mercoledì, maggio 16, 2012

Simeone e il manuale del buon allenatore.



I luoghi comuni sugli allenatori si dividono fondamentalmente in due categorie: la prima vuole che il ruolo di un tecnico si riduca sostanzialmente ad assegnare le magliette prima dell’inizio della partita (e uno dei cavalli di battaglia è che gli schemi servono solo ad ingabbiare la fantasia dei giocatori); l’altra, esattamente agli antipodi, raffigura i giocatori come dei semplici automi e l’allenatore come una specie di figura mitica che “dà il gioco” alla squadra, un po’ come un Dio che elargisce il fuoco e l’acqua agli esseri umani.
L’una e l’altra visione ignorano il fatto che giocatori e allenatore si influenzano reciprocamente nella costruzione dell’identità di una squadra. L’allenatore parte sempre (SEMPRE) dalle qualità dei giocatori per fare emergere le migliori combinazioni possibili fra le stesse e far sì che il tutto sia sempre qualcosa di più della somma delle parti. I giocatori insegnano all’allenatore e l’allenatore insegna ai giocatori.

Questa la premessa teorica per spiegare i cinque splendidi mesi di Simeone sulla panchina dell’Atlético. Splendidi e personalmente inattesi: ammetto di aver militato nelle fila degli scettici al momento della nomina. Dopo il disastro di Manzano, il Cholo sembrava una scelta facile per occultare la mancanza di idee e di alternative con una vecchia gloria gradita ai tifosi e che oltretutto potesse calcare la mano sulla retorica della tradizione storica del club, dell’intensità, della grinta, degli huevos.
Invece dietro la retorica tantissima sostanza. Più ancora che i risultati (in campionato qualche punto di troppo, evitabilissimo, ha negato la qualificazione ai preliminari di Champions) ha convinto l’impressione di solidità di questa squadra, che se non fosse stato per errori puntuali difensivi come blocco ha trasmesso la sensazione di poter giocare per ore senza subire gol.
Solidità e una ricchezza tattica che parte da una lettura magistrale di Simeone del materiale a propria disposizione. L’intervista a El País (“non me ne frega niente del possesso-palla”)dice solo una parte della verità. L’Atlético ha saputo adottare vari registri (attesa dura e pura o un po’ più di iniziativa, blocco difensivo più o meno alto pressing più o meno aggressivo a seconda dei casi), senza mai tradire le caratteristiche dei propri giocatori.

Un po’di buonsenso dopo Manzano, intestarditosi nel cercare di impiantare una sorta di tiqui-taca non del tutto adeguato alla rosa a disposizione. Quando vedi una volta sì e l’altra pure Mario Suárez retrocedere fra i due difensori centrali per iniziare l’azione ti chiedi quale legge umana o divina obblighi una squadra a cominciare per forza tutte le sue azioni con la palla a terra sin dalla rimessa del portiere, cercando di superare la prima linea avversaria. Conseguenze indesiderate del “totalitarismo” della filosofia di gioco del Barça e della nazionale spagnola, che ti portano quasi a salutare con giubilo un rinvio sparacchiato da Courtois per la testa di Falcao.

La bravura di un allenatore si vede più che nella capacità di far giocare bene quelli bravi nell’abilità nel semplificare il contesto ai giocatori meno dotati occultandone i difetti. Mario e Gabi, due giocatori pressochè inutili con Manzano perché incapaci di dare i tempi alla squadra e innescare i reparti più avanzati, son diventati due pedine efficaci perché chiamati a un ruolo più di copertura o semplicemente di accompagnamento del gioco a partire da “seconde palle”, palloni riconquistati, ripartenze che non obbligavano l’Atlético a far passare per forza la manovra dai loro piedi. E questo senza che l’Atlético rinunciasse a fare la partita, perché esistono tantissimi modi di fare la partita.

Altro punto debole della gestione Manzano era la copertura delle fasce in transizione difensiva e a difesa schierata. Manzano provava un centrocampo a rombo, che faticando a imporre il gioco, quando perdeva palla spesso si trovava scoperto di fronte ai cambi di gioco avversari verso le fasce, presidiate dai soli terzini colchoneros.
La primissima preoccupazione di Simeone è stata proprio di tappare queste falle ripartendo da una base difensiva più semplice da assimilare per i giocatori: 4-4-2 classico, due giocatori per fascia, due fra Arda Turan, Diego, Salvio e Koke ad aiutare i terzini. Assimilato fino a rendere l’Atlético una delle squadre più efficaci nel coprire il campo scivolando da una fascia all’altra, secondo un’interpretazione della zona non tanto attendista come quella del Levante ma portata comunque a privilegiare lo spazio rispetto al pallone come riferimento principale (aggredendo il portatore di palla avversario solo in determinante situazioni, ad esempio spalle alla porta e senza il tempo sufficiente per girarsi). Alternativa al 4-4-2, il 4-2-3-1 visto nella finale di Uefa con Diego trequartista centrale e Adrián più bloccato sulla fascia.
Ma la cosa più interessante dell’Atlético di Simeone è stata la coesistenza fra tanto rigore difensivo e una certa scioltezza nei movimenti offensivi. L’obbligo di aiutare i terzini in ripiegamento non ha impedito a Diego e agli altri (più lineare Salvio invece) di proporre incroci e scambi di posizione interessantissimi dalla trequarti in su.
Più che Diego e Arda Turan, estrosi e tecnicamente superbi ma non particolarmente abili nello smarcarsi fra le linee per ricevere nelle migliori condizioni (in questo senso meglio il primo ricambio Koke: meno fantasioso ma dall’intelligenza tattica notevole anche muovendosi oltre la linea della palla, lui che in teoria sarebbe un regista davanti alla difesa), la chiave di questa girandola sono i due attaccanti Falcao e Adrián López.
Falcao giustamente elogiato per le sue qualità di finalizzatore (probabilmente il migliore di tutta la Liga), ma non meno importante nel suo lavoro di appoggio spalle alla porta. Lavoro che, assieme ai tagli di Adrián su tutto il fronte offensivo, è stato determinante nello strutturare la manovra dell’Atlético, regalando in seconda battuta anche a Diego e Arda più spazi e possibilità di ricevere fronte alla porta.

Manovra sicuramente più fluida quando l’Atlético recupera palla già a metacampo (non necessariamente con l’avversario scoperto e il contropiede pronto) saltando il problema dell’impostazione sin dalla difesa, che per quanto Simeone abbia cercato di risolvere aumentando le opzioni di passaggio (terzini alti ad inizio azione, per lasciare più spazio al centro ai 2 difensori centrali+2 mediani contro le punte avversarie, e la possibilità di tagliare fra le linee agli esterni di centrocampo) si scontra con le carenze oggettive dei citati Gabi e Mario e dei difensori.

Ora, rimane l’incognita di sempre quando si parla di Atlético Madrid: la continuità. Il lavoro di Simeone prendendo in corsa la squadra non avrebbe potuto essere migliore, ma iniziando una nuova stagione, in un contesto diverso, saprà mantenere questa solidità? Non potrebbe avere espresso già il massimo con questa squadra nel caso in cui dal mercato non arrivassero i rinforzi necessari (a centrocampo soprattutto) per un ulteriore salto di qualità? Davvero l’Atlético, secondo le dichiarazioni del suo presidente dopo la vittoria di Bucarest, non potrà mantenere Falcao e Diego una volta mancata la qualificazione alla Champions?

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11 Comments:

Blogger Flavio said...

Giusto esaltare il ruolo di un allenatore che cerca di tirare fuori il meglio dal materiale che ha a disposizione, senza inutili forzature, però il discorso è sempre lo stesso: quando hai in campo uno come Falcao che inventa un gol come quello dell'1-0 contro il Bilbao, tutti i discorsi tattici e di impostazione di gioco diventano relativi. Comunque è innegabile che Simeone ha svolto un buonissimo lavoro anche se la mancata qualificazione in CL potrebbe pesare come un macigno.

Il Bilbao invece è stato troppo timoroso all'inizio, però a lungo andare, la differenza è stata tutta nelle prestazioni di Falcao e Llorente. Il primo l'ha messa dentro alla prima occasione, il secondo poteva farlo ma così non è stato. Pessima poi la prestazione difensiva dei baschi che hanno pagato anche l'età media troppo bassa che vuol dire troppa inesperienza, quando si arriva a giocare partite di questa importanza.

Avrei una domanda da farti sulla nomina di Tito Vilanova come nuovo allenatore del Barça, opzione dettata a mio avviso da una scelta nel segno della continuità con la gestione Guardiola: 1) secondo te Vilanova è la scelta giusta? 2) Secondo te porterà qualche modifica al sistema di gioco o no? 3) Il Barcellona prenderà finalmente un 9 puro, anche solo in panchina, e reputi necessario l'acquisto di un giocatore di questo tipo?

10:49 AM  
Anonymous Iriney1986 said...

Ciao Valentino... stai seguendo l'arrivo in volata della Segunda? Forse è finalmente l'anno buono... ;-) ho visto che hai dedicato un articolo al buon Michu sul Guerin Sportivo... che peccato vedendo i 13 gol in Primera quest'anno non essere riusciti a monetizzare una sua cessione...

12:39 AM  
Blogger valentino tola said...

@ Flavio

Non sono discorsi relativi, perchè se l'Athletic a inizio partita non riusciva a far uscire il pallone dalla propria difesa senza subire un contropiede era proprio in virtù di una impostazione tattica più efficace. Falcao non solo era più ispirato ma è stato anche messo nelle migliori condizioni. La partita è stata una lezione di calcio dell'Atlético per me, è la differenza di prestazioni fra Llorente e Falcao è stata più conseguenza che causa di questo. Poi il gol è tutta una prodezza di Falcao, ma la sensazione era che se non fosse arrivato così magari sarebbe arrivato in un altro modo. Lì si fermano i meriti di Simeone e iniziano quelli dei singoli. Poi certo, è sempre dai giocatori che si deve partire.

Su Tito è ovviamente impossibile sbilanciarsi con un giudizio. Io nutro solo un dubbio, che non posso nemmeno definire critica perchè mi mancano troppi elementi.
Dunque...Guardiola se ne va perchè stanco e perchè dice che anche i giocatori hanno bisogno di nuovi stimoli...ma saprà uno del vecchio staff di Guardiola fornire questi nuovi stimoli? E' coerente la scelta con questo discorso? L'unica risposta che posso dare è "vediamo".

Prima bisognerebbe vedere gli eventuali nuovi acquisti, comunque penso che il 3-3-4/3-4-3 lo rivedremo, e per me questa sarebbe una cosa buona perchè il perfezionamento di quest'alternativa (la base credo continuerà a essere il 4-3-3) è la "sfida" tattica più stimolante per questa squadra.

Sì, prenderà un altro attaccante sicuramente...per me serve, ma più che un 9 puro basterebbe soltanto uno che attacchi di più l'area piccola, poi può partire centrale, esterno...anzi meglio se può partire in tutte e tre le posizioni dell'attacco, così il turnover è molto più facile.
E' un'alternativa che può fare comodo perchè il Barça ha dimostrato di soffrire contro squadre che aspettano al limite dell'area e lasciano sguarnite le fasce, concentrandosi solo sulle linee di passaggio verso la trequarti del Barça, consapevoli che il Barça (ancora di più senza Villa) aveva pochi elementi in grado di conquistare il fondo e pochi ad attaccare l'area piccola (quindi on verrebbe male nanche un'ala capace di saltare secco l'uomo a difesa schierata, caratteristica che non hanno nè Pedro nè Alves nè in parte Cuenca, mentre Tello ce l'ha ma gli mancano altre cose).

8:08 PM  
Blogger valentino tola said...

Hola Iriney!
Quando ce la faccio, qualche partita di Segunda la guardo. La scorsa settimana per esempio ho visto Celta-Alcorcon: detto che m'impressiona l'organizzazione e la competitività dell'Alcorcon in rapporto ai mezzi scarsissimi, il Celta alla lunga è venuto fuori con la sua superiore qualità. Sopattutto un giocatore come Orellana che non ho ancora capito che ci stia a fare in Segunda.
Ho una voglia matta di derby gallego in Primera ;-)

Michu per me era più difficile da monetizzare nel contesto del gioco del Celta rispetto a quello del Rayo, anche se capisco i tuoi rimpianti. Lo trovo comunque un giocatore un po' sopravvalutato.

8:14 PM  
Blogger valentino tola said...

Hola Iriney!
Quando ce la faccio, qualche partita di Segunda la guardo. La scorsa settimana per esempio ho visto Celta-Alcorcon: detto che m'impressiona l'organizzazione e la competitività dell'Alcorcon in rapporto ai mezzi scarsissimi, il Celta alla lunga è venuto fuori con la sua superiore qualità. Sopattutto un giocatore come Orellana che non ho ancora capito che ci stia a fare in Segunda.
Ho una voglia matta di derby gallego in Primera ;-)

Michu per me era più difficile da monetizzare nel contesto del gioco del Celta rispetto a quello del Rayo, anche se capisco i tuoi rimpianti. Lo trovo comunque un giocatore un po' sopravvalutato.

8:14 PM  
Anonymous Iriney1986 said...

Orellana ma quest'anno soprattutto fondamentale l'esplosione di Iago Aspas, bomber a sorpresa... è sempre stato più mezzapunta che prima punta... l'Alcorcon è la dimostrazione che lavorare bene con un progetto alla lunga paga sempre... ora sarà da vedere più in là dei playoff (anche se credo saliranno ugulmente le prime tre) se il richiamo di ingaggi più importanti per allenatore e giocatori finiranno per rompere il giocattolo... basti pensare al Lorca di un pò di anni fa o al Cartagena più recente...

12:05 PM  
Blogger Flavio said...

Certo Valentino, è chiaro che la conduzione della gara soprattutto nell'atteggiamento iniziale, nella pressione esercitata ha favorito la vittoria dell'Atletico quindi tanti i meriti di Simeone, però se Llorente pareggia poi si vede un'altra partita; del resto il calcio è strano (e per questo bellissimo), nessuna delle tre favorite per la vittoria in CL ha alzato la coppa...lo ha fatto invece una squadra che stava per uscire agli ottavi contro il Napoli e da tutti, anche dal sottoscritto, data per finita: è bastato un nuovo mister, un pò di fortuna, tanto, tantissimo catenaccio e un campionissimo come Drogba (mai esaltato a sufficienza per quanto fatto nella sua carriera a differenza di tanti altri pompati a dismisura dai giornalai...pallone d'oro subito!!!) per vincere la massima competizione. Non ci era riuscito neanche lo Special One con una squadra ben più quotata...

Sul Barça sono pienamente d'accordo con te, questa scelta di Vilanova mi lascia molto perplesso...non vorrei che la ratio fosse la seguente: Pep si prende un anno di ferie per poi tornare nella stagione 2013-14 con Tito che, dopo un anno di esperienza, va a fare l'allenatore da qualche altra parte...

P.s. che occasione Drogba a parametro zero!!!

7:09 PM  
Anonymous Anonimo said...

che occasione mica lo so..
vorrà 10 milioni all'anno!

markovic

11:59 AM  
Blogger Flavio said...

Ho capito Markovic, però questo è un grandissimo campione che altri 2-3 anni a questi livelli li può fare ancora...considerando la somma tra cartellino e ingaggio oggi come oggi con 10 milioni chi compri come top-player?

12:36 PM  
Blogger Wilo said...

Ciao sono Wilo, complimenti per il sito e per la grafica,
anch io ho un blog che parla di calcio.
ti invito a vederlo, questa è la pagina: http://www.1x2calcio.blogspot.it

se ti va contattami per uno scambio link.
Grazie e a presto
Wilo

8:34 PM  
Anonymous Anonimo said...

Secondo me in Italia giusto Silvio se vende Ibra si può togliere lo sfizio.. Altrimenti (ahinoi) lo vedo sulla Air China...

markovic

9:59 PM  

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