimenochè il Werder Brema, mettendo una seria ipoteca su una finale di Uefa che sarebbe tutta spagnola, resta da vedere il nome dell' eventuale altra finalista, visto che contemporaneamente all' impresa perica l' Osasuna batteva 1-0 (gran gol di testa di Soldado) al Reyno de Navarra un fiacco Sevilla.
Lo confesso: adoro Ernesto Valverde. Già ho apprezzato il suo Athletic Bilbao, ora mi inchino di fronte all' intelligenza e all' armonia con cui il suo Espanyol si muove sul rettangolo verde. In Spagna lo definirebbero pedazo de entrenador, io mi limito ad invocare una chance per lui sulla panchina di una grande squadra.
I padroni di casa hanno praticamente cancellato tutti i punti di forza del Werder e, al tempo stesso, hanno infierito senza pietà sulle arcinote debolezze difensive dei tedeschi.
Disposti in maniera impeccabile in fase di non possesso, col solo Tamudo davanti e Pandiani che si abbassava all' altezza di De la Pena andando a comporre, col contemporaneo spostamento davanti alla difesa di Moisés Hurtado, una sorta di 4-1-4-1. Nessuno sbocco nè sulle fasce (fenomenale lavoro in ripiegamento di Riera e Rufete), nè in zona centrale, linee di passaggio tutte ostruite, solo qualche azione individuale di Diego come extrema ratio.
Una cosa che mi piace tantissimo del gioco di Valverde poi è come schiera la linea difensiva: mai troppo bassa e quindi pericolosamente vicina al portiere, bensì sempre vicina al centrocampo, aggressiva e sempre pronta all' anticipo sugli attaccanti avversari, quasi sempre costretti a prendere palla spalle alla porta.
Il risultato è che il Werder impegna pochissimo Iraizoz, comunque ancora una volta eccezionale su una conclusione da fuori in pieno recupero che poteva fruttare un 3-1 dal sapore ben diverso.
Espanyol tanto compatto e organizzato in fase di non possesso quanto letale, geometrico ed armonico nel suo contropiede manovrato.
I primi due gol arrivano su azione di calcio d' angolo, prima Moisés Hurtado su cross dalla destra di Rufete, poi ad inizio secondo tempo Pandiani, sempre più bomber di Uefa con 11 gol, smorza appena con un perfetto inserimento sul primo palo un gran corner dalla sinistra di De la Pena, mandando a vuoto l' intervento di Wiese.
Wiese che pochi minuti più tardi segnerà il prosieguo della partita con la sua espulsione (fallaccio su Tamudo lanciato a rete su un ribaltamento improvviso innescato da De la Pena), che vanifica le speranze di rimonta dei suoi e mette la strada in discesa per l' Espanyol.
Nella mezzora finale i catalani possono abbassare il ritmo e rinforzare il centrocampo, aggiungendo Ito al centrocampo e sostituendo De la Pena con Jonatas. A parte un diagonale di Rufete sventato da Reinke, l' Espanyol sembra preferire evitare il gol del Werder più che cercare il terzo, ma Tamudo, Riera e Coro, non sono d' accordo, dato che con un' azione di spettacolare linearità, conclusa proprio da Coro, infliggono il colpo di grazia ai malcapitati tedeschi.
Se Moisés Hurtado ha assicurato equilibri fondamentali alla fase difensiva, De la Pena è l' altra faccia di questo Espanyol perfetto con e senza palla. Grande burattinaio del centrocampo, sicuramente meno controllato dal Werder rispetto a quanto fatto dall' Espanyol con Diego, il suo è un calcio visionario alla portata di pochi altri e Montjuic gli ha reso la meritata ovazione al momento della sua uscita.


3 - Espanyol (4-4-1-1): Iraizoz 7; Lacruz 6,5, Torrejón 7, Jarque 7, David García 7; Rufete 7(Corominas 6,5, min.83), Moisés Hurtado 7, De la Peña 7,5 (Jonatas 6,5 min.78), Riera 7; Pandiani 7 (Ito 6, min.72); Tamudo 7.
0 - Werder Bremen (4-3-1-2): Wiese 5,5; Fritz 5,5, Pasanen 5, Naldo 5,5, Owomeyela 5,5; Frings 6, Baumann 5 (Vranjes s.v., min.77), Jensen 5 (Reinke, min.58); Diego 6,5; Hunt 5,5, Klose 4 (Almeida, min.73).

Gol: 1-0: Moisés Hurtado (min.19); 2-0: Pandiani (min.50); 3-0: Coro (min.87)
Árbitro: Tom Henning Ovrebo (Noruega).
Amonestó a los locales Moisés Hurtado (min.24), Pandiani (min.67) y a los visitantes Baumann (min.36) y Fritz (min.94). Expulsó con roja directa a Wiese (min.58).
Incidencias: Partido correspondiente a la ida de las semifinales de la Copa de la UEFA, disputado en el estadio olímpico Lluís Companys ante 40.250 aficionados.

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domenica, aprile 22, 2007

Avviso.

Sospendo gli aggiornamenti del blog. Sinceramente non ho molta voglia di scrivere: seza voglia, mi manca ispirazione, senza ispirazione, perderei solo del tempo. Può darsi che tornerò a scrivere durante la settimana per la Uefa, ma non vi prometto nulla. Rimango comunque a disposizione per le vostre domande e i vostri commenti.

Grazie, Valentino.

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venerdì, aprile 20, 2007

Sevilla-Barça, copione rispettato.

Per gli appassionati di calcio spagnolo sarà la miglior chiusura possibile della stagione: lo 0-3 rifilato ieri al Riazor dal Sevilla al Deportivo, unito al "Messianico" 5-2 del Barça al Getafe, permette infatti di considerare pressochè ininfluenti le gare di ritorno di queste semifinali di Copa del Rey.
Al 99% quindi, il prossimo 23 Giugno vedremo una finale Barça-Sevilla: in gara secca il mio favorito è il Sevilla, sia per le difficoltà ripetutamente evidenziate in questa stagione dal Barça negli scontri diretti contro le altre grandi (quelle che non solo neutralizzano il suo gioco, ma possiedono anche le armi per fare male una volta entrate in possesso del pallone), sia perchè ritengo il Sevilla la miglior squadra spagnola di questa stagione. Prima di soffermarmi sull' ovvio gap tecnico che separa il Barça da quasi tutte le squadre di questo pianeta, preferirei sottolineare il termine "squadra", e le virtù ad esso connesse: il Sevilla in questa stagione ha mostrato maggiore brillantezza atletica, maggior equilibrio fra fase difensiva ed offensiva, più fame, carattere ed entusiasmo rispetto al Barça.

La partita di ieri è stata un massacro, sin dal primo secondo. Merito della risaputa capacità del Sevilla di focalizzarsi sin da subito sull' obiettivo. Fischio d' inizio e subito si punta la porta di Munua, si costringe il Depor nella sua area con due-tre calci d' angolo minacciosissimi, e infine si passa con una bella azione sull' asse Martì-Kerzhakov (sempre più convincente)-Kanouté.
Alla mentalità da grandissima squadra degli ospiti non è evidentemente corrisposta un' adeguata concentrazione nella fase difensiva del Depor. C'è ben poco dell' intensità tipica di Caparros nella squadra di casa, e il calcio verticale e vertiginoso del Sevilla crea autentici sconquassi nella distratta difesa alta del Depor.
l primo gol nasce come detto da un pallonetto filtrante facile facile di Martì, con Kerzhakov che assiste Kanouté, mentre nel secondo il Sevilla trasforma un calcio d' angolo a favore degli avversari nel più micidiale dei contropiedi, con Alves che si fa tutto il campo palla al piede e serve nel corridoio un Jesus Navas molto freddo nell' evitare l' uscita di Munua e depositare il pallone in fondo al sacco.
Non c'è storia, e il Sevilla dispone come vuole dell' avversario, Jesus e Dani danzano sulla destra mentre Poulsen e Martì hanno il totale controllo della situazione in mezzo al campo.
Se domenica col Valencia avevamo visto la versione più offensiva con Maresca e Renato, ieri abbiamo visto all' opposto la coppia di centrali di centrocampo più difensiva, con Poulsen e Martì. Decisamente più convincente quest' ultima, di sostanza molto maggiore e con un giocatore che può rivelarsi molto importante in questo finale di stagione, ovvero Pep Martì.
Protagonista in coppia con Maresca la passata stagione, quest' anno è stato inizialmente oscurato, proprio come Enzo, dal grande inizio di stagione della coppia Poulsen-Renato. Ma Juande Ramos non lo ha certo dimenticato, consapevole di avere fra le mani un jolly preziosissimo, utile tanto in una posizione davanti alla difesa quanto giocando da mezzala con un raggio d' azione più ampio o addirittura da esterno sulla fascia destra, tanto a centrocampo quanto in difesa (e ieri nel secondo tempo, con l' uscita di Adriano, è passato a a fare l' esterno sinistro di centrocampo). Giocatore umile, di grande rendimento, dinamico, resistente e tatticamente intelligente, ha pure un tocco di palla non dipsrezzabile, tant' è che il suo destro è spesso incaricato di battere punizioni e soprattutto calci d' angolo.
Per quanto riguarda il Depor, va sottolineata per l' ennesima volta la prevedibilità del suo calcio piatto e monotono. Se non va in vantaggio per prima diventa preda della sua pochezza, e in questo senso vanno sottolineate anche le scelte poco azzeccate di Caparros, che hanno contribuito a incamminare la partita su questo sentiero.
Nessuno discute la sua filosofia difensivista, nè la sua legittima preoccupazione nei confronti del gioco sulle fasce del Sevilla, ma preoccupandosi solo di quest' aspetto ha finito col privarsi sua sponte di ogni possibilità di reazione a partita in corso.
Infatti una volta fallito miseramente il suo piano difensivo (difesa da destra a sinistra Coloccini-Andrade-Juanma-Capdevila, con Barragan avanzato nella posizione di esterno destro di centrocampo), le mancate convocazioni, per scelta tecnica, di Riki, Estoyanoff, Verdù e Iago, praticamente tutto l' arsenale di fantasia ed imprevedibilità dell' attuale Depor, hanno cominciato immediatamente a gridare vendetta. Gli ingressi di De Guzman, Sergio e Taborda, per quanto questi ci abbiano messo tutta la loro volontà (e Taborda anche un gran bel cabezazo, sventato da un ancor più bell' intervento in tuffo da parte di Cobeno), hanno fatto appena il solletico al Sevilla.
Assai probabile che l' avventura di Caparros in Galizia sia giunta al capolinea. Un' avventura difficile, a cavallo fra la fine del ciclo del SuperDepor e l' avvio di una nuova politica necessariamente meno ambiziosa.
I risultati sono stati perfettamente in linea, sia l' anno scorso che quest' anno, con quelle che erano le reali potenzialità della squadra, ma il tecnico non ha mai mostrato una grande sintonia con le scelte societarie, e gli stessi tifosi ora mostrano disappunto nei suoi confronti, sia per le scelte sconcertanti di cui si parlava sopra, sia per certe dichiarazioni poco opportune di Caparros i giorni prima del match, nelle quali il tecnico di Utrera, gran tifoso del Sevilla, aveva dichiarato di essere pronto ad andare a sostenere la sua squadra (sua del cuore, non di professione) nel caso si fosse qualificata per la finale. Manifestazioni genuine, sicuramente, ma di certo non digerite al meglio da tutti i tifosi del Deportivo.
Le uniche note positive per il Depor sono venute dalla vivacità di Adrian: grande velocità, uno stile di gioco diretto e sempre ambizioso, senza paura di rishiare la grande giocata (ieri ha provato a lanciarsi sulla linea di fondo con un bel colpo di tacco, neutralizzato però dal raddoppio di un difensore sivigliano). Attendiamo con ansia di verificarne appieno le potenzialità nell' Europeo Under 19 della prossima estate: chissà che non ne venga fuori un nuovo Fernando Torres, magari col piede raddrizzato.

Azioni salienti
Azioni salienti-Rojadirecta

0-1: Kanouté (11')
0-2: Jesus Navas (14')
0-3: Luis Fabiano, rig. (93')

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giovedì, aprile 19, 2007

Ventuno anni dopo...Dio torna a farci visita.


22 Giugno 1986, Stadio Azteca; 18 Aprile 2007, Camp Nou. Il contesto è ben diverso, quello un quarto di finale di un Mondiale, questa una semplice semifinale di Coppa del Re, Guiza non è Lineker e Casquero non è John Barnes, ma Leo Messi, lui sì, somiglia non poco a Diego Armando Maradona.
All’ altezza del cerchio di centrocampo, defilato sulla fascia destra, Paredes lo aggredisce, tac!, saltato, Nacho stringe in raddoppio, Leo l’ ha già visto con la coda dell’ occhio e lo manda a vuoto con un tunnel, liberandosi così per la sua amata progressione palla al piede. Il Camp Nou comincia a trattenere il fiato, ma giunto al limite dell’ area lo attendono ancora i due centrali del Getafe, Alexis e Belenguer. Il primo viene scartato secco, il secondo tenta la chiusura in scivolata, ma niente da fare, Leo va troppo veloce e proprio nessuno stasera può permettersi di rovinare la tela dell’ artista.
Fra il gol e Messi rimane ora solo il portiere Luis Garcia, e la cosa più bella è che in questa fase finale del suo capolavoro il nostro eroe non deve più agire d’ istinto, ha finalmente del tempo per pensare alla migliore soluzione, quasi ingaggiando un un duello psicologico col portiere avversario. "Dunque", avrà pensato Leo, "potrei pure infilzarlo con un piattone, ma così il gol diventerebbe troppo banale, e del resto Diego già se l' era dribblato Shilton, se non lo faccio anch' io, chissà cosa mi diranno".
E allora, vada per il dribbling, col quale Messi accetta di farci correre un altro brivido, visto che se la porta sul destro, soluzione per lui insicura anche a porta vuota, e da posizione defilata rischia pure di perdere l’ equilibrio (chissà magari è un’ altra citazione, il gol di Miki Laudrup nell’ Intercontinentale ’85)… niente paura però, il miracolo si compie, ed Eto’o e Gudjohnsen possono pure mettersi le mani nei capelli e fare la faccia stranita, la gente accorsa al Camp Nou può pure sventolare i fazzoletti bianchi, non in segno di protesta, ma come tributo al Nuovo Re del Calcio Mondiale. Il più bel remake della storia del calcio, non c’è che dire.
Da quest’ evento in poi, la partita e gli spettatori che ad essa assistono (non credo di essere stato l’ unico a provare questa sensazione) vengono avvolti in uno strano incantesimo: ci si dimentica del signor-gol dell’ 1-0 di Xavi, importa poco l’ ottimo primo tempo del Barça (finalmente i terzini che spingono con costanza), importa poco che una squadra di solito difensivamente ineccepibile come il Getafe commetta ogni genere di pasticcio (Alexis, mamma mia che oscenità di partita!), importa poco addirittura che lo stesso Messi segni un altro gol di grande classe e cattiveria, importa poco il rilassamento del Barça all’ inizio del secondo tempo, che permette al Getafe di segnare due gol in pochi minuti portandosi sul momentaneo 3-2.
Insomma, pochi a distanza di anni si ricorderanno del risultato della partita di stasera (per la cronaca, 5-2 per il Barça: gol di Xavi, Messi doppietta, Guiza e Nacho per il Getafe, Gudjohnsen e infine Eto’o): del resto, nel calcio le cose importanti sono ben altre…
FOTO: Marca.com

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lunedì, aprile 16, 2007

TRENTESIMA GIORNATA: ALTRE PARTITE.

Celta-Deportivo 1-0: Baiano 62'.

Nàstic-Zaragoza 1-0: Portillo 81'.

Getafe-Villarreal 3-0: Casquero 81'; Verpakovskis 64'; Pachon 81'.

Osasuna-Recreativo 1-1: Sinama Pongolle 52' (R); Cruchaga 55' (O).

Atlético Madrid-Levante 1-0: Torres 62'.

Athletic Bilbao-Espanyol 2-1: Jonatas 3' (E); Urzaiz 63' (A); Urzaiz 78' (A).


I 3 gol più belli:
1) Villa
2) Torres
3) Casquero


CLASSIFICA
1 Barcelona 59
2 Sevilla 55
3 Real Madrid 54
4 Valencia 53
5 Zaragoza 50
6 Atlético 50
7 Racing 47
8 Recreativo 46
9 Getafe 42
10 Espanyol 41
11 Deportivo 39
12 Villarreal 38
13 Osasuna 36
14 Mallorca 36
15 Betis 33
16 Athletic 32
17 Celta 30
18 Levante 29
19 R. Sociedad 24
20 Gimnàstic 24


CLASSIFICA CANNONIERI
1 Diego Milito 19
2 Kanouté 19
3 Ronaldinho 17
4 Van Nistelrooy 15
5 Villa 13

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TRENTESIMA GIORNATA: Valencia-Sevilla 2-0: David Villa; David Villa, rig..

Il Valencia ha David Villa, tutto qui. Non contano le sensazioni, non contano le impressioni, non conta l’ “inerzia” della partita: conta il dato brutale del pallone che inesorabile rotola in fondo al sacco.
Il Sevilla sembra trovarsi molto più comodo in campo, a differenza del Valencia non disdegna affatto di fare la partita, ma al 26’, alla prima azione seria dei padroni di casa (che novità!) Villa si inventa l’ 1-0, trovando una sponda preziosissima nell’ assist di Marchena ed eludendo l’ uscita di Cobeño con un delizioso pallonetto mancino. Ancora e sempre il Guaje monopolizza la scena nell’ occasione del 2-0: il fallo (di Hinkel, chiara occasione da gol ed espulsione) se lo procura lui, trovando poi il modo di trasformare pure una cosa banale come un calcio di rigore in un’ altra pennellata d’ autore.
Ma in mezzo ai due acuti di Villa, un’ altro episodio si rivela fondamentale, contribuendo a stroncare le velleità di rimonta sivigliane: subito dopo l’ 1-0, Canizares para un calcio di rigore tutt’ altro che facile, una botta a mezz’ altezza ma angolata e molto potente, a Maresca, abbattendo anche una squadra notoriamente impavida (la rimonta in dieci contro il Barça, la follia di Donetsk: pagine già entrate nella storia del calcio) come il Sevilla.
Questi sono gli episodi e gli uomini chiave di una partita bellissima nel primo tempo e inevitabilmente condizionata dall’ inferiorità numerica degli ospiti nella ripresa, quando ormai c’è spazio solo per le sgroppate di Joaquin e i giochi di prestigio di Villa (da delirio un tunnel suola-tacco su Alves).
Juande Ramos aveva scelto di supplire alla pesantissima assenza di Kanouté puntando tutta sulla rapidità e l’ agilità: Jesus Navas in appoggio a Luis Fabiano, Alves come contro il Tottenham avanzato a centrocampo un po’ per non sguarnire troppo la difesa e un po’ per cercare i suoi classici tagli all’ interno, e infine la novità della coppia di centrocampo Maresca-Renato, la più offensiva e tecnica fra tutte quelle possibili. La scelta pare rivelarsi azzeccata nelle prime fasi della partita, col Sevilla che controlla chiaramente il gioco e inquieta il Valencia sia con le rapide combinazioni tra le linee che con gli allunghi di Adriano sulla sinistra, ma dal pallonettino di Villa, dal rigore fallito ma soprattutto dall’ espulsione di Hinkel in poi, la partita ha perso ogni significato.
Il Valencia, timoroso e forse anche un po’ scottato dal post-Chelsea ad inizio partita, ha saputo, come spesso gli capita, sfruttare al massimo pochi episodi favorevoli grazie ai suoi micidiali ribaltamenti di fronte, mettendo la partita sul sentiero a lui più congeniale, addirittura un allenamento il secondo tempo in 11 contro 10. La prossima giornata si va al Bernabeu: le chances di rimonta sono credibili o è soltanto lavoro sporco per il terzo titolo consecutivo del Barça? Onestamente, la seconda.

I MIGLIORI: Di Villa se n’ è parlato già in abbondanza. Forse rientra nei primi 10 giocatori al mondo, comunque va detto che la Villa-dipendenza potrà pure metterlo in maggior luce, ma fa male anche a lui oltre che al Valencia. Lo stress fisico e psicologico per un giocatore che non può mancare nessuna partita, che deve non solo fare gol ma inventare gran parte delle azioni (diciamo che il suo modo di muoversi in campo è tipo quello di Henry, solo che Henry gioca in una squadra molto più offensiva), che deve pure giustificare le crescenti attenzioni del mercato e del pubblico internazionale nei suoi confronti, ha prodotto quest’ anno uno score realizzativo un po’ al di sotto delle aspettative (13 gol), perché è inevitabile che la lucidità e la capacità di concentrarsi sull’ obiettivo del gol non siano potute sempre essere quelle ottimali.
L’ altro uomo-partita è Canizares: ti può sfoderare erroracci come quelli pagati carissimo sui gol di Drogba ed Essien, ma ti può anche andare a prendere palloni come quelli di Drogba e Ballack mercoledì scorso o come quello di Maresca ieri.
Grande stagione quella di Marchena: non ha il peso, il carisma e il mestiere (ricordiamoci che il mestiere di Marchena è quello di difensore centrale) di Albelda, però sfodera una visione di gioco e dei tocchi superiori a quelli del capitano ieri assente. Perfetto il passaggio con cui chiude il triangolo con Villa nel primo gol, addirittura sontuoso un tocco sotto con cui serve sulla corsa Joaquin nel secondo tempo (Joaquin poi fallirà la misura del successivo pallonetto sull’ uscita di Cobeño). Sprazzi importanti da Joaquin, soprattutto nell’ azione del rigore del 2-0, con una di quelle percussioni all’ interno che tanto piacciono all’ ex-Betis. Ormai è pienamente inserito nel Valencia, lo stesso Quique Sanchez Flores ha detto che ci ha messo sei mesi ad adattarsi, perché onestamente questo sistema di gioco, in cui la disciplina e il lavoro di ripiegamento primeggiano su ogni altra considerazione, non è dei più adatti al suo talento tremendamente irregolare.
Buon inizio di Adriano, verticale e superveloce come suo costume, poi come gli altri si affloscia anche lui (poco comprensibile però che, dovendo recuperare, Juande Ramos tolga lui e non David per dare spazio a Puerta).
I PEGGIORI: E’ un’ altra fase di stanca per il Sevilla, e si nota anche dal calo di alcuni dei suoi giocatori più importanti, nonostante il pregio principale di questa squadra resti quello di essere un collettivo perfetto, in cui una pedina può essere sostituita tranquillmente da un’ altra senza che ciò alteri più di tanto i meccanismi.
In attacco sta diventando eccessivamente importante Kanouté (anche al di là delle peculiari qualità e dello spessore del giocatore), mentre le fasce, una delle armi più letali di questa squadra, hanno perso parecchio rispetto ad inizio stagione: si è notato un certo calo (nonostante l’ ottima prova a White Hart Lane) nelle prestazioni di Daniel Alves, mentre Jesus Navas (ieri seconda punta) è da tempo irriconoscibile: difficile vedergli saltare l’ uomo, sin troppo titubante nelle sue iniziative, quando per uno che vive di dribbling è fondamentale scegliere subito un’ opzione e andare dritti con quella senza paura di fallire. Se cominci a pensare a mille cose, alla fine non te ne riesce neanche una (quante volte cambia idea secondo voi il Cristiano Ronaldo di questa stagione?).
Un altro che da tempo ha fermato la macchina è Renato, poco significativo il suo contributo sia in costruzione che in interdizione. Vanno male le cose in difesa: Javi Navarro rimane tagliato fuori in tutte e due le azioni del gol, va a vuoto e non manca, da lord del rettangolo verde qual è, di rifilare una brutta gomitata a Villa. A David, abilissimo difensore, viene un po’ di mal di testa con Joaquin.

AZIONI SALIENTI

Valencia (4-4-2): Cañizares 7; Miguel 6, Albiol 6,5, Ayala 6, Moretti 6; Joaquín 6,5 (81'), Marchena 7, H. Viana 6,5 (83'), D. Silva 5,5 (73'); D. Villa 8, Morientes 6.
In panchina: Butelle, C. Torres, Pallardó s.v. (83'), Angulo s.v. (73'), J. López s.v. (81'), Del Horno, Guerra
Sevilla (4-4-2): Cobeño 6; Hinkel 5, J. Navarro 5, Dragutinovic 6, David 5,5 (73'); D. Alves 6, Maresca 5,5, Renato 5, Adriano 6 (57'); J. Navas 5,5 (73'), L. Fabiano 5,5.
In panchina: Varas, Alfaro, Puerta 5,5 (57'), Kerzakhov, Ocio s.v. (73'), Escudé, Martí s.v. (73')

Goles: 1-0 (26'): Villa define dentro del área a pase de Marchena; 2-0 (49'): Villa, de penalti.
Árbitro: Clos Gómez, Colegio Aragonés. Amonestó a Javi Navarro (45') y Marchena (61'). Expulsó, con tarjeta roja directa, al sevillista Hinkel (61').
Incidencias: Camp de Mestalla. 47.000 espectadores. El Alevín A del club valencianista ofreció a los aficionados de Mestalla su reciente triunfo en el Mundialito del Algarve y el II Trofeo RTVV.

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TRENTESIMA GIORNATA: Barcelona-Mallorca 1-0: autorete Fernando Navarro.

La fortuna, nella sua forma più sfacciata, salva il Barça: siamo già nel finale, quando su una punizione dalla destra di Xavi e sulla susseguente mischia il pallone scivola verso Saviola, che colpisce a botta sicura, trova il palo ma incontra subito dopo una sponda assai più favorevole nel povero Fernando Navarro. Un pareggio avrebbe avuto ripercussioni piuttosto serie sul Barça, e bene è andata che Jonas Gutiérrez nel primo tempo abbia sciupato un rigore con una conclusione pessima, debole e centrale per Valdés.
Insomma, per capire come mai un Real Madrid possa lottare ancora per la Liga non bisogna scervellarsi più di tanto, basta guardare il Barça di ieri sera: lentissimo, monocorde, quasi svogliato, se non fosse comunque improprio parlare di svogliatezza per chi si sta giocando una Liga.
Rijkaard ritrova Eto’o ma deve fare a meno di Ronaldinho (così anche mercoledì nell’ andata delle semifinali di Coppa del Re col Getafe), sceglie Giuly e dà riposo a Xavi, Manzano invece sceglie una formazione prudentissima, aggiungendo Basinas a Pereyra, avanzando Ibagaza a ridosso dell’ unica punta Arango, scegliendo un esterno con caratteristiche più difensive come Varela al posto di Jankovic e spostando a sinistra Jonas Gutiérrez.
Gli isolani difendono ordinatamente, anche se lo fanno un po’ troppo a ridosso di Moya e quindi con troppi metri da percorrere prima di arrivare dalle parti di Valdés. Il Barça pare iniziare col piede giusto, con i reparti ben ravvicinati e un’ occupazione totale della metacampo avversaria, sfruttando il campo nella sua ampiezza sia con Giuly a destra che con Messi a sinistra.
Il possesso-palla raggiunge nei primi venti minuti un 74% a favore dei padroni di casa, ma proprio quando anche gli ospiti cominciano a prendere un pochettino di confidenza con l’ attrezzo, inaspettato giunge il colpo di scena: con spazi a disposizione la falcata di Jonas può diventare mortale, e Zambrotta lo prova sulla sua pelle, bruciato e anche un po’ ridicolizzato dall’ argentino.
L’ ex-Velez si porta in area, tenta di dribblare Valdés rientrando verso il centro ma viene steso. Il rigore neanche si discute, resta solo da vedere se fosse più giusto un rosso per il portiere blaugrana, come chiedevano i maiorchini, o il giallo che poi l’ arbitro ha effettivamente estratto, giudicando che il ritorno di Thuram e di Puyol togliessero l’ aggettivo “chiara” all’ occasione da gol interrotta dal fallo.
Comunque, Jonas, procuratosi il rigore, vuole anche tirarlo, togliendolo a un giocatore sicuramente più abile nell’ eseguirlo come Ibagaza. Il destro è fiacchissimo, fa tirare al Barça un sospirone di sollievo ma non gli dà nessuna carica particolare. Anzi, man mano che si avanza nella partita, l’ azione blaugrana perde in credibilità e vivacità, sfociando nel piattume vero e proprio. Rijkaard nel secondo tempo prova a muovere qualcosa dalla panchina: Saviola per Giuly (con Eto’o che parte ora da sinistra) e Xavi per Marquez, volendo giustamente dare più fluidità e rapidità a una circolazione del pallone bolsissima.
Intanto Messi da sinistra si è spostato a destra: sarò sempre un po’ contraddittorio nell’ esprimermi su questo giocatore, perché proprio la scorsa settimana avevo scritto che si trovava scomodo a sinistra: invece questa volta piace di più nel primo tempo, proprio sulla sinistra, che in un secondo tempo dove la sua propensione ad aggiungersi in zona centrale per aggiustarsela sempre e comunque sul mancino ha soltanto ridotto gli spazi al Barça e facilitato il compito al Mallorca.
Al buon Leo farebbe comodo di tanto in tanto provare col destro, se non altro per far venire qualche dubbio in più ai difensori avversari, che invece sanno che possono lasciargli un po’ più più di spazio all’ esterno per concentrarsi solo sulle sue diagonali palla al piede. La verità è che il vero ruolo di Messi sarebbe quello di seconda punta-trequartista con libertà di muoversi in zona centrale, perché con due lati da cui scappare diventerebbe impossibile per l’ avversario contrastare i suoi cambi di direzione (anche se la zona centrale del campo, bisogna ricordarlo, è molto più affollata di avversari).
Comunque, per ovviare a questo problema e ridare ampiezza alla manovra, Rijkaard inserisce Belletti al posto di un resistibile Zambrotta: peccato però che Belletti si infortuni quasi subito e costringa il Barça a giocare praticamente in dieci. Barça che crea una sola azione pericolosa, con uno splendido passaggio filtrante di Xavi per Saviola che si smarca bene ma tira addosso a Moya. Solo negli ultimi dieci minuti, quasi per dovere, il Barça accelera un po’, provando anche la sorpresa con gli inserimenti di Van Bronckhorst in area di rigore, perché tutto fa brodo in questi momenti.
Infine il gol, al quale va premessa la portentosa cavalcata di Deco, che la punizione se la guadagna partendo dalla sua metacampo senza peraltro poter servire Belletti, soluzione impraticabile a causa dell’ infortunio occorso al brasiliano.

I MIGLIORI: Pochissima roba da pescare nel mucchio: Deco è il migliore del centrocampo, quello che prende per mano la squadra e procura il fallo da cui nasce il gol. Xavi col suo ingresso dà qualche idea in più, e un pallone eccellente sciupato da Saviola. Al 90% il rigore lo sbaglia da solo Jonas, però di riffa o di raffa Valdés è ancora una volta decisivo.
I PEGGIORI: Maluccio Zambrotta, poco produttivo quando spinge, impreciso al cross e sorpassato in maniera imbarazzante da Jonas nell’ occasione del rigore. In sensibile calo nelle ultime partite Iniesta.
Erroraccio di Jonas, troppo solo Arango, che già di suo non è certo una prima punta.


Barcelona (4-3-3): Valdés 6,5; Zambrotta 5,5 (81'), Thuram 5,5 (59'), Puyol 6, Gio 6; Iniesta 5,5, Márquez 6, Deco 7; Giuly 6 (59'), Eto’ o 5,5, Messi 6.
In panchina: Jorquera, Belletti s.v. (80'), Sylvinho, Edmilson, Xavi 6,5 (59'), Saviola 6 (59'), Gudjohnsen.
Mallorca (4-2-3-1): Moyá 6,5; Héctor 6, Ballesteros 6,5, Nunes 6, Navarro 6; Pereyra 6, Basinas 5,5; Varela 6, Ibagaza 6 (88'), Jonás 5,5; Arango 5,5 (73').
In panchina: Prats, Ramis, Tuni, Trejo, Víctor s.v. (73'), Jankovic s.v. (87'), Maxi López.

AZIONI SALIENTI

Gol: 1-0 (89'): Navarro marca en propia puerta tras un remate de Saviola al poste.
Árbitro: Ramírez Domínguez (Colegio Andaluz). Amonestó a Valdés (30'), Navarro (31'), Ballesteros (46'+).
Incidencias: Camp Nou. 70.441 espectadores. Tarde templada y con lluvia intermitente. Terreno de juego en perfectas condiciones. Se rindió homenaje al ex jugador del Barça Gonzalvo III, fallecido el pasado viernes 6 de abril.

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domenica, aprile 15, 2007

TRENTESIMA GIORNATA: Betis-Real Sociedad 0-1: Garrido.

Bella immagine a fine partita: Lotina felice come un bambino che entra in campo ad abbracciare uno per uno i suoi giocatori. In uno spettacolo a dir poco osceno, ha vinto il più umile (in tutti i sensi), anche se molto probabilmente questi tre punti non basteranno a una Real così povera.
Inizialmente imbarazzanti nello sparacchiare ogni pallone che si trovavano a gestire oltre che tremendamente instabili nella loro coppia di difensori centrali, i baschi raccolgono il grande dono che cade loro dal cielo al 32’: di fronte all’ incapacità di arrivare in altri modi alla porta avversaria, ci vuole un calcio piazzato come tanti, trasformato però dall’ incapacità di Doblas (te pareva)in una fantozziana frittatona.
E’ la svolta della partita, perché la Real trova nuova linfa, e da lì in poi riesce a gestire con maggior sicurezza gli eventi. Il secondo tempo dei txuri-urdin, pur tenendo sempre conto dell’ assoluta mediocrità imperante sulla Cartuja, si può perfino definire discreto: maggior sicurezza nella linea difensiva, filtro dal centrocampo e miglior gestione del possesso-palla, facendo leva soprattutto sull’ abilità di Xabi Prieto nel congelare e nascondere il pallone, il meglio del meglio quando c’è da perdere tempo.
Azioni pericolose neanche a parlarne, ma questo basta contro un Betis senza alcuna attenuante. I biancoverdi potevano quasi tirarsi fuori dalla zona calda, invece con questa sconfitta e con le contemporanee vittorie di Celta (1-0 fondamentale nel derby col Depor) e Nàstic (altro 1-0, ma in questo caso al discontinuo Zaragoza) devono tornare a preoccuparsi. Un inizio illusorio, con un pressing molto alto e aggressivo e due occasioni di testa per Robert e Dani, poi dopo lo svantaggio, blackout totale.
Un vuoto pauroso di idee, una tristezza e uno spreco infinito per una squadra che un po’ di qualità a centrocampo ce l’ avrebbe e che oltrettutto viene penalizzata dalle scelte di Fernandez, che gli esterni di centrocampo non sembra digerirli proprio (parte con Caffa sulla sinistra, che ha più le caratteristiche della mezzapunta, con Fernando a destra, cioè una totale forzatura, e immette Maldonado a partita in corso, trascurando invece Xisco che in teoria sarebbe il più indicato per cercare il fondo). Così non sorprende che si accumulino lanci su lanci completamente inutili.

I MIGLIORI: Bravo determinante, Robert gliela tira addosso due volte, ma lui ci mette il suo zampino per salvare il risultato, chiudendo anche lo specchio su una percussione di Capi. Ottimo lavoro di interdizione di Juanito a centrocampo, almeno finchè non è costretto a uscire per infortunio.
Capi è uno dei più volenterosi, sfiora il gol nel finale con un’ azione palla al piede.
I PEGGIORI: Robert si mangia due gol, specialmente il primo è grosso: Fernando s’ invola sulla destra con uno splendido tacco a seguire, lo serve al centro dell’ area ma il brasiliano, con tutto lo specchio davanti a sé, biascica un destro sul piede di Bravo. Pollo Doblas: fa un passo da una parte e non può raggiungere più la non irresistibile traiettoria di Garrido.
Lotina sceglie De Cerio per avere più rapidità al fianco di Kovacevic, ma il canterano fa più che altro confusione. Goffo e insicuro Ansotegi (mentre il suo compare Victor Lopez cresce nel secondo tempo).

AZIONI SALIENTI

Betis (4-4-2): Doblas 5; Melli 6, Juanito 6, Rivas 6, F. Vega 6; Fernando 6, Arzu 5,5 (58'), Capi 6,5, Caffa 6 (65'); Dani 5,5 (58'), Robert 5,5.
In panchina: Contreras, Edu 5,5 (58'), Assunçao 6 (58'), Maldonado s.v. (65'), M. Ángel, Xisco, Nano
Real Sociedad (4-4-2): Bravo 6,5; Gerardo 6,5, Ansotegi 5,5, V. López 6, Garrido 6,5; Xabi Prieto 6,5, Garitano 6, Juanito 6,5 (73') Savio 6; De Cerio 5,5 (62'), Kovacevic 6 (83').
In panchina: Riesgo, Herrera s.v. (62'), M. Alonso s.v. (72'), Rivas s..v. (83'), Aramburu, Rekarte, Novo

Goles: 0-1 (32'): Garrido, de lejano lanzamiento de falta que coge muy mal colocado a Doblas.
Árbitro: Rubinos Pérez, Colegio Madrileño. Amonestó a Melli (18') Arzu, (55'), Rivas (69'), Herrera (72'), Kovacevic (74') y Capi (85').
Incidencias: La Cartuja. 50.000 espectadores que despidieron a su equipo con una soberana bronca desprobatoria

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TRENTESIMA GIORNATA: Racing-Real Madrid 2-1:Raul (Re); Garay, rig. (Ra); Garay, rig. (Ra).

Inevitabili al termine di quest’ infuocata partita le lamentele all’ inidirizzo dell’ arbitro da parte dei giocatori del Real Madrid e di Capello, perché il rigore dell’ 1-1 non c’era proprio e perché comunque, e ancora di più caldo, una scusa e un capro espiatorio per la sconfitta bisogna pur trovarli.
La verità è che la sorte stavolta ha soltanto tolto ciò che in altre occasioni aveva abbondantemente e generosamente regalato al Real Madrid, e che il fatto di non vedere i merengues in testa alla classifica non assume certo i contorni dell’ ingiustizia, tanto più davanti ad un secondo tempo in cui il fantastico Racing ci ha creduto ed ha accumulato meriti su meriti per raggiungere quantomeno un pareggio, a fronte invece dell’ irritante passività del secondo tempo madridista, ulteriore dimostrazione di come questa non sia altro che una banda di solisti raggruppata alla meglio, incapace di esprimere alcunchè a livello corale e perciò immeritevole di qualsivoglia successo.
La banda di Portugal invece riconcilia con questo gioco, non tanto perché esprima un futbol da leccarsi i baffi, tutt’ altro, ma perché è costruita sulla base di concetti semplici quanto efficaci, sul buonsenso e sul duro (si fa per dire, stiamo pur sempre parlando di calcio) lavoro. Raramente ho visto un saldo così positivo fra quelle che sono le risorse di partenza e i risultati infine conseguiti. Se proprio vogliamo dirla tutta, il Barça è a “soli” 9 punti di distanza, seppure con una partita in meno…
Il primo tempo è abbastanza equilibrato, il Racing comincia aggressivo, cercano al solito la testa di Zigic, che le prende quasi sempre ma non trova quasi mai i compagni con le sue sponde. Più interessante il lavoro di Munitis su tutto il fronte dell’ attacco, appoggiando gli esterni a destra e a sinistra e rientrando per la conclusione col mancino. Buona la fiammata iniziale del Racing, che ottiene subito due calci d’ angolo, però il Real Madrid progressivamente prende le misure con Cannavaro ed Helguera in difesa e, guidato da un Diarra quasi credibile nel ruolo di regista, dà una sensazione di maggior pericolo quando arriva al limite dell’ area del Racing. Resterebbe molto probabilmente uno 0-0, ma tanto per cambiare arriva l’ episodio che dà una svolta alla partita favorevole ai madridisti.
Fa tutto da sola la difesa del Racing: Garay esagera nel sentirsi Beckenbauer, così invece che un disimpegno elegante fa un regalo ad Higuain che serve Raul libero al centro dell’ area. Il danno di Garay sarebbe anche riparabile, se solo nella porta del Racing ci fosse un portiere, invece che Toño, il peggior guardameta della Liga assieme a Doblas del Betis. Il nostro eroe già aveva dato un’ avviso con una parata goffissima su destro da fuori di Diarra, qui riesce a far entrare in porta un sinistro facilissimo di Raul, che già da tempo ha disimparato a tirare.
Il Racing ha bisogno dell’ intervallo per raccogliere le forze e reagire, ed il secondo tempo è un monologo dei padroni di casa. Il Madrid potrebbe chiudere eccome la gara, soprattutto con le fughe di Higuain sulla destra, veloce e abile nello smarcarsi ma come al solito sciupone (in due occasioni specialmente), ma si può dire che se la cerca, riitirandosi in massa nei pressi di Casillas.
Munitis perdona clamorosamente dentro l’ area, si gioisce per il ritorno dopo lunghissimo infortunio di Felipe Melo, e si arriva così al momento-chiave, il 72’, quando in diretta sembra che Diarra stenda Scaloni e invece gli sfila il pallone in maniera perfettamente regolare. Turienzo Alvarez abbocca e Garay con freddezza riscatta la sua partita (dopo compie un salvataggio provvidenziale su un cross di Higuain che sicuramente avrebbe trovato la deviazione giusta nell’ area piccola). Il regalo arbitrale è la molla decisiva che spinge il Racing a dominare totalmente la partita, e il Real Madrid (costretto a privarsi per infortunio di Higuain, la sua arma più affilata) a perdere la testa, come dimostra l’ espulsione di Helguera all’ ’86 (anche Mejia, in pieno recupero e a giochi già fatti, si farà espellere).
Tre minuti dopo Zigic conferma quanto possa spostare gli equilibri un giocatore come lui, subendo il quinto rigore stagionale. Comprendiamo le difficoltà di Cannavaro nel marcarlo: un po’ lo trattiene, un po’ è il serbo a fare il furbo, possiamo dire solo che il rigore non è inventato come il primo e che Garay, nel dubbio, porta a casa i tre punti che consacrano il Racing migliore della storia.

I MIGLIORI: Quel mostriciattolo di Munitis è stata l’ anima, molto più di Zigic, del Racing, la fiammella di speranza anche nei momenti in cui il Real Madrid sembrava dover chiudere la contesa. Alla rapidità (anche se un pochino di velocità l’ ha inevitabilmente persa) ha aggiunto l’ esperienza, risultato: un signor giocatore. Nel bene e nel male, Garay: combina la frittata nel primo tempo, ma la freddezza sui due rigori non può non riscattare in pieno la prestazione di questo promettentissimo centrale, che finora ha segnato ben 9 gol, 7 dei quali su rigore. Ci tengo poi a sottolineare la continuità d’ azione di Vitolo: giocatore per il quale ho una certa predilezione, inesauribile nel tagliare e ricucire l’ azione a centrocampo. Serrano vivace sulla sinistra, Zigic si vede poco ma è decisivo col rigore.
Higuain è un po’ croce e delizia: ad inizio partita sbaglia parecchio, poi dimostra di cavarsela anche da esterno destro, nenache lontanamente il suo ruolo, perché in campo si sa muovere ed ha uno spunto sempre ficcante, sapendo badare molto badare molto più al sodo dei Robinho e dei Reyes. Però non c’è modo di finalizzare le azioni: lo si vede in un paio di azioni, in cui traspare una palese mancanza di killer-instinct.
Altra cosa è che accanto gli si metta un giocatore a lui complementare e non un suo doppione, ma Diarra sta finalmente prendendo le misure giuste, perno della manovra nel primo tempo e sempre presente in interdizione. L’ intervento su Scaloni è perfetto, ma Turienzo non ha evidentemente sufficiente gusto per certi dettagli…
I PEGGIORI: Inutile Robinho: tanti doppi passi sul posto e a chilometri di distanza dalla porta avversria. Marcelo (che supplisce alle assenze di Torres e Roberto Carlos) difetta inevitabilmente di esperienza, e il fatto che il Real Madrid giochi il secondo tempo tutto in difesa, nonfa altro che acuire le sue risapute difficoltà difensive. Male Van Nistelrooy. Toño è una seppia, c’è poco altro da aggiungere.

AZIONI SALIENTI

Racing (4-4-2): Toño 5; Pinillos 6,5, Rubén 6, Garay 6,5, Cristian Fdez 6; Scaloni 6, Vitolo 6,5, Colsa 6,5 (70'), Serrano 6,5 (92'); Munitis 7, Zigic 6.
In panchina: Calatayud, Oriol, C. Álvarez, F. Melo 6 (70'), A. Tomás, Juanjo s.v. (92'), Momo
Real Madrid (4-2-3-1): Casillas 6; S. Ramos 6, Helguera 5,5, Cannavaro 6, Marcelo 5,5; Diarra 7, Emerson 6; Higuaín 6 (76'), Raúl 6 (86'), Robinho 5,5 (88'); V. Nistelrooy 5.
In panchina: D. López, Mejía 4 (88'), Salgado, Gago, Guti s.v. (86'), Cassano, Reyes s.v. (76')

Goles: 0-1 (32'): Higuaín aprovecha un regalo de Garay, pasa a Raúl y el remate de éste con la zurda se le cuela por debajo a Toño; 1-1 (72'): Penalti que convierte Garay con la pierna derecha a la izquierda de Casillas; 2-1 (89'): Penalti que convierte Garay a la derecha de Casillas.
Árbitro: Turienzo Álvarez, del Colegio Castellano-Leonés. Expulsó por doble amarilla a Helguera (74' y 86') y por roja directa a Mejía (93'). Amonestó a Serrano (1'), Ramos (38'), Scaloni (84'), Cannavaro (89'), Garay (89'), Munitis (93') y Guti (94').
Incidencias: Nuevo El Sardinero. Casi lleno. 21.500 espectadores

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sabato, aprile 14, 2007

Come giocano le squadre della Liga/2

Avvertenza: l' articolo sul Celta, ve ne accorgerete, è passato un po' di cottura. Nessun problema, sostituite i verbi al presente con l' imperfetto, e aggiungete ad ogni frase in cui si parla di Fernando Vazquez la formula "eh, ma ora con Hristo..."


ZARAGOZA (4-4-2): E' arcinoto il gusto di Victor Fernandez per il gioco offensivo, basato sul possesso-palla, le rapide combinazioni a uno-due tocchi e la ricerca della profondità. Ad inizio stagione il Zaragoza ha avuto parecchi problemi di equilibrio fra i reparti: schierato con un 4-4-2, ma con il centrocampo a rombo, il filtro del centrocampo e la copertura delle fasce risultavano insufficienti.
La soluzione è consistita nel passaggio ad un 4-4-2 più classico, con due centrocampisti centrali sulla stessa linea e due esterni. La squadra, a parte gli ormai proverbiali cali di concentrazione (che appartengono a una sfera diversa da quella tattica) e pur non diventando impenetrabile, col cambio ha in generale guadagnato in solidità e coesione, potendosi oltrettutto giovare delle prestazioni di grandi interpreti come Zapater in mediana e Gabriel Milito (uno dei potenziali MVP di questa Liga) al centro della difesa.
Quattro/quattro/due più classico, ma i due esterni di centrocampo son due trequartisti (D’ Alessandro e Aimar, con Oscar e Lafita come principali sostituti) che giocano sulla fascia inversa rispetto al piede preferito. Questi preferiscono quindi accentrarsi sulla trequarti per combinare con le due punte, dare l’ ultimo passaggio o tentare la conclusione a rete. Decisivi per dare ampiezza alla manovra diventano quindi i due terzini Diogo e Juanfran, incaricati di appoggiare costantemente l’ azione d’ attacco.
L’ azione tipica del Zaragoza prevede scambi insistiti in una zona del campo, in modo da attirare l’ avversario verso quella zona e poter poi sorprendere col cambio di gioco verso l’ altra fascia meno custodita (esempio: scambi sulla destra fra D’ Alessandro, Zapater e Sergio Garcia, l’ avversario viene attirato dal pallone e allora scatta immediato il cambio di gioco verso l’ avanzata di Juanfran sulla sinistra).
A dare profondità ci pensano le due punte, formidabili (soprattutto Sergio Garcia, che spesso taglia dal centro verso le fasce, cercando lo spazio alle spalle dei terzini) nell’ incrociare alle spalle della difesa avversaria. In partite in cui l’ avversario è di caratura superiore, o la situazione tattica impone di giocare soprattutto in contropiede, non è raro vedere il Zaragoza cercare questi tagli direttamente con lanci dalla difesa, che partono soprattutto dal sinistro di Gabi Milito.

----------------------César Sanchez-----------------------------

Diogo-----------Sergio--------Gabriel Milito------------Juanfran

------------------Zapater--------Celades------------------------
---D’ Alessandro-------------------------------Aimar------------

---------------Sergio Garcia-------Diego Milito------------------

Principali cambi: Piqué (centro della difesa, per Sergio); Movilla (centro-sinistra del centrocampo, per Celades); Lafita (fascia destra del centrocampo, per D’ Alessandro); Oscar (sinistra del centrocampo, per Aimar); Ewerthon (seconda punta, per Sergio Garcia).



CELTA (4-2-3-1): Fernando Vazquez propone il classico modulo spagnolo, un 4-2-3-1 corto e stretto che assicurì così una buona densità nel mezzo per recuperare più facilmente il pallone e al tempo stesso un buon numero di soluzioni a disposizione del portatore di palla per poter meglio sviluppare una ragnatela di passaggi.
Vazquez gradisce che i suoi la giochino il più possibile, ed è un palleggio insistito e molto elegante quello del Celta (Canobbio, Nené e Gustavo Lopez la sanno nascondere eccome, Oubiña è uno dei centrocampisti più precisi nel gioco di prima di tutta la Liga, e del resto la Galizia è quasi Portogallo…), ma anche sterile e privo di profondità. Il Celta propone un po’ i difetti tipici del 4-2-3-1 (beninteso, del 4-2-3-1 con giocatori di queste caratteristiche, giacchè non ha nessun senso giudicare i moduli in astratto): crossi dalle fasce e ce n’è solo uno a concludere in area, attacchi centralmente e la difesa avversaria deve marcare sempre un solo uomo.
L’ “uomo solo” è Baiano, i centrocampisti sono un interdittore e un regista che tengono più che altro la posizione (anche se ultimamente Oubiña, magari sollecitato in tal senso, pare cercare di più l’ inserimento senza palla), mentre le tre mezzepunte, molto tecniche, amano soprattutto portare palla (Núñez invece, primo rincalzo per la fascia destra, è molto più verticale e adatto al gioco in spazi larghi, quindi al contropiede). Baiano rimane perciò isolato, e ciò ha portato alcuni a chiedere un attacco a due punte (col buon Bamogo accanto a Baiano) che possa mettere maggior pressione addosso alle difese avversarie. Una soluzione che però implicherebbe la rinuncia ad uno dei trequartisti, nello specifico un elemento fondamentale come Canobbio, ecco quindi spiegate le titubanze di Vazquez.
Vazquez che come principali alternative al modulo di base adotta un 4-1-4-1 (modulo adottato a dire il vero soprattutto nell finale della scorsa stagione: Oubiña davanti alla difesa, con generalmente Jorge che sul centro-destra va ad aggiungersi alla linea delle mezzepunte) oppure, in un’ annata in cui la difesa celeste (l’ anno scorso la meno battuta) ne sta combinando di tutti i colori, utilizza una difesa a cinque. Ma Vazquez difficilmente fa cambi, e questa è una delle cose che più gli vengono rimproverate dal pubblico del Balaidos, che in gran parte non lo sopporta.
Quando si trova in vantaggio e nella gran parte delle partite fuori casa, il Celta arretra sensibilmente il baricentro (troppe volte in maniera esagerata e controproducente) e si affida soprattutto al contropiede.

----------------------------Pinto-----------------------------------

Angel------------Contreras----------Lequi-----------------Placente

-------------------Iriney--------Borja Oubiña----------------------

-Gustavo López----------Canobbio------------------------Nené---

---------------------------Baiano----------------------------------

Principali cambi: Tamas (centro della difesa, per Contreras o Lequi); Pablo García (pivote, per Iriney); Núñez (fascia destra del centrocampo, per Gustavo López).



RACING SANTANDER (4-4-1-1): Una delle squadre in assoluto meno creative della Liga, ma anche una di quelle più ostiche da affrontare. Quattro/quattro/due scolastico, senza fessure, un blocco compattissimo all’ interno del quale ogni giocatore conosce a memoria le proprie mansioni, perfettamente organizzato nei raddoppi in ogni zona del campo. Fondamentale l’ intensissimo lavoro nel mezzo di Vitolo e Colsa (che ha un raggio d’ azione più vasto di Vitolo, potendo all’ occorrenza appoggiare l’ attacco con i suoi inserimenti senza palla), i terzini invece avanzano pochissimo (ancora di più quando a sinistra gioca un centrale adattato come Oriol, oltrettutto destro di piede), si tratta di una squadra in generale molto ordinata, che cerca di fare sempre la cosa più semplice. In attacco, Munitis svaria su tutto il fronte, va ora a destra ora a sinistra per aiutare l’ esterno di centrocampo a formare un due contro uno nei confronti del terzino avversario e facilitare così i rifornimenti dalle fasce per Zigic, di gran lunga il giocatore-chiave di questa squadra coi suoi due metri e due che condizionano la condotta degli avversari oltrechè quella della sua squadra.
Sebbene il gioco del Racing non si limiti solo a lanci verso il crapone del serbo, è inevitabile che ne sia in gran parte caratterizzato. Occhio alle statistiche: Zigic è il giocatore che nella Liga gioca maggiormente con la testa: 517 tocchi in totale, in media uno ogni 4 minuti!, e altrettanto curioso è il fatto che il numero dei tocchi con il piede (552 totali ad oggi) sia quasi lo stesso. La metà dei passaggi del Racing sono diretti a Zigic, il quale è sia il giocatore che commette più falli nella Liga (79) sia uno di quelli che ne subisce di più (è il giocatore su cui son stati commessi più falli da rigore, 4 finora), chiari segnali questi della lotta che ogni domenica ingaggia con le difese avversarie, preoccupatissime ogni volta di neutralizzare gli effetti del suo gioco aereo.
Le soluzioni adottate dagli avversari finora sono le più svariate, passando dalla marcatura doppia o addirittura tripla sul serbo alla non-marcatura, basata su questo ragionamento: “tanto le palle alte le vince tutte lui, concentriamoci piuttosto su chi va a ricevere le sue sponde”. Teoricamente, a meno che non si abbiano difensori di due metri per opporre gigante a gigante, ritengo la seconda l’ opzione migliore, ma il Racing riesce comunque ad approfittare dei punti deboli sia dell’ una che dell’ altra strategia.
Nel primo caso, la marcatura serrata su Zigic, oltre a diminuire l’ attenzione su Munitis e sugli uomini di fascia aumenta il rischio di commettere falli e concedere al Racing punizioni pericolose o addirittura rigori. La seconda opzione, il finto disinteresse, ha i suoi limiti nella pericolosità palla a terra del rapidissimo Munitis e di Serrano, molto bravo nell’ uno contro uno. Il Racing è costruito su Zigic, ma non è solo Zigic.
Il vero asso nella manica del Racing sono le cosiddette “palle inattive”, aspetto nel quale è primatista nella Liga. Non solo Zigic, ma anche i due centrali di difesa Garay (dotato di un magnifico destro, si incarica dei rigori e anche di qualche punizione) e soprattutto il possente Rubén, oltre alla scelta di tempo di Colsa. Doti aeree sfruttate al meglio quando c’è un sinistro come quello di Munitis a sfornare traiettorie tese e tagliatissime, sovente all’ altezza del primo palo. Dalla destra, calcia sempre a rientrare verso la porta, perché la minima deviazione può essere letale.

----------------------------Toño---------------------------------

Pinillos------Rubén González--------Garay------------------Oriol

Scaloni-------------Vitolo-------Colsa---------------Óscar Serrano

--------------------------Munitis---------------------------------

---------------------------Zigic-----------------------------------

Principali cambi: Cristian Fernandez (terzino sinistro, per Oriol); Balboa (fascia destra del centrocampo, per Scaloni); Antonio Tomás (centrocampista centrale, per Vitolo).

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venerdì, aprile 13, 2007

Tre semifinaliste in Coppa Uefa...buttale via!

E' vero, se si giocasse un minitorneo fra le 4 grandi della Liga e le 4 grandi della Premier probabilmente non ci sarebbe storia; la Premier, il miglior esempio di globalizzazione applicata al calcio (non un rapporto unidirezionale, ma nel quale il globale e il locale interagiscono e si influenzano reciprocamente), resterà per tantissimo tempo lì minacciosa col suo enorme capitale finanziario e il suo crescente patrimonio tecnico e soprattutto atletico e tattico (la presenza, a parte Eto'o, dei migliori atleti di origine africana ha arricchito tantissimo il calcio inglese, e gli arrivi di Wenger prima, e poi Mourinho e Benitez hanno permesso un salto di qualità decisivo per tutto il movimento), ma qualcosa vuol dire anche la presenza contemporanea nelle semifinali di Uefa di Sevilla, Osasuna ed Espanyol, che fa un po' da contraltare alle ben più celebrate tre semifinaliste inglesi della Champions.
Segnala che se non altro i valori medi della Liga sono molto alti, perchè è proprio di squadre di metà classifica, a parte il Sevilla, che si sta parlando.
L' Osasuna, quattordicesima nella Liga, ha eliminato in maniera netta (0-3 alla BayArena, 1-0 al Reyno de Navarra) il Bayer Leverkusen, che nella Bundesliga è quinto. In precedenza aveva eliminato, controllando anche la partita di Ibrox, i Rangers, che sono quello che sono ma qualcosa in più in termini di esperienza e prestigio ce l' hanno. Negli ottavi, ad essere eliminato fu il Bordeaux, ora sesto in Ligue 1 ma sempre nella lotta per il secondo posto dietro al Lione.
L' Espanyol nella Liga è nono, ma nel suo girone europeo aveva espugnato con uno 0-2 il Letna di Praga e con analogo risultato ammutolì addirittura l' Amsterdam ArenA, tana ultramoderna dell' Ajax. Ieri infine, anche se in maniera incredibilmente fortunosa e immeritata, i catalani hanno eliminato il Benfica, che è pur sempre una delle squadre che hanno partecipato all' ultima Champions.
E lo stesso inguaiatissimo Celta, uscito prematuramente agli ottavi contro il Werder, prima della propria eliminazione si era tolto la soddisfazione di eliminare nel proprio girone il Palermo, dandogli anche una discreta lezione di calcio alla Favorita, e nei sedicesimi di finale lo Spartak Mosca, un' altra delle protagoniste dell' ultima Champions, liquidato a Balaidos con un 2-1 relativamente agevole.
Insomma, se quest' anno la Liga lascia così tanto a desiderare, le responsabilità vanno addebitate soprattutto agli inquilini dei piani più alti, al Barça dell' autogestione che non funziona più, al Real Madrid dell' anti-futbol e al Valencia del "vorrei ma, ripensandoci, non voglio". Legittime quindi le preoccupazioni di chi sulla stampa spagnola sottolinea il fatto che in due delle ultime tre edizioni di Champions sono mancate semifinaliste spagnole, ma insomma una base solida c'è, e una non così improbabile resurrezione di Barça e Real Madrid può far pensare a scenari migliori l' anno prossimo anche in chiave-Champions.
Ho elencato questa serie di successi a sostegno della mia argomentazione, ma non è che tutte queste partite siano state passeggiate, tutt' altro!, sarebbero bastati uno o due episodi, come spesso capita nel calcio, per farci parlare ora in tutt' altro modo.

La prova più evidente si è avuta ieri al Da Luz. Proprio non sa cosa pensare il Benfica davanti ai due pali colpiti (va detto che anche Pandiani, in un primo tempo più equilibrato, aveva centrato il legno della porta di Quim), ma ancora di più davanti all' eroe assoluto della serata, ovvero Gorka Iraizoz, che nel terribile secondo tempo ha arginato da solo un assedio sempre più insistente da parte dei portoghesi, sfoderando interventi in alcuni casi in contraddizione con le leggi della fisica. Gorka ufficialmente è il secondo portiere dell' Espanyol, ma in Coppa Valverde ha consegnato a lui le chiavi della porta.
Il basco non è considerato un portiere forte solo da ieri notte, anzi più d' uno, me compreso, lo preferisce al suo titolare Kameni, più esplosivo, più geniale ma anche meno regolare del basco. Gorka era stata una delle richieste di Clemente l' ultima estate per un Athletic che, famoso storicamente per i suoi grandi portieri, attraversa una grave crisi nel ruolo, con Aranzubia balbettante e Lafuente più semplicemente impresentabile. La società non aveva soddisfatto Clemente e anche questo contribuì al divorzio, più che mai dannoso a conti fatti per i leoni di Bilbao.
Altri grandi protagonisti nella soffertissima qualificazione espanyolista son stati Zabaleta, grande prestazione difensiva nel ruolo di terzino destro, e Jonatas, entrato a partita in corso e protagonista di giocate all' altezza della sua classe superiore.
Il brasiliano finora ha potuto far vedere assai poco del suo repertorio di centrocampista completo e tecnicamente squisito, per via di svariati problemi che hanno causato un ritardo nel suo ambientamento. Prima il rapimento del padre, poi un' altra fuga misteriosa in Brasile, i suoi estimatori sono concordi nell' affermare che l' unico suo limite risieda nella testa, e, per il momento, nella presenza di De la Pena che, col contemporaneo utilizzo di due punte e due esterni a centrocampo, toglie l' unico spazio teoricamente disponibile per l' ex Flamengo (diverso invece quando Valverde schiera un 4-2-3-1 e fa partire Luis Garcia da una fascia, in quel caso Jonatas e il Pelat possono pure coesistere).
L' Espanyol troverà ora in semifinale il Werder Brema che ieri, trascinato da Super Diego, ha liquidato con un 4-1 l' instabile Az Alkmaar. Ovviamente il pronostico è sbilanciato, pero va anche notato come il gioco del Werder possa rivelarsi quantomai adatto all' Espanyol, e specialmente alle evoluzioni del suo Triangolo Magico De la Pena-Luis Garcia-Tamudo.
Il Werder gioca sempre all' attacco, e se l' Espanyol riuscirà a rilanciare l' azione con buona continuità, potrà fare parecchi danni alla rischiosissima difesa alta di Schaaf, in particolare colpendo negli spazi alle spalle dei centrali o con tagli fra i centrali e i terzini, azioni che i tedeschi soffrono tantissimo e che guardacaso l' Espanyol, potendo contare sulle ineguagliabili verticalizzazioni di De la Pena, adora eseguire, soprattutto con il diabolico Tamudo (sempre che Valverde non continui a schierare titolare Pandiani, bomber ufficiale di coppa, nonchè attuale capocannoniere con 10 gol).

Anche il Sevilla non ha certo passeggiato sul forte Tottenham. All' andata gli inglesi hanno giocato complessivamente meglio, e il rigore dell' 1-1 di Kanouté non c' era proprio, mentre ieri a White Hart Lane non ha mancato di suscitare apprensione il tentativo di rimonta di un orgogliosissimo Tottenham che, sotto di due gol alla fine del primo tempo, ha rischiato di riaprire la qualificazione portandosi sul 2-2 e sfiorando la rimonta con occasionissime sciupate, tra le altre, dal legnoso Dawson e dal grande Berbatov (non molto fortunato, meraviglioso il palo colpito con una girata da fuori area nel primo tempo).
Il primo tempo del Sevilla, e in particolare i primi dieci minuti, è però strepitoso, degno di un campione in carica che va a dare lezioni di calcio in giro per l' Europa. Micidiale: prima l' autorete di Malbranque sul colpo di testa di un Poulsen tornato dominatore del centrocampo (accanto a lui Juande sceglie Martì, uomo-squadra più affidabile difensivamente rispetto a Maresca e Renato), poi, dopo un colpo di testa di Kanouté di poco a lato, il capolavoro del secondo gol, dove entra in azione la doppia K, la coppia Kanouté-Kerzhakov, asso nella manica del Sevilla in questo finale di stagione (soprattutto in un periodo in cui il rendimento realizzativo della squadra è nettamente calato rispetto alla media della stagione).
Kanouté come al solito lavora elegantemente il pallone sulla destra, chiede triangolo a Kerzhakov e poi beffa Robinson con uno stupendo scambio destro-sinistro. Soddisfazione doppia per il maliano di fronte al suo ex-pubblico, che lo ha beccato spesso e che probabilmente non se lo ricordava così bravo.
Fenomenale per autorità e per perfezione dei meccanismi il primo tempo del Sevilla: Spurs respinti indietro, neutralizzati sugli esterni e squassati dagli spettacolari contropiedi manovrati del Sevilla, tre-quattro tocchi e dritti nell' area di Robinson.
Altra musica nel secondo tempo, più per merito del Tottenham che per distrazione del Sevilla. In Inghilterra una partita non finisce mai fino al fischio finale, e gli Spurs lo confermano con un secondo tempo energico e grintoso. Jol aggiunge Defoe (magari non è stato azzeccatissimo togliere uno Zokora devastante nelle sue cavalcate palla al piede, personalmente avrei levato Jenas, davvero inutile) a Berbatov e Robbie Keane, e in due minuti il Tottenham riapre i giochi, cogliendo l' attimo, prima con lo stesso Defoe poi con Lennon, in due mischie in cui la difesa sivigliana si fa trovare un po' impreparata.
Juande sbilancia in senso un po' troppo difensivo la squadra, perchè i suoi cambi tolgono velocità al contropiede (Daniel Alves e Adriano) per inserire più chili e centimetri con Aitor Ocio in difesa e un po' più contenimento al centrocampo, con l' inserimento di Renato e lo spostamento sulla destra di Martì, nella zona occupata prima da Dani Alves.
Stringe i denti il Sevilla, e ringrazia la scarsa mira e la debolezza delle conclusioni di Dawson, Berbatov e Defoe (che sulla sinistra punta continuamente Hinkel), guadagnando tranquillità con l' approssimarsi del fischio finale, prima del quale c'è tempo per l' espulsione di Tainio (stampa i tacchetti sulla coscia di Puerta), oltre che per due discrete occasioni fallite da Puerta.
La semifinale fra Osasuna e Sevilla pare sbilanciata (e del resto Sevilla-Werder era una finale indicata da molti in sede di pronostico), ma l' Osasuna è parecchio ostico, e qualora riuscisse ad ingolfare l' attacco del Sevilla, qualcosa potrebbe pure succedere.

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