domenica, settembre 30, 2007

SESTA GIORNATA: Villarreal-Athletic Bilbao 1-0: Fuentes.

Vittoria sudata per il Villarreal, perché nella Liga nessuno (a parte il Levante) ti regala nulla, specialmente l’ Athletic di oggi, che soprattutto nel primo tempo ha mostrato rispetto alle prime uscite nettissimi progressi nell’ organizzazione di gioco. Però se non ci pensa San Aduriz, i baschi rimangono una squadra tremendamente spuntata: anche nei momenti di maggior controllo del primo tempo le preoccupazioni per Viera son state relativamente ridotte, e dopo il gol di Fuentes l’ undici di Caparros pur provandoci non è parso mai in grado di mettere realmente in pericolo i tre punti del Submarino.

Pellegrini conferma il suo attuale undici-tipo, con la coppia di seconde punte Rossi-Nihat (l’ italiano cerca palla tra le linee, il turco qualche metro più avanti attacca lo spazio in profondità), mentre “Jokin” Caparros sorprende lasciando in panchina il talento Susaeta e promuovendo, dopo il secondo tempo con l’ Atlético, Vélez in attacco.
Il primo tempo dell’ Athletic è esemplare, un monumento al calcio difensivo, quasi affascinante anche per chi non è un amante del genere. Compatto ripiega nella sua metacampo, con distanze sempre perfette fra i reparti (quello che chiede Caparros e che non si era visto né col Zaragoza né col Levante) e un pressing ordinatissimo che in ogni momento impedisce al Villarreal di fare il suo gioco. I padroni di casa son costretti a una manovra dal ritmo lentissimo, senza nessuno sbocco a parte le isolate invenzioni di Rossi.
Nel secondo tempo Pellegrini opta per un cambio curioso: Javi Venta per Josico. Con Senna che passa davanti alla difesa, disegna quasi un 4-3-1-2, con Angel che va sul centro-destra e Pires trequartista, anche se tendente ad allargarsi a destra (scambio di fascia con Cazorla). Anche se l’ unico ingresso cui tutti pensavano alla fine del primo tempo era Matias Fernandez, l’ idea dà i suoi frutti.
La partita in generale ha ora un andamento più fluido, e Javi Venta dà più profondità sulla destra: da una sua caparbia sovrapposizione nasce un’ occasionissima per Cazorla sventata bene da Iraizoz, e successivamente arriva il gol decisivo: sempre dalla destra, ma stavolta è Rossi a sgusciare alla sua maniera, palla a Pirés, mischia, la rimette al centro Senna e incornata di Fuentes là dove Gorka non può arrivare.
Caparros prova a reagire con Llorente e Susaeta per Velez ed Etxebe (aveva iniziato bene, ma è calato), ma ottiene poco, a parte qualche sfoggio di buone maniere da Susaeta. Va anzi più vicino al gol del raddoppio Rossi, con un altro grande spunto, in un finale ravvivato dalle giocate di Matias Fernandez, nostro piccolo divertimento perverso.

I MIGLIORI: Rossi è la stella del Villarreal, capace di creare qualcosa di interessante anche quando lo circonda il nulla, come nel primo tempo. Parlando di Messi, sostenevo che è il miglior giocatore del mondo perché di gran lunga il più bravo nella situazione più difficile che ci sia nel calcio, cioè in spazi stretti, situazione che le grandissime squadre e i grandissime giocatori devono saper affrontare. Bene, Rossi è della sua stessa specie, uno dei più bravi che abbia mai visto sullo stretto: ha un primo controllo che è una meraviglia, e si divincola con sbalorditiva facilità nello spazio di pochissimi metri, creandosi sempre i presupposti migliori per il tiro o per l’ assist.
Raro che si faccia prendere dal tocco di troppo, vede benissimo il compagno smarcato e portà con sé il vantaggio tattico che portano tutti i fuoriclasse: tutti gli avversari vengono attirati dal più pericoloso, e gli altri rimangono smarcati. Succede così in un’ occasione in cui Rossi ne attira tre su di lui e smarca Pirés, ma che il francese sciupa malamente. L’ italiano poi sfiora in prima persona un golazo nei minuti finali, sventato da un grande intervento sotto la traversa di Iraizoz.
Match-winner però è Fuentes, gregario sempre più prezioso. Arrivato in sordina l’ anno passato, è diventato un punto fermo in grado di non far rimpiangere eccessivamente Gonzalo Rodriguez. Rapido, puntuale e concentrato, il gol di oggi non è casuale: già altre volte è andato a segno di testa, ha stacco e scelta di tempo ottime nell’ area avversaria.
In attesa di consolidare i progressi tattici, il nuovo Athletic ha sicuramente una certezza in più fra i pali in Gorka Iraizoz, stupendo in due interventi su Cazorla e Rossi.
I PEGGIORI: Partita faticosa per Nihat, che non può certo battagliare come un centravanti vero in un contesto tattico simile. Pires non fa malissimo in assoluto, ma c’è un tizio in panchina che farebbe meglio di lui.
Vélez lotta con generosità, ma ha chiaramente un livello tecnico non all’ altezza: l’ avevamo preannunciato, il problema dell’ Athletic quest’ anno è l’ attacco: partito Urzaiz e inesploso Llorente (che ha colpe sue ma non gode nemmeno mai di troppo fiducia), la situazione è molto delicata, lo segnala la presenza di Vélez come primo ricambio. Purtroppo il bacino di mercato basco offre pochissimo nel ruolo. Delude ancora David Lopez.

Villarreal (4-4-2): Viera 6; Angel 6, Fuentes 7, Cygan 6, Capdevila 6; Cazorla 6, Senna 6, Josico 5,5 (dal 45’ Javi Venta 6,5), Pires 5,5 (dal 75’ Matias Fernandez 6,5); Rossi 7, Nihat 5,5 (dal 65’ Guille Franco 6).
In panchina: Diego Lopez, Godin, Cani, Tomasson.
Athletic Bilbao (4-4-2): Iraizoz 7; Iraola 6,5, Aitor Ocio 6, Amorebieta 6, Del Horno 6; Etxeberria 6 (dal 70’ Susaeta 6), Javi Martinez 6 (dall’ 84’ Muñoz s.v.), Orbaiz 6,5, David Lopez 5,5; Aduriz 6, Vélez 4,5 (dal 56’ Llorente s.v.).
In panchina: Aranzubia, Ustaritz, Koikili, Zubiaurre.

Gol: Fuentes 62’.
Arbitro: Alvarez Izquierdo. Ammoniti: Senna, Rossi e Guille Franco per il Villarreal; Del Horno per l’ Athletic Bilbao.

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SESTA GIORNATA: Levante-Barcelona 1-4: Henry (B); Henry (B); Henry (B); Messi (B); Viqueira, rig. (L).

C’ è veramente poco da dire, più un allenamento che altro. In avvio il Barça ha un accenno della staticità evidenziata contro Racing e Osasuna, ma il divario con questo Levante disastrato in tutti reparti (anche se alcuni giocatori che potrebbero essere importanti o sono infortunati-Arveladze-oppure ancora non si sono inseriti-Savio e Viqueira) è enorme, basta giocare al 40% per evidenziarlo nella maniera più cruda.
Al 17’, prima occasione seria e partita già chiusa col primo dei tre gol di Henry. Il centrocampo del Levante è un budino, la difesa, già incerta di suo nell’ applicazione del fuorigioco (gliene riescono più di 10, ma quei 4-5 che sbaglia…), ogni volta si trova scoperta e i rifinitori blaugrana possono sempre scegliere la migliore opzione. Il Barça non trova alcuna opposizione, Messi ridicolizza Cirillo in apertura di ripresa, e dopo il quarto gol blaugrana il resto è soltanto un torello, a parte la parentesi del palo di Riganò e del rigore trasformato da Viqueira concessi da un Barça con la testa a quel punto già a Stoccarda.
Stoccarda dove mancherà Yaya Touré: quattro settimane fuori l’ ivoriano, una notiziaccia. Paradossalmente il Barça , con l’ abbondanza offensiva in cui nuota, può fare tranquillamente a meno di un Ronaldinho, ma un pilastro come Touré, cruciale negli equilibri del 4-3-3, ha pochi sostituti (però martedì tornerà Marquez, che potrà essere avanzato a protezione della difesa, dato anche il contemporaneo rientro di Puyol).

I MIGLIORI: Henry ufficializza i netti progressi già visti contro il Zaragoza con una tripletta facile ma rinfrancante. Il secondo è un suo gol classico: non ha più lo scatto sul breve dei tempi migliori, ha bisogno di più campo per prendere il sopravvento in progressione. Anche per questo non si trova comodo a giocare come riferimento centrale contro difese che giocano molto basse, ancora di più quando si trova ad agire spalle alla porta, lui che predilige puntare l’ avversario palla al piede dalla sinistra.
Ancora in evidenza Messi, l’ assist per il 2-0 e la solita azione personale che lo porta momentaneamente in testa alla classifica cannonieri con 5 gol. Esce (problema fisico, ma è stato comunque convocato per la Champions) per Puyol alla fine del primo tempo, ma è sempre più convincente Milito, sempre prontissimo ad accorciare e anticipare.
I PEGGIORI: Savio sembra troppo solo in questa squadra.

Levante (4-4-2): Storari 6,5; Descarga 5, Álvaro 5, Cirillo 5, David 5; Juanma 5,5 (52'), Berson 5,5 (52'), M. Ángel 5, Savio 5 (68'); Riga 5, Riganò 5,5.
In panchina: Kujovic, Tommasi, Geijo 6 (68'), Courtois, Ettien 5,5 (52'), P. León, Viqueira 6 (52').
Barcelona (4-3-3): Valdés s.v.; Oleguer 6, Thuram 6, G. Milito 7 (46'), Abidal 6 (63'); Xavi 6,5, Touré 6, Deco 6,5; Messi 7 (51'), Henry 7, Iniesta 6,5.
In panchina: Jorquera, Puyol 6 (46'), Sylvinho 6 (63'), Crosas, Bojan, Giovani 6 (51'), Gudjonhsen.

Goles: 0-1 (17'): Henry, tras un disparo de Messi; 0-2 (24'): Henry, sólo; 0-3 (49'): Henry, de tiro cruzado; 0-4 (50'): Messi, sienta a Cirillo y bate de tiro cruzado; 1-4 (72'): Viqueira, de penalti.
Árbitro: Clos Gómez. Amonestó a Berson (31'), Riganò (44'), Miguel Ángel (46'), Álvaro (62') y Cirillo (74').
Incidencias: Ciutat. 20.229 espectadores.

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SESTA GIORNATA: Zaragoza-Sevilla 2-0: D’ Alessandro; Sergio Garcia.

Al Sevilla non ne va bene più una. Controlla per quasi un’ ora, strameriterebbe il vantaggio, spreca tutto quello ceh può ma una volta subito l’ 1-0 non si riprende più e si ritrova ancora una volta con un pugno di mosche in mano. I due gol splendidi di D’ Alessandro (punizione incrociata che sorprende sul suo palo un Palop non irreprensibile) e di Sergio Garcia (pallonetto di gran classe che assicura la vittoria nei minuti finali) rianimano il Zaragoza, ma non cancellano assolutamente la grave crisi di gioco che il club aragonese attraversa in quest’ inizio di Liga.

Juande Ramos ripresenta le due punte, una coppia ancora inedita ma potenzialmente ben assortita fra Koné e Luis Fabiano, mentre per l’ occasione Victor Fernandez (che deve fare a meno di Ayala, Diogo e Matuzalem, ma almeno per il brasiliano i mesi di recupero saranno circa due, fortunatamente meno di quanto si temeva a caldo mercoledì scorso) torna al vecchio 4-4-2: troppo imprudente lasciare il solo Juanfran contro Alves&Navas, così è Aimar ad allargarsi a sinistra, in un centrocampo innaturale e di scarsa spinta propulsiva con Gabi a destra e i quasi-doppioni Luccin e Zapater al centro.
Zaragoza fiacco e impacciato, il Sevilla senza essere nulla dell’ altro mondo è nel primo tempo nettamente superiore, più reattivo e propositivo. Pressa e ruba buoni palloni a metacampo, filtrando con notevole facilità fra le linee di un Zaragoza al solito gravemente in difficoltà in fase di non possesso. Gli ospiti arrivano con frequenza nei pressi dell’ area di César, e creano occasioni limpide con Luis Fabiano, Jesus Navas e Koné, sfondando soprattutto dall’ amata fascia destra. Il secondo tempo comincia sulla stessa falsariga, e Koné si rifiuta incomprensibilmente di segnare uno dei gol dell’ anno: lascia a bocca aperta il suo slalom che sgomina l’ intera difesa avversaria, ma una volta saltato anche il portiere incrocia una traiettoria col destro che finisce clamorosamente a lato fra l’ incredulità generale.
Così uno degli stereotipi più ricorrenti del calcio, “gol sbagliato, gol subito”, ancora una volta semina ingiustizia: D’ Alessandro, nuovo innesto di Victor (esce Oliveira, nel tentativo di infoltire il centrocampo e dare più libertà ad Aimar sulla trequarti dietro a Diego Milito, con Gabi ora a sinistra), pennella la punizione che di colpo cambia le carte in tavola.
La reazione del Sevilla è poco convincente, anche per colpa di Juande Ramos, la cui condotta ultimamente fatico a comprendere: è vero che Poulsen dà più autorevolezza al centrocampo, è vero che Renato lavora discretamente fra le linee, è vero anche che Kanouté tiene qualche buon pallone in attacco (anche se si mangia un gol bello grosso proprio al primo pallone toccato), ma la scelta dei giocatori dei sostituire è assurda: escono Jesus Navas e Koné, nettamente i due più ispirati in fase offensiva, resta in campo un abulico e sciupone Luis Fabiano e rimane dopo tutti questi cambi un’ incomprensibile mediana con 4 centrocampisti centrali di ruolo-Martì a destra, Poulsen e Keita al centro e Renato a sinistra- con in più Dragutinovic (elemento notoriamente di propensione difensiva) unico uomo di fascia sinistra, non proprio l’ assetto ideale per recuperare uno svantaggio. Tale riassetto partorisce poche iniziative e per lo più confuse, fino al 2-0 di Sergio Garcia che stronca ogni speranza e invita a prolungare la riflessione su un Sevilla che non ha perso le basi del proprio gioco ma che non riesce più, vuoi per colpe proprie vuoi per un po’ di sfortuna, ad anticipare le intenzioni dell’ avversario come ai tempi migliori.

I MIGLIORI: D’ Alessandro l’ uomo decisivo. Il passaggio al 4-3-1-2 da parte di Victor Fernandez (motivato dalla presenza di Luccin e Matuzalem e dalla volontà di restituire Aimar al ruolo classico di “enganche” dietro le punte) lo vedeva un po’ retrocesso nelle gerarchie, ma il gol di stasera riaprirà inevitabilmente i giochi. La mia idea è che in generale il centrocampo a rombo si adatti meglio alle caratteristiche della rosa del Zaragoza (soprattutto quando tornerà Matuzalem) rispetto al 4-4-2 un po’ forzato dell’ anno scorso, ma si potrebbe pensare a un inserimento di D’ Alessandro in un eventuale 4-3-2-1, con l’ argentino al posto di Oliveira, assieme ad Aimar dietro Diego Milito.
Un altro giocatore che il mercato, con l’ arrivo di Oliveira, aveva relegato in secondo piano è Sergio Garcia. L’ alternativa per Victor Fernandez è chiara: con Oliveira più potenziale realizzativo, con Sergio Garcia più movimento e gioco di squadra. Sta a lui la scelta, io se avessi l’ assicurazione che Sergio Garcia (che ha il punto debole proprio nella scarsa prolificità) raggiungesse la doppia cifra schiererei lui. Ma di maghi non ce ne sono…
Koné mostra squarci illuminanti del suo potenziale, lo squilibrio del Zaragoza agli lascia anche buoni spazi per prendere palla tra le linee e partire in percussione. Peccato però che l’ ivoriano si perda al momento della conclusione: si mangia un gol che poteva essere storico e dimostra che il gran gol di testa contro l’ Espanyol era un’ eccezione: stacca bene ma in più di un’ occasione indirizza male il pallone.
I PEGGIORI: Adriano non punge, Palop ha qualche responsabilità sul gol, Boulahrouz personalmente non convince (meno male che fra poco torna Javi Navarro), Luccin è inconsistente, Aimar e Oliveira poco ispirati.


Zaragoza (4-4-2): César 6,5; Cuartero 6, Sergio 6, Pavon 6, Juanfran 6; Gabi 5,5, Luccin 5, Zapater 6, Aimar 5,5 (dall’ 81’ Oscar 6,5); Diego Milito 5,5 (dal 69’ Sergio Garcia 7), Oliveira 5 (dal 45’ D’ Alessandro 7).
In panchina: Lopez Vallejo, Paredes, Chus Herrero, Celades.
Sevilla (4-4-2): Palop 5,5; Daniel Alves 6,5, Boulahrouz 5,5, Fazio 6, Dragutinovic 6; Jesus Navas 6,5 (dal 65’ Poulsen 6,5), Martì 5,5, Keita 6, Adriano 5,5 (dal 57’ Renato 6); Luis Fabiano 5, Koné 6,5 (dal 65’ Kanouté 5,5).
In panchina: De Sanctis, Mosquera, Hinkel, Diego Capel.

Gol: D’ Alessandro 52’; Sergio Garcia 86’.
Arbitro: Pérez Burrull. Ammoniti: Sergio Garcia per il Zaragoza.

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venerdì, settembre 28, 2007

QUINTA GIORNATA: Real Madrid-Betis 2-0: Raul, rig.; Julio Baptista.

I tre punti e la stupenda rovesciata di Baptista per il 2-0 conservano il primato in classifica, ma nascondono appena la prestazione mediocre di un Real Madrid abbastanza preoccupante. Il Betis, squadra in assoluto fra le più resistibili al momento attuale, meriterebbe ben di più, addirittura tre pali colpiti.
Gli andalusi cominciano male: al contrario dell’ esempio fornito da Almeria e Valladolid, si difendono in maniera conformista e passiva, tutti attaccati a Ricardo. Il Madrid domina il centrocampo e inizia proponendo un possesso-palla di discreta fluidità, però crea poco e presto evidenzia una notevole mancanza di peso in attacco. Con un avversario che difende così basso, servirebbe più che mai Van Nistelrooy, ma in attacco c’è il nano Saviola (se proprio si doveva preservare l' olandese, sarebbe stato meglio scegliere come sostituto Soldado, che però nessuno al Real prende veramente sul serio) e difficilmente si sfonda. Peraltro la fluidità e la padronanza del gioco svaniscono molto presto, e anche il Betis mette la testa fuori. Sempre imprecisi fino alla mezzora nel rilanciare l’ azione, gli ospiti si rendono pericolosissimi alla prima azione manovrata decente: Casillas, Cannavaro, Diarra e Torres gestiscono malissimo nell’ area piccola un cross di Odonkor, ma prima Edu spara addosso ad Iker, e poi l’ accorrente Mark Gonzalez conclude malamente sopra la traversa.
Il Betis comincia a capire che il modo migliore per mettere in difficoltà il Real è attaccarlo, e ci prova con più convinzione: Somoza non sorprende Iker col suo astuto tiro a spiovere, ma il colpo di testa di Rivas su calcio d’ angolo trova solo il palo a fermarlo. Inquietudine e fischi al Bernabeu alla fine del primo tempo.
Il secondo tempo conferma il definitivo riequilibrio del match, col Betis che avanza di qualche metro il baricentro, meno intimorito e più convinto delle sue reali possibilità. Il Real Madrid, che prova a cambiare immagine con Robben e Robinho, ora trova attacchi perlopiù estemporanei, e l’ attivismo di Raul non riesce a compensare il ridottissimo peso offensivo. Ma proprio Raul provoca il rigore (un po’ discutibile), che sblocca la partita: l’ ingenuo Rivas gli permette di girarsi dentro l’ area, e a quel punto per il capitano madridista è un gioco da ragazzi procurarsi il rigore che lui stesso trasforma.
Dopo il vantaggio Madrid più sciolto e con più spazi per le percussioni di Robben, ma il Betis resta pericoloso, anzi pericolosissimo: una traversa, su una punizione laterale goffamente deviata da Diarra in area di rigore, e un palo pieno su una sassata di Mark Gonzalez. L’ ingresso di Baptista però dà vigore ai merengues, e la prodezza del brasiliano sancisce un risultato finale piuttosto bugiardo.

I MIGLIORI: Raul, non solo per il rigore procurato e segnato, è ancora una volta l’ elemento offensivo di maggior vivacità e spessore. Gol capolavoro di Baptista, in una giornata fortunatissima da questo punto di vista (Rossi, Aguero, Forlan, Messi, Ogbeche fra i tanti gol degni di nota). Sergio Ramos il più convincente nella traballante difesa madridista, reattivo anche Heinze.
Somoza sostiene discretamente il centrocampo bético, Sobis e Mark Gonzalez sono i principali animatori degli attacchi dei verdiblancos, ma peccano d’ imprecisione.
I PEGGIORI: Inesistente Saviola, era un’ occasione per guadagnare altri punti e invece nulla. Combina poco anche Higuain, fuori ruolo come sempre. Convincono poco le ultime prestazioni di Casillas, insolitamente incerto. Guti non in partita.


Real Madrid (4-4-2): Casillas 5,5; Torres 5,5, Cannavaro 5,5, Cannavaro 6,5, Heinze 6,5; Higuain 5,5 (dal 58’ Robinho 6), Diarra 6, Guti 5,5, Sneijder 6 (dal 78’ Baptista 7); Raul 7, Saviola 5 (dal 58’ Robben 6,5).
In panchina: Dudek, Marcelo, Gago, Soldado.
Betis (4-4-2): Ricardo 6; Melli 6, Juanito 6, Rivas 5,5, Fernando Vega 6; Odonkor 5,5 (dal 71’ Xisco 6), Somoza 6,5, Juande 6, Mark Gonzalez 6 (dall’ 84’ Caffa s.v.); Sobis 6, Edu 5,5.
In panchina: Doblas, Ilic, Babic, Capi, Fernando.

Gol: Raul, rig. 66’; Baptista 84’.
Arbitro: Pérez Lasa. Ammoniti: Cannavro per il Real Madrid, Melli e Juande per il Betis.

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giovedì, settembre 27, 2007

QUINTA GIORNATA: ALTRE PARTITE.

Deportivo-Recreativo 0-2: Carlos Martins 12'; Javi Guerrero 46'.

Athletic Bilbao-Atlético Madrid 0-2: Agüero 11'; Forlan 77'.

Osasuna-Levante 4-1: Pandiani 31' (O); Ettien 33' (L); Pandiani 51' (O); Juanfran 56' (O); Javi Garcia 76' (O).

Racing-Villarreal 0-2: Nihat 39'; Rossi 76'.

Valencia-Getafe 2-1: Silva 15' (V); Villa 31' (V); Braulio 76' (G).

Mallorca-Valladolid 4-2: Ogbeche 5' (V); Victor 25' (V); Nunes 48' (M); Arango 51' (M); Victor Casadesus 83' (M); Arango 87' (M).

Murcia-Almeria 0-1: Felipe Melo 41'.

Real Madrid-Betis stasera alle 22.


Cominciamo con una premessa: questa Liga sembra promettere tanto, come livello tecnico e come spettacolo, molto di più delle ultime due. Grandi gol, grandi giocate, squadre che osano abbastanza, qualità media molto alta ed elevata competitività interna (sempre che qualcuno in testa non decida di andare in fuga nelle prossime giornate).
In testa, almeno in attesa del Real Madrid stasera, si situa il Villarreal. Evento già di per sè storico, che matura grazie ai gol dell' affiatata coppia Nihat-Rossi (golazo di tacco, capocannoniere con Messi, Sneijder, Kanouté e Agüero) . Gioca titolare anche Matias Fernandez, al posto di Pires, ma non è una passeggiata, perchè il Racing gioca alla pari (anzi, pure meglio), ma paga la scarsa resa offensiva oltre alle grandi parate di Viera e a un palo di Munitis nel primo tempo. Con l' espulsione di Duscher nel secondo tempo, i padroni vedono poi definitivamente compromesse le loro chances.
Sempre lì il Valencia, che come suo solito si accontenta del minimo indispensabile, frustrando le velleità di rimonta di un Getafe in partita ma ancora una volta spuntato (2 punti, in fondo alla classifica, ma son convinto che l' undici di Laudrup uscirà alla distanza, ha basi più che valide).
L' Atlético, in attesa di raggiungere la qualità di gioco ideale, semina vittime col suo micidiale attacco. Quivi gioca un signore (di 19 anni), tale Sergio Leonel Agüero detto "Kun", che col pallone fa quello che gli pare. Il gol dell' 1-0 è nel suo stile più classico, un capolavoro di classe pura, da nuovo Romario: prima evita la scivolata di Ustaritz rientrando sul sinistro, poi subito dopo finta e manda a vuoto anche Ocio, creandosi lo spazio per seccare Iraizoz in tutta comodità. Agüero esegue le giocate di un fantasista nello spazio angusto e trafficato dell' area di rigore: fa quasi sorridere la facilità e la freddezza con le quali se la sbriga negli ultimi metri, con quel baricentro basso e quei movimenti incontenibili sul breve.
Tanta facilità nell' andare in gol manca all' Athletic, che in tutto il secondo tempo preme con insistenza per vedersi infine schiaffare in faccia il raddoppio di Forlan, niente male anche questo: fucilata da fuori area sotto la traversa.
Vola il Mallorca, che reagisce (trascinato da un superbo Jonas) in maniera eccezionale ad un primo tempo in balia del Valladolid, in vantaggio di due gol ma incomprensibilmente scioltosi nella seconda frazione. Preziosissima vittoria dell' Almeria, sul campo di un Murcia che recrimina per l' arbitraggio (espulsi Gallardo e Regueiro).
Ma quale crisi offensiva! Il Recreativo (che per rimpolpare l' attacco ha acquistato lo svincolato colombiano Congo, soluzione molto di ripiego) domina un sempre più preoccupante Deportivo, ed esalta il suo poco atteso bomber Javi Guerrero. Un disastro il Levante, l' Osasuna (eccezionale Juanfran) si sblocca.

CLASSIFICA
1 Villarreal 12
2 Valencia 12
3 Barcelona 11
4 R. Madrid* 10
5 Atlético 8
6 Mallorca 8
7 Recreativo 8
8 Almería 7
9 Espanyol 7
10 Sevilla* 6
11 Osasuna* 5
12 Valladolid 5
13 Murcia 5
14 Zaragoza 5
15 Athletic 5
16 Deportivo 5
17 Racing 5
18 Betis* 2
19 Getafe 2
20 Levante 1

(*) Equipos con un partido menos


CLASSIFICA MARCATORI
Sneijder Real Madrid 4
Kanouté, Sevilla 4
Messi, Barcelona 4
Rossi, Villarreal 4
Agüero, At. Madrid 4
Kerzhakov, Sevilla 3
Javi Guerrero, Recreativo de Huelva 3

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QUINTA GIORNATA: Barcelona-Zaragoza 4-1: Messi (B); Messi (B); Zapater (Z); Iniesta (B); Deco (B).

MostroBarça. Il Zaragoza è squadra ben più aperta del Sevilla di sabato, anzi diciamo pure che senza palla è un disastro: non pressa l’ avvio dell’ azione, copre male il campo (il centrocampo a rombo lascia i terzini in costante situazione di uno contro uno con Messi ed Iniesta) e lascia molti spazi fra difesa a centrocampo per gli inserimenti a piacere dei trequartisti blaugrana. Non si tratta quindi di un match di scacchi, si tratta solo di giocare a pallone, e lì se lo lasci fare il Barça è impareggiabile.
L’ illusione di una partita giocata alla pari dura giusto dieci minuti, quando gli ospiti rispondono all’ immediato vantaggio di un allucinante Messi prima con un bel palo di Diego Milito e poi con un ancor più bel gol di Zapater, destro dal limite dell’ area al termine di un’ ottima azione manovrata fra Juanfran, Oliveira ed Aimar. Ma immediatamente dopo ancora Messi fa il 2-1, e di lì in poi inizia lo show del Barça: quattro gol tutti in un primo tempo di calcio vertiginoso, e goleada storica scampata per miracolo dall’ impresentabile Zaragoza.
Il Barça di ieri sera ha ben poco a che spartire con quello irritante ed imbolsito dell’ anno scorso: un’ altra storia in termini di fame, spirito di sacrificio, intensità, e coesione. Aggiungendo poi una condizione atletica brillante ed una serata di assoluta ispirazione di tutti i maggiori talenti (pure Henry ha mostrato netti progressi, però il gol per lui sembra una maledizione), oltre alla tenerezza del Zaragoza, ne scaturisce un’ ondata che spazza via tutto. Sbalorditiva fluidità di gioco: azione che non ristagna mai, ma scorre da un giocatore all’ altro sempre con limpida precisione, coronata da incontrollabili accelerazioni negli ultimi metri.
Tutti si aiutano, tutti offrono l’ appoggio, e i costanti inserimenti sulla trequarti di Messi, Deco e Iniesta incendiano il Camp Nou: i conti vengono interamente sistemati nel primo tempo (da manuale il gol del 3-1 di Iniesta), facendo del secondo una mera passerella per i talenti locali: Messi (pallonetto alto di poco dopo triangolazione volante di gran classe con Deco) ed Iniesta (palo su rasoiata di controbalzo dalla lunga distanza) sfiorano un altro paio di golazos, ma forse non è il caso di infierire.
In chiusura, brutte notizie dall’ infermeria: per il Barça, con l’ infortunio muscolare a Zambrotta, ma molto di più per il Zaragoza, che rischia di dover fare a meno tutta la stagione di un giocatore come Matuzalem, importantissimo nel suo nuovo progetto.

I MIGLIORI: Di Messi ho già detto tutto quello che c’ era da dire, mi concentro quindi su un Iniesta in condizioni di forma stupefacenti: ha un cambio di ritmo devastante, e fa praticamente quello che vuole degli avversari. Sulla sinistra dell’ attacco, ha responsabilità quasi esclusivamente creative, può svariare col massimo profitto, ed in questo momento il confronto con Ronaldinho lo vede chiarissimo vincitore, come spunto, come mobilità e come ispirazione: deve giocare lui, l’ azione d’ attacco diventa nettamente più incisiva.
Splende anche l’ enciclopedico Deco, trascinatore a tutto campo: due assist ed una partecipazione decisiva nel 4-1 di Marquez, che ribatte a porta vuota una sua punizione deviata sul palo da César. Esemplare dello spirito ritrovato dal Barça la sua vicenda: discontinuo l’ anno scorso, relegato in panchina all’ inizio di questa stagione, si è riconquistato di forza il posto fra i titolari, tornando a palesare tutta la sua indispensabilità (il centrocampo è molto più quadrato con lui invece che con la coppia Xavi-Iniesta). Un altro giocatore tornato imprescindibile è Marquez, eccellente leader difensivo e pezzo unico nella rosa per la sua capacità di impostare l’ azione dalle retrovie, qualità fatta valere anche ieri sera.
I PEGGIORI: Quello del Zaragoza è un naufragio collettivo, difficile individuare responsabili principali.

AZIONI SALIENTI

Barcelona (4-3-3): Valdés 6; Zambrotta s.v. (Oleguer 6, min. 21), Márquez 7, Gabi Milito 6,5, Abidal 6,5; Xavi 6, Touré 6,5, Deco 8 (Giovani s.v., min. 73); Messi 8 (Bojan s.v., min. 83), Henry 6, Iniesta 8.
In panchina: Jorquera, Sylvinho, Thuram, Ezquerro.
Zaragoza (4-3-1-2): César 6,5; Diogo 5, Sergio 5, Pavón 5, Juanfran 5,5; Zapater 6, Luccin 5 (Gabi 5, min. 46), Matuzalem 5 (Chus Herrero s.v., min 54); Aimar 5,5; Oliveira 5, Diego Milito 5,5 (Sergio García, min. 58).
In panchina: Lopez Vallejo, Paredes, Celades, D’ Alessandro.

Árbitro: Velasco Carballo (comité madrileño). Amonestó con cartulina amarilla a Touré (min. 50), Márquez (min. 58), Diogo (min. 63), Chus Herrero (min. 68) y Gabi (min. 73).
Goles: 1-0, min. 5: Messi. 1-1, min. 10: Zapater. 2-1, min. 11: Messi. 3-1, min. 22: Iniesta. 4-1, min. 46: Márquez.
Incidencias: partido correspondiente a la quinta jornada de Liga, disputado en el Camp Nou de Barcelona ante 70.676 espectadores

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mercoledì, settembre 26, 2007

QUINTA GIORNATA: Sevilla-Espanyol 2-3: Angel (E); Luis Garcia (E); autorete Jarque (S); Koné (S); Tamudo (E).

Momento difficile per il Sevilla: dopo le due ridimensionanti sconfitte di Londra e Barcellona, questa assolutamente inattesa battuta d’ arresto casalinga. Giocano un brutto scherzo un po’ la sfortuna, un po’ l’ eccessiva foga (che prevale sul raziocinio) e un po’ l’ inopportuno avventurismo di Juande Ramos, che in pochi giorni passa da un estremo all' altro: dal banale difensivismo del Camp Nou al mezzo suicidio di questo secondo tempo. L’ Espanyol forse non ha meritato in pieno la vittoria, è raro che incanti, ma ha fatto valere tutto il suo pragmatismo di squadra solida e sempre pronta a cogliere la minima occasione coi propri pericolosissimi attaccanti.

Molti cambi nelle due formazioni: Valverde lascia in panchina Tamudo e Zabaleta, punisce Clemente Rodriguez proponendo Lacruz e Chica come terzini prevalentemente di contenimento. Jonatas finalmente dall’ inizio, alle spalle dell’ unica punta Luis Garcia. Anche Juande insiste con l’ unica punta (Kerzhakov) e Renato in appoggio, mentre Mosquera, nell’ inedita coppia con Escudé, fa il suo esordio nella Liga. Interessante esperimento sulla fascia sinistra con Duda esterno e Adriano terzino (del resto il ruolo che ha ricoperto anche nella Seleçao).
Il primo tempo è molto bloccato perché bloccato è il centrocampo: le due squadre lo affollano intasando gli spazi e rallentando i tempi dell’ azione, e nessuna ha il predominio. Nelle azioni offensive inevitabilmente episodiche che scaturiscono da tale contesto, sembra comunque il Sevilla la squadra in grado di fare più male (già in apertura Kerzhakov si era divorato un gol davanti a Kameni), ma in realtà chi passa è l’ Espanyol: mezzo pasticcio dell’ incerta difesa sevillista, respinta corta di Escudé e dal limite dell’ area Angel fucila a rete.
Con l’ Espanyol in vantaggio e ultra-conservatore, il controllo passa tutto al Sevilla, che prova a costruire soprattutto dalla solita fascia destra di Alves&Navas, ma senza il ritmo dei giorni migliori. Occorre più peso e Juande nel secondo tempo si gioca finalmente la seconda punta (mossa che andava fatta sin dall’ inizio non solo di questa partita, ma anche di quella del Camp Nou), Koné. Entra anche Diego Capel per Duda, ma quantomeno bizzarro risulta l’ arretramento di Maresca al centro della difesa. Enzo dimostra subito tutta la sua abitudine al ruolo: su un rilancio esce completamente a vuoto dalla sua zona, Riera quasi ignorandolo gli va via sulla sinistra e serve il clamoroso 0-2 a Luis Garcia, splendido nella deviazione volante a rete.
Il Sevilla accusa un po’ il colpo, ma lo aiuta a rialzarsi l’ auorete di Jarque su cross di Navas, finalmente un episodio fortunato anche per gli andalusi. A questo punto la strategia dei padroni di casa è molto chiara: mettere in campo tutto quello che ha, senza altre considerazioni. Fa bene Juande a mettere Kanouté, ma invece che sostituire Kerzhakov toglie Adriano, lasciando la squadra incredibilmente sbilanciata: tre punte, due esterni di centrocampo ultra-offensivi, un solo centrocampista centrale-Renato-con la coppia Maresca-Keita (!) al centro della difesa. Anche così la partita psicologicamente è tutta del Sevilla: Koné comincia a mettersi in mostra, ed estrae dal cilindro un gran gol per il 2-2: il cross di Capel è buono ma un po’ arretrato, l’ ivoriano ci mette una gran torsione per indirizzare di testa un pallone a spiovere sotto la traversa.
L’ assedio continua, spiovono molti cross per Kanouté, ma proprio negli ultimi minuti Juande paga salatissimo il conto delle sue scelte: senza praticamente centrocampo, la difesa rimane scoperta di fronte agli inserimenti dalle retrovie, e così, su un’ azione abbastanza casuale sulla trequarti, diventa troppo facile per Tamudo (intelligentemente inserito da Valverde proprio per colpire lo sbilanciamento del Sevilla) farsi servire sulla corsa da Luis Garcia e freddare con nonchalance Palop.

I MIGLIORI: Signor attaccante Luis Garcia: completo, dotato nel palleggio, opportunista, bravo come spalla e come finalizzatore. Un signore anche Riera, in un periodo in cui ha grande fiducia nei suoi eccellenti mezzi. Kameni mette in mostra il meglio del suo repertorio, gli enormi riflessi. Positivo Jarque, nonostante la sfortunatissima autorete. Ottimo Angel, giocatore che ha senso tattico e idee sempre chiare.
Navas è il più continuo del Sevilla, Koné comincia a farsi conoscere: ieri sera ha giocato nel suo modulo ideale, cioè “ognuno per conto suo”, si esalta nelle sue percussioni e inventa un gran gol.
I PEGGIORI: Non è facile dimostrare quanto si vale con una fiducia che va a singhiozzo (francamente poco comprensibile quando De La Pena è fuori per infortunio), ma Jonatas ci mette anche del suo. Fuori dal gioco e senza spunti degni di nota.
La serata nera di Kerzhakov, non ne azzecca una: clamorosi i due gol mangiati (il primo ad inizio partita, ciabatta a lato davanti a Kameni, il secondo nel secondo tempo con un’ incredibile conclusione alta a porta vuota, molto più difficile da sbagliare che da mettere dentro). Male la coppia di centrali Mosquera-Escudé, evidentemente a corto d’ intesa: il colombiano poi non pare l’ idolo di Juande, che lo ha già sostituito dopo 45’ nelle due partite in cui lo ha impiegato (L’ altra era la Supercoppa di ritorno al Bernabeu). Certo però che se il rimedio è Maresca stopper…


Sevilla (4-4-1-1): Palop 6; Alves 6, Mosquera 5,5 (dal 1’ s.t. Koné 7), Escudé 5,5, Adriano 5,5 (dal 17’ s.t. Kanouté 6); Jesus Navas 6,5, Maresca 5,5, Keita 6, Duda 5,5 (dal 1’ s.t. Capel 6,5); Renato 5,5; Kerzhakov 4,5.
In panchina: De Sanctis, Boulahrouz, Hinkel, Martì.
Espanyol (4-2-3-1): Kameni 7; Lacruz 6 (dal 34’ s.t. Zabaleta s.v.), Torrejon 6, Jarque 6,5, Chica 5,5; Moisés 6, Angel 7; Valdo 5,5 (dal 30’ s.t. Tamudo 7), Jonatas 5 (Smiljanic s.v.), Riera 6,5; Luis Garcia 7.
In panchina: Lafuente, Serran, Moha, Coro.

Gol: Luis Garcia 29’ (E); Luis Garcia 54’ (E); autorete Jarque 59’ (S); Koné 64’ (S); Tamudo 88’ (E).
Arbitro: Mejuto Gonzalez. Ammoniti: Jesus Navas per il Sevilla; Riera e Luis Garcia per l’ Espanyol.

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martedì, settembre 25, 2007

Il meglio dell' avvio di stagione.

-La consacrazione di Agüero
Dopo una prima stagione di adattamento, il Kun ha preso le redini di un Atlético che deve ancora costruire le sue certezze ma che fa già sicuro affidamento su un potenziale offensivo alla portata di pochi. Agüero dà la costante sensazione di pericolo tipica degli eletti, incontenibile nel dribbling stretto, geniale negli ultimi metri: uno spettacolo. Tre gol e una partecipazione decisiva nella stragrande maggioranza dei gol e delle azioni pericolose dei colchoneros.

-Villarreal nuova grande?
Come il Sevilla, il Villarreal pare avere le carte in regola per installarsi stabilmente ai piani alti del calcio spagnolo. Diversi stili di gioco ma uguale oculatezza nella programmazione: il Villarreal del dopo Riquelme è un blocco solido, abbastanza completo in tutti i reparti e in grado di esprimere un calcio piacevole e di notevole spessore tecnico, con giovani invidiati da tutto il calcio europeo come Giuseppe Rossi e Matias Fernandez (anche se quest’ ultimo deve ancora conquistarsi un posto da titolare).

-Abidal, Yaya Touré e Keita: forza e sostanza in abbondanza.
I tre atleti di origine africana hanno incrementato in maniera sensibile i potenziali di Barça e Sevilla. Abidal per la facilità di corsa e la tenacia ricorda più il T-1000 di “Terminator 2” che un normale essere umano: spettacolare solidità difensiva e appoggio costante all’ azione d’ attacco. Yaya Touré sta dimostrando un’ ottimo adattamento al ruolo di vertice basso del centrocampo, del quale può diventare uno degli esponenti più completi a livello internazionale. Keita amplia le opzioni tattiche di Juande Ramos, potendo giocare indifferentemente in coppia con Poulsen, Renato, Martì o Maresca. Impressionante forza fisica, poderoso nel pressing, intelligente e generoso nel coprire gli spazi, sa anche gestire il pallone con buon criterio, e ancora non ha fatto vedere l’ altro aspetto del suo repertorio, quello offensivo. Undici reti nel Lens l’ anno scorso, è abile nell’ inserimento e può trovare il gol sia col suo potente sinistro da fuori che andando a staccare imperiosamente nell’ area avversaria sui calci piazzati.

-Sneijder Arma Letale
Da subito imprescindibile, il centrocampista olandese (preservato contro il Valladolid da Schuster) ha elevato il tasso d’ immaginazione del centrocampo madridista. Lui e Guti possono mettere il pallone dove vogliono, spettacolari in particolare i cambi di gioco millimetrici di Sneijder, ideali per rendere ancora più irresistibile l’ azione di rimessa del Madrid. Poi i gol, l’ arma in più di questo centrocampista che segna come una punta di ruolo, già capocannoniere con 4 gol alla pari di Kanouté. Terrificante lo score sui calci piazzati, e c’ era pure chi rimpiangeva Beckham…

-Il ritorno di Raul
Non più deprimente controfigura, ma di nuovo trascinatore. Grande contro Atlético e Werder, lo si vede brillante atleticamente, motivato e come sempre incredibilmente generoso e predisposto al lavoro di squadra (copre ogni volta due-tre ruoli a partita). E poi ha ritrovato anche il tempismo dei bei tempi in area di rigore (eloquenti i gol contro Atlético, Villarreal e Werder): di questo passo chiedersi se possa tornare in nazionale non sarà più un interrogativo campato per aria.

-La spavalderia di Almeria e Valladolid
Sono neopromosse, non navigano nell’ oro, ma non per questo Almeria e Valladolid rinunciano alle idee che le hanno portate in Primera. Seppure con accenti stilistici e moduli decisamente diversi (più palleggio e brillantezza offensiva nel 4-3-3 dell’ Almeria, pressing e atletismo sopra ogni cosa nel 4-2-3-1 del Valladolid), le due squadre sono accomunate dalla volontà di difendersi non in maniera passiva ma aggredendo l’ avversario per tenerlo il più lontano possibile dalla propria area e, perché no, imporre il proprio gioco nella metacampo avversaria. Così ha fatto l’ Almeria al Riazor e a tratti anche al Bernabeu (addirittura in inferiorità numerica ha cercato e pure sfiorato con insistenza il pareggio), e così ha fatto anche il Valladolid prima nel secondo tempo del Mestalla e poi nella memorabile partita col Real Madrid, raccogliendo molto meno di quanto avrebbe effettivamente meritato.

-Aria nuova sulle ali
Negli ultimi tempi il panorama nazionale pareva limitato alle lune di Joaquin e Reyes e alla maledizione che ha colto il povero Vicente, ma fortunamente quest’ inizio di Liga ha proposto una nuova leva di talentuosi esterni offensivi che possono illuminare il futuro del calcio spagnolo. Dall’ estroso Pablo Hernandez del Getafe al puffo Sisi del Valladolid (tutti e due di proprietà del Valencia… da quelle parti si staranno fregando le mani), passando per lo sfrontato Susaeta che riempie di speranza l’ Athletic, c’è di che rallegrarsi. Senza dimenticare poi il progetto-Capel, ancora immaturo ma dalle potenzialità sconfinate.

-L’ umiltà del Racing
In piena estate tutti lo davano per spacciato, vedendo il mercato. Poi, ritoccata all’ ultimo la rosa, una partenza ampiamente al di sopra delle attese, con 5 punti e due pareggi prestigiosi imposti a Barça e Zaragoza. Merito dell’ abilità di un tecnico come Marcelino e dell’ esperienza e diligenza di elementi come Colsa, Duscher e Munitis.
Ha paradossalmente tratto giovamento dal fatto di dover incontrare subito grandi squadre (anche l’ Atlético, nonostante il 4-0 finale, ha avuto qualche difficoltà finchè si era sull’ 1-0), essendole richiesto nulla più che limitare il gioco altrui, compito eseguito con notevole disciplina tattica. Squadra dalla creatività molto scarsa, il difficile verrà quindi contro le squadre di categoria medio-bassa (anche se il primo scontro diretto, col Levante, è valso una vittoria).

-Messi dominatore
Le ultime sfide con Lione e Sevilla confermano l’ eccezionale caratura di questo giocatore, destinato ad entrare nella storia se non si metteranno di mezzo contrattempi. Più la sfida è importante e prestigiosa, più lui sente il dovere di caricarsi sulle spalle la squadra e decidere. Il Pallone d’ Oro lo vincerà meritamente Kakà, ma il migliore è lui.

-La certezza Güiza
Questo non la smette più di segnare: già 3 i gol, con tutta evidenza l’ anno scorso al Getafe non era un semplice exploit. L’ incontro con Ibagaza è stato una benedizione, e ha reso mortifero il contropiede del Mallorca, squadra che l’ anno scorso aveva il neo principale proprio nell’ attacco. Glaciale e talvolta pure raffinato nel risolvere l’ uno contro uno col portiere avversario, la Seleccion non è più una chimera.


FOTO: as.com; mundodeportivo.es

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lunedì, settembre 24, 2007

QUARTA GIORNATA: ALTRE PARTITE.

Almeria-Mallorca 1-1: Mané 34' (A); Güiza 77' (M).

Atlético Madrid-Racing 4-0: Raul Garcia 11'; Agüero 69'; Forlan 76'; Simão 86'.

Villarreal-Murcia 2-0: Rossi 84'; Rossi 88'.

Betis-Valencia 1-2: Miguel 68' (V); Joaquin 82' (V); Sobis 86' (B).

Zaragoza-Osasuna 2-1: Matuzalem 16' (Z); Juanfran 23' (O); Diego Milito 70' (Z).

Getafe-Deportivo 0-0


Quatto quatto il Valencia si porta a quota 9, a un punto solo dal Real capolista. Gli uomini di Quique stanno ritrovando solidità e fiducia, ieri ne ha fatto le spese un Betis che povero era e povero (almeno per ora) rimane. Grande protagonista l' applauditissimo ex Joaquin, che in coppia acon Miguel mette a ferro e fuoco la fascia destra, segna e poi chiede pure scusa.
Fanno compagnia al Valencia i corregionali del Villarreal, che, smaltito l' incidente di percorso col Real Madrid, si propongono come successori sempre più credibili del Sevilla nella veste di nuova grande di Spagna. Per spezzare la resistenza del sempre spigoloso Murcia ci vuole però l' ingresso dalla panchina (Pellegrini preferisce inizialmente Nihat, in gran spolvero nelle ultime uscite) di uno splendido Giuseppe Rossi, decisivo con la sua doppietta (il primo gol è una perla: triangolazione stretta con Guille Franco e tocco morbido ad eludere l' uscita di Notario). Pure Matias Fernandez, ancora una volta convincente a partita in corso, reclama attenzione.
L' Atlético, dopo i fischi della Uefa, si riconcilia col suo pubblico: sugli scudi Reyes, finalmente alla prima da titolare (intoccabile Maxi, gli lascia spazio Simao, comunque in gol una volta subentrato, su grande assist di Luis Garcia) e, manco a dirlo, il solito geniale Kun Aguero. Il Zaragoza placa le sue ansie con una sofferta vittoria (ancora difficoltà di gioco, ma quando i talenti di centrocampo e attacco si associano palla a terra qualcosa succede sempre, vedi il golazo di Matuzalem), mentre il Mallorca (Guiza domina) raccoglie meno di quanto meriterebbe sul campo dell' Almeria.
Al Coliseum di Getafe si ride poco: opposti a un grigio Deportivo, i padroni di casa (ottava squadra nel mio pronostico) continuano nel loro stentato inizio di stagione: paradossalmente, visto che il mercato sembrava scongiurare tale evenienza, fammo grande fatica ad andare in gol. Deludente Kepa nelle prime uscite, ieri Laudrup si è giocato la carta-Braulio, con eguali insoddisfacenti risultati.

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QUARTA GIORNATA: Valladolid-Real Madrid 1-1: Pedro Lopez (V); Saviola (R).

Enorme ingiustizia, beffa atroce per un Valladolid COLOSSALE. Non mi è capitato tanto spesso di veder giocare così bene al calcio, collettivamente. Un concetto di gioco molto simile a quello del miglior Valencia di Benitez, un omaggio ad un maestro come Arrigo Sacchi, e poco importa che gli undici in campo non siano proprio dei fuoriclasse, se c’è un’ Idea da imporre, qualunque sia l’ avversario.
Purtroppo però il calcio dell’ uguaglianza se ne infischia: se al piccolo Valladolid occorre una mole di gioco sovrumana per ricavarne un misero golletto, al grande Real Madrid basta invece un respiro, un’ improvvisazione su uno spartito inesistente, per portare a casa quello che gli occorre.
Già l’ avevamo sottolineato parlando del furto di sabato scorso al Mestalla: questo Valladolid controlla tutte le variabili meno quella decisiva , cioè il gol. Per dominare quel particolare ci vuole ahiloro la qualità dei più grandi: non dai respiro all’ avversario, lo schiacci, gli impartisci una lezione di organizzazione tattica ed agonismo, lo rinchiudi nella sua area ma non fai che girarci continuamente attorno, con le azioni che sfumano sempre al momento di dare l’ ultimo passaggio o di finalizzare. Il gol viene soltanto da una prodezza difficilmente ripetibile di Pedro Lopez, e il pur generoso Llorente manda in fumo quasi ogni attacco.
Arrivi così con un solo gol di vantaggio a pochi minuti dal traguardo, e cominciano a tremarti le gambe: musica per le orecchie del Real Madrid, che sa che almeno un’ occasione prima del fischio finale l’ avrà, e di certo non farà sconti: Guti al limite dell’ area, l’ azione che preferisce, tocco morbido filtrante per Van Nistelrooy tenuto in gioco da Marcos, l’ olandese è freddo e altruista al tempo stesso e serve l’ 1-1 a porta vuota per il subentrato Saviola.
Beffa amara quanto nell’ aria per il pubblico del Zorilla, e i rimpianti per il Valladolid non finiscono certo qui, perché Llorente allo scadere si preoccupa di mandare clamorosamente alta una respinta difettosa di Casillas. Il Real Madrid è grande perché si può permettere Van Nistelrooy, il Valladolid è piccolo perché, con tutto il rispetto, si deve accontentare di Llorente…

I primi 10 minuti sono impressionanti, una dimostrazione elevata all’ ennesima potenza di quello che sarà l’ andazzo di tutto il match. Non esagero se dico che il Real Madrid fatica addirittura ad uscire dalla propria metacampo: il pressing scientifico del Valladolid lo schiavizza. I padroni di casa si riversano per intero nella metacampo madridista: ogni pallone che scappa dall’ area di Casillas o che il Madrid prova a verticalizzare diventa preda facile di un centrocampo dominante, accompagnato da una difesa implacabile nell'’aggredire alto.
Grandi spunti di Sisi, mobilità da Kome e Llorente, vivacità da Sesma, ma è il Real Madrid a rendersi per primo veramente pericoloso (fuga di Robinho sulla destra, tiro-cross e tap-in mancato da Van Nistelrooy), segno evidente della differenza enorme di potenziale fra le due squadre. Il dominio netto del Valladolid svanisce in area di rigore nell’ inconsistenza di Llorente, mentre il Real Madrid le rare volte in cui riesce a saltare il pressing inquieta con le sue individualità, come quando la splendida girata di Raul al limite dell’ area trova il provvidenziale intervento di Butelle. A bilanciare il saldo delle occasioni comunque ci pensa Sisi che libera un gran sinistro a girare che finirebbe sotto la traversa se Casillas non mettesse la mano provvidenziale.
L’ avvio del secondo tempo è in fotocopia rispetto al primo: intensità, possesso-palla ma finalizzazione inesistente, i palloni vagano ma Llorente tace… Il Real ha poi un momento di respiro solo quando il Valladolid rifiata, Van Nistelrooy ci prova col destro, ma è il Valladolid (che cerca più qualità negli ultimi metri col cambio Kome-Victor) a trovare finalmente il gol, con una inimmaginabile sassata di Pedro Lopez dalla lunghissima distanza.
In vantaggio, il Valladolid cerca ovviamente la gestione del risultato (esce Sisi, che ha dato tutto, ed entra il terzino sinistro Marcos, con Sesma che cambia fascia ed Oscar Sanchez che avanza a centrocampo), con oculatezza ma senza eccessive barricate, anzi disponendo pure di un ottimo contropiede, sciupato orrendamente da Llorente, ça va sans dire. Real Madrid salvo e cattivo al massimo nel colpire, sull’ asse Guti-Van Nistelrooy-Saviola l’ unico vero momento di debolezza di quest’ eccezionale Valladolid.

I MIGLIORI: Tanti nel Valladolid, sempre tenendo presente che è la forza del collettivo ad esaltare oltre ogni misura le prestazioni individuali. Borja padrone del centrocampo: spezza, costruisce, riparte, prova anche da fuori (con un sinistro dal limite sfiora anche il gol), con una continuità d’ azione impressionante. Pedro Lopez quasi-eroe: al di là del super-gol, una prestazione notevolissima sulla destra, cancella Drenthe e supporta l’ azione offensiva abbinando a ritmi elevatissimi una precisione più che discreta.
Esplosivo il puffo Sisi, calato nel secondo tempo ma difficilmente controllabile nel primo, coi suoi scatti e il suo baricentro basso. Ha picchi molto meno eclatanti ma dura di più Sesma, vivace palla al piede e ficcante nel proporre tagli e cercare la profondità. Ottimo leader difensivo Garcia Calvo, buona scelta di tempo e letture spesso azzeccate. Guti viene polverizzato dal pressing avversario, ma le sue magiche doti di rifinitore risultano determinanti nell’ occasione giusta.
I PEGGIORI: Pessimo l’ ex giocatore Salgado (graziato pure dall’ arbitro: ha rischiato l’ espulsione), in serie difficoltà sia con Sesma che con Sisi quando viene dalle sue parti, inghiottito Drenthe, Casillas rischia di combinarla grossa nel finale, ma Llorente lo grazia.
Ecco, Llorente: non mi andrebbe proprio di additare responsabili o pecore nere, ma è innegabile che il basco debba avere sulla coscienza un 90% dei due punti scappati via al Valladolid. Fa un ottimo lavoro senza palla, viene incontro o si offre in profondità con intelligenza a seconda dei casi, ma in area manca completamente di killer instinct (forse, giocando in un 4-2-3-1, delle volte si trova anche un po’ solo). Sciupa poi due azioni clamorose: sull’ 1-0, chiude nella maniera più goffa il contropiede che potrebbe valere il raddoppio, mentre già sull’ 1-1 e allo scadere, si divora la palla che l’ inattesa papera di Casillas gli consegna sul destro, a due passi dalla rete.


Valladolid (4-2-3-1): Butelle 6; Pedro Lopez 7,5, Rafa 6,5, Garcia Calvo 7, Oscar Sanchez 6,5; Borja 7,5, Alvaro Rubio 6,5 (dall’ 81’ Vivar Dorado s.v.); Sisi 7 (dal 76’ Marcos 5,5), Kome 6,5 (dal 63’ Victor 6), Jonathan Sesma 7; Llorente 4,5.
In panchina: Alberto, Cifuentes, Javier Baraja, Ogbeche.
Real Madrid (4-4-1-1): Casillas 5,5; Salgado 4,5 (dall’ 83’ Saviola 6,5), Cannavaro 6, Sergio Ramos 6, Marcelo 5,5; Robinho 6 (dal 61’ Higuain 5,5), Diarra 5,5, Guti 6,5, Drenthe 5 (dal 61’ Robben 5,5); Raul 6, Van Nistelrooy 6.
In panchina: Dudek, Heinze, Sneijder, Gago.

Gol: Pedro Lopez 69’ (V); Saviola 86’ (R).
Arbitro: Iturralde Gonzalez. Ammoniti: Butelle e Borja per il Valladolid; Michel Salgado per il Real Madrid.

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domenica, settembre 23, 2007

QUARTA GIORNATA: Levante-Athletic Bilbao 1-2: Aduriz (A); Aduriz (A); Riganò (L).

Importante vittoria esterna, la prima in assoluto in questa nuova Liga, ma un Athletic tutt’ altro che convincente, rinunciatario e cinico nel senso peggiore della parola. Meritava di più un Levante sfortunato ma già tristemente in fondo alla classifica, e con prospettive future assai poco incoraggianti.
L’ Athletic non si perde in indugi e passa subito in vantaggio, sfruttando un lancio verticale perfettamente disegnato dal mancino d’ oro di Del Horno per l’ altrettanto perfetto stop di petto+conclusione a rete del bomber Aduriz. Si vede chiaramente che questi lanci dalle retrovie verso Aduriz e Llorente possono mettere in grossa difficoltà l’ incerta difesa granota, ma dopo il gol l’ Athletic si vota convintamente all’ anti-calcio, perde il controllo del centrocampo e abbassa eccessivamente il proprio baricentro (stesso problema evidenziato nel secondo tempo di sabato scorso col Zaragoza). La partita la fa tutta il Levante, e la fa anche bene, con una manovra discretamente fluida che trova quasi sempre sbocco sulla fascia destra, percorsa da un ispirato Juanma e dalle generose sovrapposizioni di Capitan Descarga, i quali cercano con continuità al centro dell’ area la zanzara Riga e soprattutto la torre Riganò. Un paio di tentativi impegnativi per Iraizoz, ma è l’ immeritevole Athletic ad andare in realtà più vicino al gol del raddoppio, quando il contropiede di David Lopez sulla destra (scambiatosi di fascia col gioiellino, oggi molto sacrificato, Susaeta) trova la conclusione di Aduriz, ribattuta però dal corpo del solito reattivo Storari.
Nel secondo tempo Abel prova a dare più fantasia al centrocampo con Viqueira al posto del burocratico Berson e più mordente all’ attacco inserendo Geijo per Descarga, con conseguente spostamento di Riga nella posizione di esterno destro e l’ arretramento di Juanma nel ruolo di terzino ultra-offensivo (mossa già tentata nelle scorse partite).
Il pallino è sempre dei padroni di casa, i quali però perdono moltissimo in intensità, continuità d’ azione e pericolosità. Ma a rianimare il Levante ci pensa l’ arbitro, assegnando un rigore difficile da interpretare (volontario? Involontario?) per fallo di mano di Del Horno su colpo di testa (molto ravvicinato al braccio di Asier, c’è da dirlo) di Riganò. Sul dischetto lo stesso Riganò, che però sciupa malamente. Bella mazzata, e se non bastasse in pochi minuti arriva il molto discusso 0-2 per gli ospiti: classico episodio da polemica infinita, Cirillo fermo per infortunio a centrocampo, Aduriz che non solo prosegue l’ azione ma la finalizza in rete, aiutato, per colmo di sfortuna levantina, da una deviazione decisiva di Miguel Angel. Ovvio il putiferio sugli spalti (dovrebbe essere l’ arbitro a fischiare, sennò non se ne esce mai).
Comunque, il Levante prova a tirare avanti, continua ad attaccare a testa bassa (con maggiore incisività dopo l’ ingresso di Pedro Leon) e trova il suo sacrosanto gol al termine di un’ ottima iniziativa di Pedro Leon, che si incunea e pennella dal fondo per il testone di Riganò. Tutti all’ attacco, Viqueira se la tenta con un sinistraccio, ma l’ Athletic resiste.

I MIGLIORI: Aduriz implacabile cacciatore di gol. Capace di concretizzare al massimo la miseria del gioco espresso dall’ Athletic, letale in profondità e in contropiede ma utile anche come boa sui palloni lunghi. Era stato abbastanza positivo Amorebieta, ma tanto per cambiare si è fatto riconoscere con l’ entrataccia grazie alla quale si guadagna l’ espulsione negli istanti finali della partita.
La fascia destra è il motore del Levante (dall’ altra parte Savio va a corrente alternata): veloce, intraprendente e brillante Juanma, ingresso di qualità Pedro Leon. Riganò fa sentire tutto il suo peso in area, ma macchia una buona prestazione col clamoroso rigore fallito quando si era sullo 0-1.
I PEGGIORI: Impalpabile la coppia Murillo-Javi Martinez (il secondo deve dare molto di più, insisto), legato Llorente. Generoso ma troppo spesso impreciso e approssimativo Riga: praticamente gli ho fatto il ritratto.

Levante (4-4-2): Storari 6,5; Descarga 6,5 (dal 60’ Geijo 5,5), Serrano 6, Cirillo 5,5, David 5,5; Juanma 7, Berson 6 (dal 53’ Viqueira 6), Miguel Angel 6, Savio 6; Riga 5,5 (dal 71’ Pedro Leon 7), Riganò 6.
In panchina: Kujovic, Alvaro, Courtois, Tommasi.
Athletic Bilbao (4-4-2): Iraizoz 6,5; Iraola 6, Aitor Ocio 6, Amorebieta 6, Del Horno 6; Susaeta 6 (dal 62’ Cuéllar s.v.), Murillo 5 (dal 57’Muñoz s.v.), Javi Martinez 5,5, David Lopez 6; Aduriz 7, Llorente 5,5 (dal 77’ Vélez s.v.).
In panchina: Aranzubia, Ustaritz, Etxeberria, Tiko.

Gol: Aduriz 8’ (A); Aduriz 72’ (A); Riganò 77’ (L).
Arbitro: Teixeira Vitienes. Ammoniti: Cirillo, Berson, Rigano, Pedro Leon e Geijo per il Levante; Iraola e Susaeta per l’ Athletic. Espulsi: Amorebieta (doppia ammonizione) per l’ Athletic.

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QUARTA GIORNATA: Barcelona-Sevilla 2-1: Messi (B); Messi, rig. (B); Kanouté (S).

Partita intricata, certo non spettacolare. Il Barça, al di là del risultato positivo, conferma le difficoltà (strutturali, quindi probabilmente destinate a durare) nel cambiare ritmo e creare palle-gol evidenziate già negli scialbi 0-0 con Racing e Osasuna, il Sevilla è tatticamente indigeribile per il Barça fino al gol rompighiaccio di Messi, ma l’ atteggiamento degli andalusi è stato in generale fin troppo rinunciatario, non solo per i miei gusti ma anche e soprattutto per quelle che sono le potenzialità dinamiche di questa squadra.

Juande recupera un giocatore fondamentale come Adriano (purtroppo costretto poi a uscire per infortunio alla fine del primo tempo: è un vero calvario per il brasiliano) e schiera il suo 4-2-3-1 da partita coperta, quello che utilizza di solito contro avversari di maggior spessore tecnico, con Renato a sostegno dell’ unica punta Kanouté. Rijkaard non convoca l’ acciaccato Ronaldinho e schiera Iniesta, in formissima e all’ insistente ricerca di uno spazio fra i titolari, nella posizione del brasiliano, largo a sinistra nel tridente.
Dopo un inizio molto aperto e veloce, con tentativi da un’ area all’ altra, la partita si assesta sul copione ampiamente previsto: il Sevilla, come ogni visitatore del Camp Nou, sceglie la tattica ultra-attendista. Cede volontariamente il possesso-palla al Barça, lascia impostare Marquez e Milito ma ripiega in massa nella sua metacampo, con Poulsen e Keita a seguire Deco e Xavi come ombre e con i difensori estremamente aggressivi in marcatura, intenti a non lasciar mai girare gli attaccanti blaugrana, con l’ aiuto sempre prezioso dei raddoppi degli esterni di centrocampo.
Il Barça incontra seri problemi a filtrare, anche per le sue conosciute lacune: troppi portano palla, troppi la preferiscono sul piede, pochi fanno movimento o danno profondità. Le uniche soluzioni possono venire da azioni individuali (e in questo caso si sente la mancanza di Ronaldinho, anche del Ronaldinho che gioca da fermo) o da tiri da fuori, soluzione che il Barça solitamente tende a provare troppo poco ma nella quale si esercitano, senza troppa fortuna, Abidal, Touré e Deco. Intanto è il Sevilla, molto comodo sul rettangolo verde, a rendersi realmente più pericoloso, quando Adriano innesca la sovrapposizione di Dragutinovic e il cross del serbo trova l’ incornata di Renato, clamorosamente stampatasi sul palo esterno.
Anche il Barça troverà un palo esterno, col classico taglio di Marquez sul primo su calcio d’ angolo, ma è un episodio isolato in una prima parte di secondo tempo ancora più fiacca della prima frazione. La partita ristagna: il Barça oltre agli spazi comincia a perdere pure fiducia e motivazioni, davanti allo spettro di un altro preoccupante 0-0, mentre il Sevilla, pur contento del punto, lascia spudoratamente da parte il lato costruttivo del suo gioco, già così trascurato in partenza in questa sua visita in Catalogna, con Kanoutè sempre più isolato dal resto della squadra.
Ma è Henry, fino a quel momento nel mirino per un’ altra prestazione al di sotto delle attese, a dare la svolta: prima scuote l’ ambiente colpendo un palo sfortunatissimo dopo essersi involato splendidamente su un lancio di Marquez, poi ispira il gol che sblocca il rompicapo: il suo passaggio a tagliare l’ area dalla sinistra è bello teso ma non certo facile da controllare, almeno per tutti quelli che non si chiamano Lionel Messi. L’ argentino lo doma e scaraventa in rete con una girata a colpo sicuro. La partita viene poi chiusa dopo pochi minuti, ancora da Messi, con un calcio di rigore sanzionato per una strattonata davvero poco discreta di Poulsen a Giovani nell’ area piccola.
Col Sevilla costretto a scoprirsi si aprono gli spazi, Messi sfiora il terzo, Bojan non ci arriva per un pelo, ma è Kanouté nel recupero ad accorciare le distanze, Oleguer gli si arrende in maniera piuttosto goffa e lui salta Valdes con un elegante colpo sotto sull’ uscita. Ma i giochi ormai sono fatti.

PROTAGONISTI: Messi, il giocatore più forte del mondo, conferma la piacevole abitudine di rivelarsi decisivo nelle partite più importanti. Iniesta parte sparato, dimostra di avere un altro passo, ma poi si spegne (anche quando entra Giovani per Xavi e torna mezzala). Henry, centro di tutte le discussioni: al di là della forma imperfetta, lui non è mai stato né potrà mai essere un riferimento centrale, si è sempre trovato male a giocare spalle alla porta e schiacciato sui difensori centrali, ha bisogno di spazio per partire. Tagliato fuori per gran parte della partita, si accende con la splendida azione in cui colpisce il palo (movimento sul filo del fuorigioco e perfetto aggancio a seguire con l’ esterno del piede: puro stile Henry) e poi fornisce l’ assist per l’ 1-0 a Messi.
Nel Sevilla, Keita è dappertutto in fase difensiva: impressionante la sostanza di questo giocatore, aiuta tutti in tutte le zone del campo. Poulsen ha brillato poco, lo abbiamo visto nella sua versione politicamente scorretta (l’ unica conosciuta qua in Italia), litigioso e pure molto ingenuo sul rigore dello 0-2. Navas deludente come mercoledì, sopraffatto da Abidal e mai incisivo nell’ uno contro uno: non vorrei che fosse entrato in una delle sue periodiche durevoli flessioni. Kanoutè battagliero e sempre valido nella difesa del pallone, ma è lasciato troppo abbandonato a se stesso.


Barcelona (4-3-3): Valdés 6; Zambrotta 5,5, Marquez 6,5, Milito 6, Abidal 6,5; Xavi 6 (dal 22’ s.t. Giovani 6), Touré 6 (dal 43’ s.t. Oleguer 5,5), Deco 6; Messi 7 (dal 44’s.t. Bojan s.v.), Henry 6, Iniesta 6.
In panchina: Jorquera, Thuram, Sylvinho, Gudjohnsen.
Sevilla (4-2-3-1): Palop 6,5; Alves 6 (dal 36’ s.t. Martì s.v.), Boulahrouz 6, Escudé 6, Dragutinovic 6; Poulsen 5,5, Keita 6,5; Navas 5 (dal 32’ s.t. Kerzhakov s.v.), Renato 6, Adriano 6 (dal 1’ s.t. Duda 5,5); Kanouté 6,5.
In panchina: De Sanctis, Mosquera, Koné, De Mul.

Gol: Messi 72’ (B); Messi, rig. 79’ (B); Kanouté 91’ (S).
Ammoniti: Undiano Mallenco. Ammoniti: Zambrotta, Deco e Yaya Touré per il Barça; Dragutinovic, Keita, Poulsen, Navas e Kanouté per il Sevilla.

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sabato, settembre 22, 2007

QUARTA GIORNATA: Recreativo-Espanyol 2-1: Riera (E); Javi Guerrero (R); Javi Guerrero (R).

Splendido Recre, per come nel secondo tempo ha saputo ribaltare, col carattere e col gioco, una situazione che a molti, me compreso, cominciava già a sembrare piuttosto delicata, considerando soprattutto l’ eclatante carenza di punte nell’ organico (accentuata dall’ assenza pesantissima di Sinama Pongolle). Invece proprio Javi Guerrero, ripescato l’ ultimo giorno di mercato dal Celta, s’ inventa eroe della serata con due gol d’ autore che portano il Recre a quota 5, inizio di campionato perfettamente in linea con le ambizioni di salvezza, salvezza che comunque sarà assai complicata da assicurare nel prosieguo del campionato.
Primo scossone già in avvio: su una punizione un po’ infida ma tutto sommato controllabile di Riera, Sorrentino compie la papera che mette già in salita la gara per il Recre. Miglior scenario possibile non poteva chiedere l’ Espanyol, che può così già gestire il vantaggio e sfoderare la sua miglior arma, la compattezza delle due linee da quattro di difesa e centrocampo. Corti e sempre ben coordinati nel pressing, gli ospiti confondono ancor di più le idee a un Recre che sì ci prova (o perlomeno prova a provarci…), sì è vivace con Javi Guerrero e Camuñas, ma che globalmente dà una chiarissima sensazione di impotenza.
Sensazione reale ma spazzata via nella più travolgente delle maniere in avvio di secondo tempo. Basta vedere l’ azione del pareggio dei padroni di casa per capire che la musica è tutt’ altra: cross dalla destra, stupenda mezza rovesciata di Camuñas, risposta ancor più stupenda del felino Kameni, palla che incoccia sul palo e sembra rotolare a fondo campo, ma sulla traiettoria si intromette Javi Guerrero, il quale evita l’ accorrente Torrejon con un sombrero da urlo per poi incrociare a rete con l’ altro piede (il destro, neanche lontanamente il suo prediletto) una fulminante volée sul palo lungo. Pazzesca la carica che questo gol dà al Recre, che nei minuti successivi sembra posseduto dal demone del bel gioco. Cambi di gioco, triangolazioni, tocchi di prima e sovrapposizioni, l’ Espanyol resiste pochi minuti all’ assedio, anche se determinante per il vantaggio andaluso è il contributo di Clemente Rodriguez, che con un incomprensibile e sciagurato retropassaggio spalanca la porta ancora a Javi Guerrero, freddissimo nel superare l’ uscita di Kameni con un pallonetto di gran classe.
Ora che si trova in vantaggio è Victor Muñoz a coprirsi: già entrato Iago Bouzon per Calvo, con Caceres passato a destra, aggiunge Gerard al centrocampo rintanandosi in un 4-5-1 che accentua la mancanza di idee di un Espanyol che già tante volte ha dimostrato di trovarsi decisamente meglio agendo di rimessa più che iniziando l’ azione da dietro. Anche se quella serpe di Tamudo sfiora il pareggio con un azione da attaccante consumato delle sue (spalle alla porta si appoggia a Iago Bouzon tenendolo lontano dal pallone e quando questo filtra riesce a girarsi e a battere a rete, anche se la sua puntata d’ istinto trova il piede di Sorrentino), la sconfitta è tutto sommata meritata per una squadra che sul piano del gioco ha tutt’ altro che convinto in questo inizio di campionato.

I MIGLIORI: Javi Guerrero eroico e sublime. Nel primo tempo pare già abbastanza ispirato, con ottime sponde di prima a favore dei trequartisti, anche se nascosto nell’ impotenza generale. Nel secondo si esalta e decide il match. Quando si parla dell’ attacco scoperto del Recre non si intende accusare un valido mestierante (eccellente ai tempi del Racing) come lui o come Camuñas (ottimo in appoggio sulla trequarti, mobile ed incisivo, intelligente acquisto estivo dallo Xerez, dove aveva spopolato in Segunda), ma sottolineare che si parla di seconde punte o centrocampisti molto più che degli attaccanti sui cui gol il Recre dovrebbe realisticamente costruire la propria salvezza (e lo stesso Sinama Pongolle non è certo uno sfondatore).
Cattura sempre più consensi Caceres, 19enne talento puro della difesa, una vera perla di rapidità, esplosività e personalità. Riera, un po’ solo a predicare nell’ arido contesto espanyolista, si conferma il giocatore di gran lunga più positivo di quest’ inizio di campionato fra gli uomini di Valverde. Il gol ma soprattutto una costante sensazione di pericolo ogni volta che entra in azione, con le giocate di classe proprie del suo repertorio (incredibile una in cui solo in mezzo a tre nell’ area del Recre riesce ad uscirne fuori con una serie di dribbling ai limiti della logica, sfiorando addirittura il gol).
I PEGGIORI: Un po’ sottotono i promettenti esterni del Recre: fumoso Varela, mai veramente incisivo Marcos (ora ribattezzato Marquitos). Disastroso Clemente Rodriguez, inesistente Coro.


Recreativo (4-4-1-1): Sorrentino 5; Calvo 5,5 (dal 58’ Iago Bouzon 5,5), Quique Alvarez 6, Caceres 7, Dani Bautista 6; Varela 5,5 (dal 73’ Gerard s.v.), Carlos Martins 6, Jesus Vazquez 6, Marcos 5,5 (dal 69’ Aitor s.v.); Camuñas 7; Javi Guerrero 8.
In panchina: Luque, Poli, Zahinos, Rafa Barber.
Espanyol (4-4-1-1): Kameni 7; Zabaleta 6,5, Torrejon 6, Jarque 6, Clemente Rodriguez 4,5; Coro 5 (dal 68’ Valdo 6), Smiljanic 5,5 (dal 73’ Jonatas s.v.), Angel 6 (dal 60’ Moises s.v.), Riera 7,5; Luis Garcia 6,5; Tamudo 6.
In panchina: Lafuente, Lacruz, Moha, Jonathan Soriano.

Gol: Riera 4’ (E); Javi Guerrero 53’ (R); Javi Guerrero 60’ (R).
Arbitro: Ontanaya Lopez. Ammoniti: Quique Alvarez e Javi Guerrero per il Recreativo; Kameni, Zabaleta, Riera, Angel e Luis Garcia per l’ Espanyol.

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giovedì, settembre 20, 2007

Il punto sulla prima giornata di Champions.

Il Barça rialza la testa e reagisce da grande squadra alle giuste critiche ricevute dopo Pamplona. Non c’è stata praticamente mai partita: dal primo minuto un Lione intimidito e anche un po’ rimaneggiato (debole al centro della difesa, Bodmer è palesemente fuori ruolo, mentre Perrin oltre a scegliere una condotta rinunciataria ha sbagliato ad avanzare esterno sinistro il terzino Belhadj) è stato aggredito e messo sotto, sommerso di occasioni durante tutta la partita, nonostante il Barça nella seconda metà del secondo tempo abbia accusato un calo fisico che lo ha portato un po’ ad allungarsi e ad agire con meno coralità e prevalentemente di rimessa, invece che schiacciando gli ospiti nella loro metacampo come nelle fasi migliori del match.
Si è visto un Barça estremamente generoso, solidale e concentrato quasi come nelle sfide che due stagioni fa portarono la vittorie in Champions. Sul piano individuale, molte note positive: Messi ispirato uomo-partita, Deco spettacolare nell’ interpretare le due fasi, Touré solido e Abidal insuperabile (accipicchia quanto peso e sostanza hanno dato questi due acquisti!), Marquez impeccabile nelle chiusure difensive, buona l’ intesa con Gabi Milito.
Sotto esame erano Henry e Zambrotta: il francese, al centro dell’ attacco, ha mostrato qualche miglioramento, alcuni spunti discreti, anche se deve migliorare l’ intesa coi compagni oltre alla brillantezza atletica (comunque il gol, anche se facilissimo, è importante dal punto di vista del morale); Gianluca invece si è arrabattato disceratamente in copertura, ma continua ad offrire un apporto assolutamente insoddisfacente in fase di spinta, dato che mentre sulla sinistra Ronaldinho ed Henry trovano appoggi frequenti ed efficaci da Abidal, dall’ altra parte Messi deve quasi sempre cavarsela da solo (non che si tiri indietro, eh…). Ronaldinho ampiamente sufficiente, buoni alcuni lampi, anche se la sostituzione di Rijkaard si è dimostrata azzeccata, sia perché il brasiliano era calato sia perché Iniesta fresco può dare un cambio di passo risolutivo, come effettivamente accaduto (Andrés andrebbe preso come modello nelle scuole-calcio, con quel primo controllo a seguire che ti sbriga già tre quarti dell’ azione, in spagnolo lo chiamano control orientado).

Il Sevilla ha deluso, senza ombra di dubbio. Non che non ci abbia nemmeno provato, e il 3-0 per l’ Arsenal è forse risultato troppo severo, ma in 90 minuti non ha mai dato seriamente la sensazione di poter creare problemi all’ Arsenal. Spento e forse anche un po’ timido e irrigidito, troppo piatto nella coppia Poulsen-Martì a centrocampo, scolastico e incapace di fare la differenza dalla trequarti in su, l’ Arsenal si è dimostrato indiscutibilmente superiore.
Sbloccata una partita fin lì molto equilibrata col classico episodio-chiave, una fortunosa deviazione di Escudé su tiro da fuori di Fabregas (che è in un periodo in cui segna anche senza volerlo), i padroni di casa hanno fatto valere una incisività molto maggiore in attacco, estremamente efficienti nel concretizzare le occasioni create (e questo è il più bel complimento che si possa fare all’ Arsenal…), molto concentrati e ordinati nel ripiegare e difendere il vantaggio di due reti nel secondo tempo (menzione particolare per Sagna, bel mastino).
Nel Sevilla, assente ingiustificato Luis Fabiano, immaturo Diego Capel (però Junade ha sbagliato a togliere lui per Renato: senza esterno di ruolo, non si può lasciare tutta la fascia sinistra a Dragutinovic), fin troppo ingenuo Fazio (le cui potenzialità stimo molto), stranamente insicuro Palop, più che altro fumosa l’ accoppiata Navas-Alves. In generale, gli andalusi devono ancora dimostrare di sapersi adattare dal livello medio dei loro avversari di Uefa a quello dei top team della Champions: l’ esordio è da dimenticare, ma il sorteggio resta molto benevolo, e ci sono tutte le carte in regola per poter arrivare almeno ai quarti.

Divertente Real Madrid-Werder Brema, coi merengues nel bene o nel male non ci si annoia mai. Ancora aspetti molto importanti da migliorare (la continuità di gioco e l’ equilibrio fra i reparti soprattutto), ma il saldo è complessivamente positivo. A momenti incomprensibili di mutismo e confusione, il Real alterna altri in cui sembra un fiume in piena (definirei addirittura esaltante il finale del primo tempo di martedì, con grandi combinazioni sulla sinistra fra Guti, Marcelo e Raul).
La regola di Schuster è: tutti i giocatori di qualità che ho (più o meno, perché si può giocare massimo in 11), li metto in campo. Gago (finalmente) vertice basso, Guti e Sneijder ad alternarsi in cabina di regia (quando l’ olandese si accentra è Raul che scala sulla fascia sinistra), Marcelo terzino-ala, Raul-Van Nistelrooy di punta con Higuain sacrificatissimo sulla fascia destra. Guti e Sneijder hanno una visione panoramica del campo che pochissimi hanno, e in generale anche se nei singoli il Real Madrid non raggiunge magari i picchi di qualità delle individualità del Barça, sicuramente i campioni di Spagna possono andare in gol in più modi rispetto agli arcirivali catalani, cosa che alla lunga potrebbe fare la differenza: non solo entrando in porta col pallone o sfruttando gli uno contro uno, ma anche con gli inserimenti e i tiri da fuori dei centrocampisti (soprattutto Sneijder, un’ arma impropria, anche se col Werder ha fatto così così) e sulle azioni da calcio piazzato, aspetto nel quale in ambito spagnolo il Real Madrid non ha neanche l’ ombra di un rivale.
Note dolenti vengono sul piano della compattezza: il centrocampo è relativamente facile da saltare e la retroguardia troppo spesso diventa altrettanto facilmente attaccabile dagli avversari che corrono faccia alla porta e sulla trequarti hanno tutto lo spazio e il tempo per scegliere di volta in volta l’ opzione migliore. Soprattutto nel secondo tempo, le squadre si sono allungate e solo la poca qualità del Werder nella finalizzazione (con le assenze cruciali di Borowski, Frings e la cessione di Klose, un soprannaturale Diego si è trovato a predicare nel deserto) ha impedito il peggio.
Chiudo con Raul, splendido protagonista, non solo generosissimo a tutto campo ma anche con lo spunto dei bei tempi: sinceramente non mi sarei mai aspettato di rivederlo su questi livelli, motivo per cui intono il doveroso mea culpa e al tempo stesso me ne rallegro.

Del Valencia ho visto soltanto il primo e l’ ultimo quarto (proprio dopo il gol di San David Villa) di partita. Che dire? Partita nel suo stile più classico, possesso-palla ceduto agli avversari e tutti dietro (anche Silva, che tristezza vederlo terzino aggiunto) ad aspettare l’ occasione giusta in contropiede o l’ episodio casuale. Non vado certo matto per questo tipo di gioco e alla lunga lo ritengo innaturale e controproducente, però va sempre sottolineato quanto sia tosto il Valencia quando riesce ad esprimere questa sua personalità. Anche se mi sembra uno schiaffo alla miseria con Baraja e Manuel Fernandes a disposizione, la diga Albelda-Marchena a centrocampo ha retto benissimo (bene anche Albiol-Helguera dietro), e nonostante alcune occasioni per lo Schalke (una clamorosa allo scadere, sparata alta da Lovenkrands), i tedeschi hanno trovato le loro buone difficoltà a creare gioco.
Al di là delle considerazioni sul gioco, tre punti d’ oro, che portano il Valencia già in vantaggio sulla sua presumibile diretta concorrente per il secondo posto, e che considerato il clamoroso pareggio del Chelsea col Rosenborg (e che shock le dimissioni di Mourinho!), fa intravedere anche buone chances per il primo posto nel girone (in prospettiva, potrebbero bastare due pareggi col Chelsea per finire in testa).

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martedì, settembre 18, 2007

TERZA GIORNATA: Osasuna-Barcelona 0-0

Deludentissimo Barça. Il problema è quello nell’ aria da tempo: mancano profondità, cambio di ritmo sulla trequarti e spinta sulle fasce. Senza un giocatore verticale come Eto’o (“il” giocatore verticale), con tre attaccanti che vogliono palla soprattutto sul piede (a parte qualche tentativo di taglio senza palla di Giovani, peraltro calato nettamente nel secondo tempo) e con una spinta ancora una volta insufficiente dei terzini (perfino Oleguer ha proposto sovrapposizioni più decenti di Zambrotta), il Barça è rimasto tutta la partita prigioniero di un possesso-palla sterile e monotono, una noia mortale, sempre alla stessa velocità eccetto le sporadiche accelerazioni di un eccellente Iniesta.
L’ Osasuna, che ha preferito non aggredire subito in pressing (come avrebbe fatto ai tempi di Aguirre: pura intensità quella squadra), ha ripiegato in massa nella sua metacampo, sbrigandosela con una certa tranquillità di fronte a un avversario così appesantito.

I MIGLIORI: Partitone di Iniesta: ruba tanti palloni, fa sempre la cosa giusta col suo magico controllo negli spazi stretti, è l’ unico a verticalizzare in questo Barça statico. Attento davanti alla difesa e sempre prezioso Yaya Touré, con personalità e qualità ogni volta che entra in contatto col pallone. Interessante spezzone di Bojan: doveva entrare prima, anzi direi che doveva giocare dall’ inizio, non per l’ ansia di mettere in mostra a tutti i costi l’ ultimo gioiello della Masia, ma perché la monotonia di questo Barça e il tipo di partita richiedeva espressamente un giocatore con la sua mobilità e la sua freschezza. Un po’ troppo frenetico, probabilmente emozionato, ha rischiato comunque di colpire duro non appena i compagni hanno attivato il suo istinto dentro l’ area.
Tutti molto ordinati e diligenti nell’ Osasuna (come nello 0-0 dell’ ultima Liga, partita non casualmente molto simile a questa): positivo esordio di Javi Garcia, bel duello fra Juanfran e Abidal.
I PEGGIORI: Thuram da brividi: coi suoi riflessi tipicamente da 35enne regala due occasionissime all’ Osasuna: in una lo grazia l’ arbitro, che segnala un inesistente fallo di Juanfran lanciato a rete, nell’ altra Pandiani calcia clamorosamente a lato davanti a Valdés. Zambrotta sconclusionato, non dà mai profondità su quella benedetta fascia. Impreciso Deco, non incide.
Henry è palesemente fuori condizione (anche se già da tempo reputo abbia perso un po’ della sua storica velocità e giochi in generale troppo “seduto”): non cambia mai marcia, gioca da fermo, non aggredisce i palloni vaganti dentro l’ area e dà la sensazione di seguiree l’ azione con un po’ di sfiducia mista a disinteresse: ancora un corpo estraneo alla squadra. Certamente era una partita di sacrificio, ma Portillo si è visto poco.


Osasuna (4-4-2): Ricardo 6,5; Izquierdo 6,5, M. Flaño 6,5, Josetxo 6, Corrales 6; Puñal 6, J. García 6,5; Juanfran 6,5 (81'), Font 6; Portillo 5,5 (72'), Pandiani 6 (91'+).
In panchina: Elía, Cruchaga, Plasil s.v. (72'), Delporte s.v. (81'), Azpilicueta, Vela, K. Sola s.v. (91'+).
Barcelona (4-3-3): Valdés 6; Zambrotta 5,5 (66'), Thuram 5, Milito 6,5, Abidal 6; Iniesta 7, Touré 6,5, Deco 5,5; Giovani 6 (79'), Ronaldinho 6 (66'), Henry 5,5.
In panchina: Jorquera, Oleguer 6 (66'), Sylvinho, Gudjohnsen, Bojan 6,5 (79'), Xavi 6 (66'), Ezquerro.

Árbitro: Pérez Lasa (Colegio Vasco). Amonestó a Josetxo (28'), Deco (31'), Iniesta (39'), Izquierdo (40') y Puñal (66').
Incidencias: Reyno de Navarra. Lleno: unos 20.000 espectadores. Noche cálida. Terreno de juego en perfectas condiciones. Para el Osasuna fue su segundo partido de Liga, pues no jugaba desde la primera jornada al tener que aplazar su encuentro de la segunda jornada contra el Sevilla por la disputa de la Supercopa de Europa. En el Barcelona se estrenaron como titulares Milito y Giovani y en la segunda parte, debutó Bojan Krkic.

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domenica, settembre 16, 2007

TERZA GIORNATA: Sevilla-Recreativo 4-1: Kerzhakov (S); Kanouté (S); Kanouté (S); Aitor (R); Kerzhakov (S).

E’ la prima partita casalinga del Sevilla dalla morte di Puerta, perciò tutto il Sanchez Pizjuan prima del fischio rende l’ ultimo commosso omaggio al suo beniamino.

Il match è una passeggiata di piacere per un Sevilla che va a memoria e si diverte. Il Recreativo non ha valori tecnici così pessimi, ma è complessivamente troppo tenero (ancora di più quando con l’ assenza di Sinama Pongolle può schierare il solo Javi Guerrero davanti: l’ attacco leggerissimo pesa parecchio su questa squadra, una delle indubbie favorite per la retrocessione) per opporre una seria resistenza.
Gli ospiti giocano a viso abbastanza aperto, e il Sevilla ha così tutti gli spazi per giocare il suo classico calcio verticale, dritti in porta in pochi tocchi e ad altissima velocità. Basta una palla rubata da Kanouté e Dani Alves sulla trequarti per segnare sin dalle fasi iniziali i destini della partita: sulla conclusione di Jesus Navas Sorrentino respinge corto, offrendo la respinta dell’ 1-0 a un affamatissimo Kerzhakov. E’ un monologo sevillista, e il 2-0 ne è la più logica delle conseguenze, quando su un contropiede Alves innesca la poderosa progressione di Kanouté, che saluta la compagnia, scarta Sorrentino e appoggia nella porta vuota.
Ad inizio ripresa la partita sembra davvero sepolta: ancora la connessione Alves-Kanouté, stavolta il lancio di 40 metri dell’ irrefrenabile brasiliano trova la perfetta deviazione al volo di Kanouté, scattato sul filo del fuorigioco (giocata tipica del Sevilla questa, particolarmente agevolata stasera dalla difesa alta del Recre). Tanta facilità nel trovare la porta avversaria rilassa un po’ troppo i padroni di casa: palla al centro e Aitor, dimenticato nell’ area sevillista, accorcia subito le distanze con un diagonale di controbalzo. Corre perfino qualche brivido il Sevilla, che non ritrova subito la tensione giusta e incoraggia un Recre volenteroso, addirittura vicino al 3-2 prima con un colpo di testa di poco alto di Javi Guerrero e poi soprattutto con un clamoroso incrocio dei pali colpito ancora da Javi Guerrero con una splendida punizione a rientrare sul secondo palo dalla fascia destra.
Koné fa il suo esordio (mentre nel Recre entra Marcos, che co ntutto il rispetto per il soldatino Aitor, dovrebbe essere titolare indiscutibile), Kerzhakov sciupa malamente un rigore (fischiato per fallo ingenuo di Caceres: si vede che il ragazzo ha il talento del difensore di razza, ma ci mette una foga non sempre produttiva oltre che ai limiti della legalità), e così per mettere veramente la parola fine ci vuole lo splendido destro incrociato, sempre del russo, che al 74’ sancisce il 4-1 finale.

I MIGLIORI: Indemoniato Kerzhakov. A parte il rigoraccio alle stelle, una prestazione devastante. La difesa alta del Recre gli lascia lo spazio in profondità che tanto ama, e lui crea continui problemi, confermando tutto il suo opportunismo sull’ 1-0 e strabiliando col micidiale fendente del 4-1. Gli fa ottima compagnia Kanouté, ormai un cecchino da quando è al Sevilla, lui che non ha mai avuto questo rapporto privilegiato col gol in tutta la sua carriera precedente (ma in una squadra che crea così tanto, diventa quasi difficile per un attaccante non segnare). Serata di festa per Daniel Alves: la tenerezza del Recre gli permette di esibirsi senza riserve nel suo show offensivo: entra in maniera decisiva nell’ azione del primo gol, e fornisce i perfetti assist del 2-0 e del 3-0.
Interessante il giovane portoghese Varela nel Recre: velocità, buon gioco di gambe e l’ assist per il gol della bandiera di Aitor.
I PEGGIORI: Disastroso Edu Moya, sempre a vuoto ed espulso sin troppo tardi da Velasco Carballo.


Sevilla (4-4-2): Palop 6; Daniel Alves 7 (dall’ 80’ Martì s.v.), Boulahrouz 6, Fazio 6, Dragutinovic 6,5; Jesus Navas 6,5, Renato 6, Keita 6,5, Duda 6 (dal 63’ Diego Capel 6,5); Kanouté 7 (dal 55’ Koné 6), Kerzhakov 7,5.
In panchina: De Sanctis, Poulsen, Maresca, De Mul.
Recreativo Huelva (4-4-1-1): Sorrentino 5,5; Edu Moya 4,5, Iago Bouzon 5,5 (dal 79’ Beto s.v.), Caceres 5,5, Dani Bautista 5; Varela 6,5 (dal 62’ Marcos 6), Jesus Vazquez 5,5, Carlos Martins 5,5 (dall’ 89’ Barber s.v.), Aitor 6; Camuñas 5,5; Javi Guerrero 6.
In panchina: Luque, Poli, Pampa Calvo, Quique Alvarez.

Gol: Kerzhakov 11’ (S); Kanouté 30’ (S); Kanouté 53’ (S); Aitor 54’ (R); Kerzhakov 74’ (S).
Arbitro: Velasco Carballo. Ammoniti: Alves (S). Espulso: Edu Moya per doppia ammonizione.

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Valencia-Valladolid 2-1: : Kome (Vld); Morientes (Vnc); Silva (Vnc).

A volte il calcio, lasciatemelo dire, fa proprio schifo. Dopo i tre punti rubati ad Almeria, un sinistro scagliato senza eccessive pretese di Silva carambola su Pedro Lopez, spiazza Butelle e regala praticamente al 90’ un’ altra vittoria di dubbio gusto al Valencia. Un Valencia che non gioca proprio a nulla, assolutamente incapace di articolare una qualche manovra, pericoloso soltanto attraverso azioni isolate o peggio ancora fortunose.
Il Mestalla non fa certo sua la retorica del “conta solo il risultato”, e così a fine gara risuona imperioso un sacrosanto “Quique vete ya”, Quique vattene! Il coro parte proprio dopo il gol di Silva, qualcuno lo troverà pure bizzarro, ma francamente questo è uno degli aspetti che adoro del calcio spagnolo, la coerente cultura del bel calcio, e chiamatemi pure ingenuo. Allo spettacolo misero poi si aggiunge l’ ennesima bizzarra interpretazione del turnover da parte del tecnico valenciano: fuori Albelda, Zigic (nemmeno convocati), Silva, Villa, Miguel più gli infortunati Caneira, Gavilan e Vicente (che ormai sta facendo una cura a parte), Alexis si trova a fare il terzino destro, l’ esordiente dal primo minuto Manuel Fernandes l’ esterno sinistro di centrocampo (con una forzatura simile Mata presumo si trovi già nella lista dei bocciati senza possibilità d’ appello…), mentre Arizmendi accompagna Morientes in attacco.
Il primo tempo è abbastanza fluido, ed è caratterizzato dalle papere dei due portieri: colossale quella di Canizares, che su cross più che mai innocuo di Jonathan Sesma regala il gol a Kome, meno visibile ma altrettanto determinante quella di Butelle (l’ anno scorso riserva di Canizares: non c’è male…), che devia un tiro resistibilissimo di Arizmendi sui piedi dell’ accorrente Morientes, sempre puntuale all’ appuntamento.
La seconda parte ha un copione chiarissimo: è il Valladolid a controllare stabilmente le operazioni. Con le uniche armi che conosce: la forza del collettivo e l’ organizzazione di gioco. Soffoca col pressing l’ impostazione del Valencia, comunque già ben disposto di suo nello scagliarla avanti a casaccio (povero Villa: entra in corsa, e ne tocca due-tre massimo…), e tiene il campo con buona personalità.
Mancando di creatività in mediana e di accelerazioni sulla trequarti, gli ospiti si limitano a geometrie semplici, che quando non si infrangono sulla fatidica barriera dell’ ultimo passaggio, scontano in ogni caso la leggerezza di un reparto offensivo più portato a fare movimento e a creare occasioni che a finalizzarle (in un’ occasione però Llorente, già braccato da Albiol con un fallo che sarebbe da rigore, si inventa una splendida rovesciata nell’ area piccola, sventata da un intervento questa volta eccellente di “Sua Irregolarità” Canizares). Mendillibar comincia a godersi almeno un punticino, sempre prezioso per chi naviga in acque basse, ma la beffa è in agguato…

I MIGLIORI: Joaquin (inspiegabilmente sostituito), Morientes ed Albiol fra i meno peggio. Sunny conferma di essere tipo sveglio: sempre indaffarato, abile a districarsi nel traffico, è determinante nell’ occasione dell’ 1-1, quando ruba sulla trequarti il preziosissimo pallone che avvia l’ azione del gol.
Sisi, voglioso di dimostrare tutto il suo valore alla casa madre, conferma la sua vivacità ed intraprendenza: tutte le volte che può cerca l’ uno contro uno o la ripartenza veloce. Kome, elemento agile e reattivo, conferma il buon avvio di stagione, in attesa del reinsediamento fra i titolari dello storico Victor. Non mi è dispiaciuto il giovane Rafa al centro della difesa.
I PEGGIORI: Alexis fuori ruolo, non ha il passo per giocare terzino, Arizmendi si ferma come al solito alla generosità. Disastrosi Butelle (che già nelle poche apparizioni col Valencia aveva insospettito) e Canizares.

Valencia (4-4-2): Canizares 4,5; Alexis 5,5, Albiol 6,5, Helguera 6, Moretti 5,5; Joaquin 6 (dal 64’ Villa 5,5), Sunny 6,5, Baraja 5,5, Manuel Fernandes 6 (dal 57’ Silva 5,5); Arizmendi 5,5, Morientes 6,5 (dall’ 89’ Angulo s.v.).
In panchina: Hildebrand, Marchena, Miguel, Mata.
Valladolid (4-2-3-1): Butelle 5; Pedro Lopez 6, Rafa 6,5, Garcia Calvo 6, Oscar Sanchez 5,5; Alvaro Rubio 6, Borja 6,5; Sisi 6,5, Kome 6 (dal 62’ Victor s.v.), Jonathan Sesma 6 (dal 77’ Capdevila s.v.); Llorente 6 (dall’ 85’ Ogbeche s.v.).
In panchina: Alberto, Cifu, Baraja, Vivar Dorado.

Gol: Kome 10’ (Vld); Morientes 23’ (Vnc); Silva 89’ (Vnc).
Arbitro: Ramirez Dominguez. Ammoniti: Alexis per il Valencia; Oscar Sanchez e Borja per il Valladolid

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giovedì, settembre 13, 2007

AVVISO.

Riguardo ai commenti sul blog: potete esprimere qualunque considerazione e potete pormi qualunque domanda, anche al di fuori dell' argomento del post, ma alla base ci deve essere sempre educazione e rispetto verso l' interlocutore. Da questo momento in poi qualunque commento offensivo o sprezzante non verrà pubblicato, così come non pubblicherò alcun commento a questo post, chè non devo dare alcuna spiegazione.
Per le vostre domande o le vostre impressioni restano a disposizione i post precedenti.

Grazie

Spagna-Lettonia 2-0 (Xavi, Torres): ancora non ci siamo.

Risultato prezioso e Irlanda del Nord (sconfitta in Islanda) scavalcata, primi a pari punti (19) con la Svezia, che ha una partita in meno, ma è una Spagna che continua a convincere poco. Ha anche qualche momento discreto di gioco, ma è evidente la mancanza di personalità e di tranquillità nel gestire le situazioni, anche contro avversari che teoricamente non dovrebbero creare nessun problema.
L' inizio è buono per determinazione e ritmo: la palla gira a grandi velocità, e la Spagna apre con costanza sugli esterni, con Pernia a sinistra e soprattutto un ispiratissimo Joaquin a destra: proprio il valenciano conquista il fondo e serve a Xavi un pase de la muerte facile facile per l' 1-0 a porta vuota.
La Lettonia non esce dalla metacampo ma progressivamente la Spagna cala sia in intensità che in concentrazione, e la seconda parte del primo tempo è proprio da dimenticare, con disimpegni avventurosi (si segnalano Sergio Ramos e soprattutto Marchena per la leggerezza con cui riavviano l' azione), palle perse in zone pericolose e una fluidità molto ridotta rispetto all' avvio di gara. Addirittura la Lettonia potrebbe pareggiare, se solo Verpakovskis arrivasse in tempo sul traversone a mezz' altezza di Rubins.
Il secondo tempo si apre con un cambio un po' discutibile: fuori una punta, Villa, dentro Iniesta. Discutibile ma onorato al meglio da un Iniesta brillante, ancora di più quando con l' entrata di Cesc (al posto di Silva) si sposta sulla sinistra. Proprio Andrés nel finale ispira il gol del 2-0 di Torres (prima del gol orribilmente sprecone, ma ormai è una tautologia), quando dalle tribune dello stadio Tartiere di Oviedo si stava cominciando a sentire qualche giustificatissimo mugugno.
Passando ai singoli: Joaquin migliore in campo (e non si capisce perchè ancora sull' 1-0 Aragones lo cambi con Angulo...), bene anche Xavi, male invece la coppia di difensori centrali Juanito-Marchena, soprattutto il valenciano, legnoso nei movimenti, incerto nelle respinte, impacciato col pallone tra i piedi. Con un avversario appena migliore della Lettonia ci sarebbe scappato il pareggio, statene certi.

GRUPPO F

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mercoledì, settembre 12, 2007

E Matias gioca?

La rinascita del Villarreal del dopo-Riquelme si deve sicuramente all’ abilità di società e staff tecnico nel ricostruire un blocco di qualità, finalmente al di là della presenza del singolo fuoriclasse-tiranno. Insomma, una logica molto prossima a quella che ha fatto le fortune dell’ ultimo Sevilla, e che disegna prospettive più che mai incoraggianti per il prossimo futuro (e questo al di là del clamoroso rovescio casalingo col Real, che va letto con serenità, da una parte come dall’ altra).
Se però dobbiamo rapprsentare questa “fase-2” del progetto-Villarreal attraverso un singolo volto, non possiamo che scegliere quello di Matias Fernandez: stesso ruolo, stesse enormi aspettative e coincidenza perfetta fra il suo arrivo dal Colo Colo e l’ addio a Riquelme. Matias è atteso come uno dei maggiori talenti della Liga e del calcio mondiale, per i suoi dribbling fuori dalla logica e per il talento innato nel fornire l’ ultimo passaggio (lui sì che fa il vero passaggio “no-look”, quel furbacchione di Ronaldinho invece gira la testa dall’ altra parte dopo aver già calciato…).

Per lui la scorsa è stata una stagione difficile: arrivato in corso d’ opera, non ha potuto riposarsi per via della differente struttura fra i calendari sudamericani e quelli europei, e si è trovato a dover gestire il difficile adattamento al calcio europeo proprio nel momento in cui il Villarreal, ben più vicino alla zona-salvezza che alla zona-coppe, accusava maggiormente il divorzio da Riquelme.
Pellegrini l’ ha buttato nella mischia da subito, già nel derby col Valencia, senza la possibilità di inserimento graduale e coi fari degli osservatori già tutti puntati addosso. Matias ha potuto offrire solo qualche sprazzo, oltrettutto impiegato spesso nella scomoda posizione di esterno destro, scelta maturata col definitivo cambio di modulo dal 4-3-1-2 disegnato per Riquelme al 4-4-2 con Senna e Josico saldi al centro della mediana. Con un rendimento a singhiozzo, il talento cileno ha affrontato così le ultime sfide della stagione partendo dalla panchina, cosa che paradossalmente gli ha giovato, dandogli maggior respiro e maggiore capacità di incidere a partita in corso (quando gli equilibri saltano e gli spazi generalmente aumentano), come nelle trasferte di Tarragona, Pamplona e Valencia.
Finita la Liga, niente riposo, perché c’è la Copa America, grave battuta d’ arresto nella progressione del giocatore. Mati si trova a rappresentare, per colpe non solo sue, il naufragio di un Cile veramente impresentabile, mal gestito dal C.T. Acosta e incapace di trarre alcunchè di buono da un potenziale nettamente migliore di quanto non dica l’ umiliante 1-6 subito dal Brasile nei quarti. Matias Fernandez figura fra i titolari solo nella gara d’ esordio con l’ Ecuador: disputa un primo tempo imbarazzante, sul quale pesano gli effetti che la stagione lunghissima, senza riposo fra Colo Colo e Villarreal, ha avuto sul suo gioco, in quel frangente appesantito ed annacquato nello spunto. Paga per tutti, e nel prosieguo del torneo Acosta gli riserva solo spezzoni insignificanti.
In quest’ avvio di stagione al Villarreal non è partito titolare, ma è inevitabile che prima o poi Pellegrini dovrà rassegnarsi a trovargli un posto, anche perché il ragazzo ha mostrato freschezza, incisività e determinazione nei minuti avuti sinora (un rigore procurato e un assist geniale nel Sacco del Mestalla, mentre col Real Madrid poco ha potuto, si era già sullo 0-3). Il problema è soltanto dove trovargli questo posto, le alternative a disposizione di Pellegrini sono due: 4-2-3-1 o 4-4-2, trequartista dietro un’ unica punta o finto esterno su una delle due fasce.

Il mio punto fermo è questo: lui e Rossi devono assolutamente giocare insieme, talenti simili ce li hanno pochi e sprecarli sarebbe da pazzi. Tenuto conto della titolarità obbligatoria per Rossi e di quelle che sono le caratteristiche del nostro connazionale, seconda punta che viene incontro e agisce tra le linee, non è consigliabile schierare dall’ inizio Rossi unica punta con Matias alle spalle: Rossi non può reggere da solo il peso dell’ attacco e schiacciare la sua posizione sui difensori avversari, ha bisogno di una prima punta come Tomasson (unica prima punta, una pecca dell’ organico amarillo) che impegni i centrali e gli lasci spazio e libertà qualche metro dietro.
Quindi la soluzione diventa Matias Fernandez finto esterno di centrocampo, esterno a sinistra perché così il cileno avrebbe più campo per svariare, rientrare, dare l’ assist o tentare la conclusione col destro, e anche perché Cazorla a destra è l’ unico esterno della rosa che ha predisposizione e qualità per arrivare sul fondo (Pires non ha più lo spunto dei tempi migliori, ora preferisce quasi esclusivamente venire a palleggiare in zona centrale, lasciando la fascia a Capdevila: Matias potrebbe quindi sostituirlo perfettamente in questo tipo di gioco). L’ unico inconveniente sarebbe quello di dover fare a meno di Pires, elemento di grande esperienza e personalità al quale Pellegrini dà, non a torto, un certo credito.


VILLARREAL ATTUALE

--Cazorla----------------------Pires---

--------------Rossi--------------------
-----------Tomasson------------------


OPZIONI PER MATIAS

4-2-3-1

Cazorla---------Matias----------Pires

------------Rossi (Tomasson)---------


4-4-2 (opzione consigliata)

-Cazorla------------------------Matias-

-------------------Rossi-----------------
----------------Tomasson---------------

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