UNDICESIMA GIORNATA: Real Sociedad-Real Madrid 0-1
Stavolta niente alluvione di gol. Anzi, un Real Madrid che nel primo tempo con un avversario inesistente si limita al compitino, e che manifesta qualche leggera inquietudine quando nella ripresa la Real entra in partita (niente di clamoroso comunque).
Turnover di Mourinho, con Lass per Khedira, Özil per Kaká, Coentrão nel suo ruolo storico di terzino al posto di Marcelo e Higuaín nuovamente titolare. Ma la partita è segnata soprattutto dallo stravolgimento tattico della Real Sociedad. Montanier ritiene che l’avversario giustifichi lo stato di emergenza e la rinuncia al solito 4-5-1 (anche se fa più figo dire che la sua Real gioca un 4-3-3…) per aggiungere un difensore centrale in più, Mikel González in mezzo a Demidov e al talento Iñigo Martínez.
Un 5-4-1 percorso da brividi di terrore che spengono sul nascere qualsiasi intento di giocare a calcio. Non si capisce bene il ricorso ai tre difensori centrali: il Madrid gioca con un solo attaccante fisso e gli altri che inseriscono a turno, e forse più che cercare un’illusoria (e superflua) superiorità numerica in difesa sarebbe meglio cercare di intercettare le linee di passaggio del centrocampo madridista, qualche metro più avanti. Invece no: Xabi Alonso non ha bisogno di retrocedere fra i difensori centrali ad inizio azione, perché la Real gioca con una sola punta e non pressa in quella zona. Quindi, sebbene Lass (al contrario di Khedira) non sappia creare linee di passaggio davanti a chi porta palla, il Real Madrid ha una superiorità facile in mezzo al campo. Con Arbeloa e Coentrão altissimi, al centro Özil e Di María possono aggiungersi a Xabi e Lass mettendo facilmente in minoranza il doble pivote txuri-urdin (Mariga-Markel). Con un centrocampo di casa così passivo e disorientato, se il Real Madrid non trova subito il passaggio tra le linee, ha comunque l’apertura facile verso le fasce, ogniqualvolta gli esterni della Real accennano a stringere in aiuto a Mariga e Markel.
L’incapacità di intercettare queste linee di passaggio espone poi la difesa della Real (che pure prova ad accorciare verso il centrocampo e togliere gioco tra le linee al Madrid) a qualsiasi verticalizzazione avversaria. Se cerchi di salire con la difesa (e magari fare fuorigioco) “a palla scoperta”, senza cioè pressare l’avversario in procinto di passare, sei fritto.
Il gol di Higuaín arriva proprio così: Coentrão alza la testa indisturbato, e al Madrid poco importa che la Real abbia la superiorità coi difensori centrali. Se i merengues hanno il tempo per dare il passaggio allora hanno anche il tempo per inserirsi a sorpresa dalle retrovie, e a quel punto che la Real abbia 2,3 o 50 difensori centrali cambia poco, perché è sempre difficile marcare chi arriva in corsa senza avere un riferimento di partenza.
I padroni di casa non possono nemmeno portare la gara su un altro terreno, obbligando il Madrid a correre all’indietro. L’esagerato, malinteso difensivismo di Montanier prevede Estrada, un terzino, esterno alto a destra, e poi ancora una volta non viene lanciato dal primo minuto Rubén Pardo: strano per un tecnico che si sta segnalando proprio per la promozione dei canterani, ancora di più se si tratta del prodotto forse migliore della nuova leva, ideale per rimpiazzare le geometrie dell’infortunato Illarramendi.
Nessuno fra Markel e Mariga si prende la responsabilità o ha il talento per iniziare il gioco davanti alla difesa, e non aiuta nemmeno la posizione di Xabi Prieto. Quest’ultimo in generale sta diventando un caso per il suo rendimento negativo; a sinistra poi ha sempre dimostrato di trovarsi poco comodo: è un esterno di fantasia atipico, che non ama giocare partire dalla fascia inversa rispetto al piede di preferenza per poi rientrare (come Iniesta o Silva), ma che ama avere come riferimento proprio la linea del fallo laterale, per tenere palla, aspettare la sovrapposizione del terzino e giocare quei palloni lungo linea che sono il suo marchio di fabbrica. A sinistra fa invece a fatica sia a prendere la posizione per ricevere palla, sia a difenderla che a dribblare. Senza Xabi Prieto, la Real perde la sua unica via d’uscita dalla metacampo difensiva.
Nella ripresa la Real non cambia il modulo né i giocatori, ma modifica l’atteggiamento: più aggressivo il centrocampo nel pressing, dà il tempo alla difesa per salire senza rischiare di subire la verticalizzazione, e al tempo stesso costringe il Real Madrid a un gioco più orizzontale. Ospiti che con il passare dei minuti diventano più statici dalla trequarti in su, mentre l’entrata di Griezmann dà ai baschi un po’ più di vivacità: arriva un paio di mezze occasioni, ma i tre punti madridisti non sono mai seriamente in pericolo.
Real Sociedad (5-4-1): Bravo; Carlos Martínez (Agirretxe, min. 83), Demidov, Iñigo Martínez, Mikel González, Cadamuro; Estrada (Griezmann, min. 60), Markel Bergara (Pardo, min, 85), Mariga, Xabi Prieto; Vela.
Real Madrid (4-2-3-1): Casillas; Arbeloa, Pepe, Sergio Ramos, Coentrao; Lass (Khedira, min. 68), Xabi Alonso; Di María, Özil (Kaka, min. 63); Cristiano Ronaldo; Higuain (Benzema, min. 81).
Gol: 0-1, min. 9: Higuaín.
Árbitro: Undiano Mallenco (Navarra). Amonestaciones a Cadamuro, Carlos Martínez, Markel Bergara, Iñigo Martínez, Arbeloa, Sergio Ramos.
27.000 espectadores en el estadio de Anoeta.
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